20 dicembre 2006

A proposito di questione morale

Dal sito del Corriere:

Si dimette il commissario anticorruzione

Gianfranco Tatozzi ha scritto una lettera a Prodi: «Decisione irrevocabile». Domani in conferenza stampa spiegherà i motivi

Con una lettera inviata al presidente del Consiglio, l'Alto Commissario per la lotta alla corruzione, Gianfranco Tatozzi, si è dimesso. Una decisione che lo stesso Tatozzi definisce «irrevocabile» e che avrà corso a partire da domani (mercoledì, ndr), quando spiegherà i motivi del suo atto di protesta con una conferenza stampa che ha indetto alle 12 nella sede di piazza San Lorenzo in Lucina, a Roma.

«SPIEGAZIONi» - Tatozzi, che guida dal 2004 l'ente nato per prevenire e contrastare la corruzione nella pubblica amministrazione, ha inviato una lettera di dimissioni a Prodi di poche righe, senza spiegare i motivi del suo gesto: «Le spiegazioni - si limita a dire all' Ansa - le darò all'opinione pubblica», nel corso della conferenza stampa durante la quale farà anche un bilancio della sua attività.

RISCHIO CHIUSURA - Ma i motivi dello scontento dell'alto commissario Anticorruzione si comprendono da quanto sostenuto appena due giorni fa, quando - in coincidenza con le polemiche suscitate dalla norma contenuta nel maxi-emendamento alla finanziaria che avrebbe comportato una sorta di 'colpo di spugna' per i reati contabili - Tatozzi lamentava una «insensibilità alla lotta alla corruzione» e metteva in guardia dal rischio di chiusura dell'organismo da lui guidato. Tatozzi ha più volte puntato l'indice contro «i reiterati e ostinati tentativi» di arrivare alla soppressione dell'alto commissario Anticorruzione. Un primo tentativo, poi fallito, era riconducibile al ddl Nicolais sulla semplificazione che prevedeva la cancellazione della struttura guidata da Tatozzi. Ma il rischio imminente di chiusura è ora rappresentato - ha più volte lamentato Tatozzi - dall'art.29 del decreto Bersani, che prevede la chiusura degli enti che entro il prossimo 4 gennaio non provvedano a un riordino con Dpr. «Non c'è sicuramente tempo per noi - aveva detto all'Ansa Tatozzi - questo è un tentativo silente e surrettizio per cancellare l'alto commissario Anticorruzione».

Qualche giorno fa Tatozzi aveva rilasciato un'intervista, che trovate qui, sui tentativi da parte dell'attuale governo di smantellare l'Alto Commissariato per la lotta alla corruzione.

15 dicembre 2006

Abandonware

Sono in molti ad aver avuto a che fare, fin dalla fine degli anni '80, con i primi personal computer e console come il Commodore64, l'Amiga ecc., e ad aver conosciuto i primi giochi, magari dalla grafica che ora giudicheremmo terribile, ma comunque molto creativi e divertenti.
Ebbene, dopo una fase di transizione in cui si sono visti giochi sempre migliori da far girare su computer sempre più potenti, in molti di questi giocatori di lungo corso ha iniziato a farsi strada una vocina, un ricordo delle ore passate tanti anni prima davanti ai vari Lemmings, Prince of Persia, o al primo Monkey Island.
Di conseguenza, qualcuno un po' più pratico si è messo di impegno per far girare quei vecchi giochi anche sui moderni pc, e sono nati i primi siti dedicati all'abandonware, neologismo che sta a indicare l'abandoned software, ovvero programmi ormai praticamente fuori circolazione.
Alcuni di questi siti sono: lostgames, abandonia, cdosabandonware, noodan e tanti altri facilmente trovabili con una ricerca in rete, da cui è possibile scaricare tantissimi archivi contenenti degli autentici pezzi da museo informatico.
La cosa in sè non è legale, dato che i diritti di copyright appartengono alle case di produzione per 75 anni, e infatti per mantenersi entro un confine accettabile i siti di abandonware tolgono dalla rete i giochi su richiesta. Tuttavia, ci si appella al fatto che si tratti di software (appunto) abbandonato dalle stesse case, ovvero per il quale non viene più fornito supporto, per cui questa opera di raccolta ha anche il fine di non vedere scomparire giochi e in genere programmi che hanno in un serto senso fatto la storia e, diciamocelo, sono un pezzo del nostro passato.

11 dicembre 2006

Cibo organico, equo e solidale: servono davvero?

Ho trovato un post molto interessante, che riassume questo articolo sul sito dell'Economist.

Capita sempre più raramente, ma quando capita è molto bello. The Economist, settimanale che qualche anno fa si poteva definire più o meno "conservative", e che ora non saprei proprio come chiamare, per una volta prova a ricordarci il grande magazine che era e dedica una copertina (nell'edizione europea), un editoriale e una signora inchiesta a una delle più grandi illusioni del marketing contemporaneo: quella del cibo socialmente, ecologicamente ed eticamente responsabile.

Non servono presentazioni, lo abbiamo presente tutti. Lo troviamo negli scaffali della Coop, in quelli di molti altri supermercati e - ormai - anche nella bottega sotto casa. Promette meraviglie: paghi un po' di più, ma in cambio dei tuoi soldi ti viene promesso: a) un cibo di qualità migliore, più saporito e più sano; b) un pianeta più bello, più pulito e più giusto; c) un contadino, da qualche parte del mondo, in un casolare accanto al raccordo anulare o in una fazenda del Mato Grosso, che la sera, invece di andare a svaligiare negozi per far quadrare i conti, ricorda proprio te, consumatore occidentale responsabile, nelle sue preghiere. Difficile dire no a un'offerta simile. Se poi sei di sinistra, ecologista e terzomondista e gli unici libri che hai letto sono quelli di Naomi Klein e Jeremy Rifkin, rifiutare è impossibile.

Solo che è un'illusione. O, se si preferisce, è marketing. Per i consumatori, per l'ambiente e per i contadini il commercio degli alimenti organici e dei prodotti equi e solidali (che sono due cose distinte, ma non di rado gli stessi prodotti sono l'una e l'altra cosa) è un enorme gioco la cui somma è assai più spesso negativa che positiva. I motivi, alcuni dei quali già noti, li mette in fila l'Economist, uno dopo l'altro.

Primo. Il cibo organico, cresciuto senza pesticidi e fertilizzanti chimici, che ogni anno movimenta un giro d'affari da 30 miliardi di dollari, è ritenuto più "environmentally friendly" del cibo coltivato con metodi tradizionali. Ma non è vero. In seguito alla "rivoluzione verde", ovvero all'introduzione nelle coltivazioni di prodotti sintetizzati dall'uomo (qui raccontata dallo scienziato che l'ha resa possibile, Norman E. Borlaug), si è triplicata, dal 1950 al 2000, la produzione mondiale di cereali, a fronte di un aumento delle aree coltivate pari appena al 10%. Se per ottenere la stessa quantità di cibo si fossero usati i metodi precedenti alla "rivoluzione verde", ovvero, in sostanza, i metodi dell'agricoltura organica, come la rotazione delle colture, l'area coltivata avrebbe dovuto essere triplicata rispetto ad allora. E siccome le aree ad uso agricolo sono sottratte agli alberi, delle foreste pluviali tanto care al Wwf e a Greenpeace oggi sarebbe rimasto ben poco. Inoltre questa minore resa delle coltivazioni organiche fa sì che, anche se l'energia necessaria a una piantagione convenzionale è superiore, in termini di quantità di energia usata per cibo prodotto il metodo "organico" di coltivazione si rivela più dispendioso, e quindi meno ecologico. L'inchiesta dell'Economist non ne parla, ma nel conto presto bisognerà mettere pure gli effetti della nuova rivoluzione verde che bussa alle porte, quella del cibo geneticamente modificato. E che promette di consentire rese produttive ben più alte di quelle attuali, valori nutrizionali più elevati e di garantire alle piante una forte resistenza ai virus e ai parassiti senza l'uso di prodotti chimici.

Secondo. Non vi è alcuna prova scientifica che il cibo coltivato con i metodi convenzionali sia in qualsivoglia modo dannoso per la salute, o che il cibo prodotto con metodi organici abbia proprietà nutrizionali più elevate. E' cosa nota, ma repetita juvant.

Terzo. Il commercio equo e solidale, in sostanza, prevede per i produttori un premio per il loro prodotto, sotto forma di un prezzo più elevato rispetto a quello di mercato, ritenuto troppo basso. Il problema è che se il prezzo di un bene (ad esempio del caffè) è basso, è perché vi è una sovrapproduzione di quel prodotto, o quantomeno di una data qualità di esso. Efficienza vorrebbe che il coltivatore cambiasse coltivazione e si dedicasse a qualcosa di più remunerativo, o che si dedicasse a un miglioramento della qualità e delle varietà delle sue coltivazioni. Ma l'extra-prezzo pagato da chi acquista i prodotti equi e solidali rappresenta un incentivo ad andare avanti nell'errore. I prezzi così restano bassi, e chi ci rimette sono soprattutto i coltivatori estranei al giro del commercio equo e solidale, che vedono i prezzi dei loro prodotti schiacciati ulteriormente dalla sovrapproduzione finanziata con i soldi del consumatore occidentale convinto di migliorare le sorti del sud del mondo.

Quarto. Argomento che anche uno di sinistra dovrebbe essere in grado di apprezzare al volo: solo il 10% dell'extra-prezzo pagato dal consumatore per il cibo equo e solidale arriva al coltivatore. Il resto finisce quasi tutto nelle tasche del venditore al dettaglio, convinto - a buona ragione - che di solito il consumatore interessato ad acquistare questi prodotti abbia una elasticità rispetto al prezzo piuttosto bassa. Cioè che sia disposto comunque a pagare un bel sovrapprezzo per mettere in dispensa un prodotto il cui appeal principale è ideologico, non alimentare o economico.

Quinto. L'ultima smania del cibo "ecologicamente sostenibile" è il cibo locale, cioè prodotto, commercializzato e acquistato a due passi dalla casa del consumatore. Ovviamente è l'ennesima riproposizione, in salsa ecologista, delle vecchie tesi protezioniste. Le motivazioni ecologiche risiedono nel tentativo di minimizzare l'energia usata per portare il cibo sulla tavola del consumatore finale. Ma se l'obiettivo è usare meno energia possibile, il modo più efficiente consiste nel commercializzarlo nei grandi supermercati e ipermercati, assai più vicini alla case dei consumatori di quanto non lo siano le aziende agricole che producono gli stessi prodotti. E sono proprio le automobili dei consumatori finali quelle che rendono elevato il consumo di energia. Il ragionamento è intuitivo: è più efficiente far trasportare una tonnellata di cibo da un solo grande veicolo che far trasportare mille chili di esso in altrettante automobili. Domanda: c'è qualcuno a sinistra disposto ad ammettere che la grande distribuzione è il metodo di vendita più ecologico, e quindi migliore per il pianeta? Non solo. Se si mette nel conto anche l'energia usata nel processo produttivo in sé, cioè prima del trasporto del cibo, saltano fuori sorprese interessanti. Ad esempio che sarebbe più ecologico che la Gran Bretagna acquistasse ovini e latticini in Nuova Zelanda piuttosto che produrli sul proprio territorio: l'energia usata per l'allevamento degli animali in Inghilterra, infatti, è talmente tanta che - da un punto di vista di consumo di energia e di emissione di gas serra, per chi crede che esista davvero una cosa chiamata "effetto serra" - il trasporto da posti in cui tale consumo è minimo, anche se lontanissimi, è una soluzione più conveniente.

Così, appena si abbandona l'ebbrezza dei facili luoghi comuni ecologisti e terzomondisti, e si vanno a fare due conti in modo intelligente, si scopre che la divisione del lavoro magnificata da Adam Smith e la globalizzazione garantiscono efficienza non solo da un punto di vista economico, ma anche da quello ambientale. Niente di cui essere stupiti. Almeno da queste parti.

Ora, nutro solo una lieve perplessità riguardo al punto terzo, almeno per l'esempio fatto. Per quanto ne so infatti il commercio del caffè è gestito da poche multinazionali, che tengono apposta il prezzo basso, per aumentare i guadagni. Magari non è vero ed è solo propaganda, non lo so. In ogni caso, per il resto mi sembra un ragionamento abbastanza sensato.

09 dicembre 2006

IB4D a "Più libri più liberi"

L'iniziativa di Italian Blogs For Darfur è stata presentata il 7 dicembre a Roma nell'ambito della manifestazione "Più libri più liberi". Ecco il video con l'intervento di Serena S.

05 dicembre 2006

Passata la partita, finita la pace

E' di oggi la notizia del colpo di stato alle isole Figi. E fin qui, potrebbe non esserci niente di strano.

Più notevole è invece il fatto che l'avvenimento non fosse affatto inaspettato, dato che era stato recentemente rimandato a causa di una partita di Rugby tra la squadra dell'esercito e quella della polizia!

04 dicembre 2006

Manageriale online

Alcuni mesi fa, grazie a un amico, ho scoperto Hattrick.
Si tratta di un gioco online a cui sono iscritti quasi un milione di utenti in tutto il mondo (la maggior parte in Europa).
Ogni nazione ha un certo numero di serie (l'Italia ne ha dieci) organizzate in gironi da otto squadre. Per poter partecipare si fa richiesta dal sito, e dopo un po' di tempo vi viene assegnata una squadra, generalmente appartenente alla serie X, che dovete gestire e migliorare per conquistare la promozione a gironi di serie successive.
Per apprendere le varie funzionalità del gioco esiste un tutorial, ovvero c'è una serie di prove il cui superamento dà dei premi in denaro che si possono utilizzare per iniziare a potenziare la squadra. Volta per volta è così possibile accedere a nuove caratteristiche del gioco, fino a ottenere la licenza. A questo punto, si dispone del gioco completo.
Esiste un forum, nel quale è possibile chiedere a giocatori più esperti consigli per andare avanti, e c'è la possibilità di vendere o comprare giocatori all'asta, una delle cose più divertenti; si amministra l'economia del club, e gestisce l'allenamento dei giocatori per farne migliorare le abilità.
Esistono anche regole abbastanza rigide su alcuni aspetti del gioco, che fanno sì che non ci siano perditempo o "cazzeggiatori", elemento che va a tutto vantaggio dello spirito di collaborazione e dell'onestà tra gli utenti.
In generale, per chi è appassionato di giochi come i vari Football Manager o Scudetto può essere senz'altro interessante, lo consiglio vivamente.

29 novembre 2006

Segreteria telefonica

Risposta automatica telefonica di un famoso Istituto Psichiatrico.
"Grazie per aver chiamato l'Istituto Psichiatrico di Salute Mentale:


... Se lei è ossesso-convulsivo, prema ripetutamente fino allo spasmo il tasto 1.

... Se lei è affetto di personalità multipla, prema i tasti 2, 3, 4, 5 e 6.

... Se lei è paranoico, sappiamo già chi è lei, cosa fa nella vita e sappiamo cosa vuole, quindi rimanga in linea, finchè non rintracciamo la sua chiamata.

... Se lei soffre di allucinazioni, prema il tasto 7 nel telefono rosa gigante che lei (e solo lei) vede alla sua destra.

... Se lei è schizofrenico, chieda al suo amico immaginario di premere il tasto 8 per lei.

... Se lei soffre di depressione, non importa quale numero prema, tanto non c'è niente da fare, il suo caso è disperato e non ha cura.

... Se lei soffre di amnesia, prema 9 e ripeta a voce alta il suo nome, cognome, numero di telefono di casa e del cellulare, indirizzo e-mail, numero di conto corrente, codice bancomat,data di nascita, luogo di nascita, stato civile e cognome da nubile di sua madre.

... Se lei soffre di indecisione, lasci il messaggio dopo il bip ... oppure prima del bip ... o durante il bip, insomma scelga lei

... Se lei soffre di amnesie temporanee di breve durata, prema 0.
... Se lei soffre di amnesie temporanee di breve durata, prema 0.
... Se lei soffre di amnesie temporanee di breve durata, prema 0.

... Se lei soffre di avarizia ossessiva, attenzione, riattacchi subito, questa telefonata è a pagamento a 500 euro al secondo.

... Se lei soffre di autostima bassa, per favore riagganci, poichè tutti i nostri operatori sono impegnati a parlare con persone molto più importanti di lei.

28 novembre 2006

Intervista a Esam Elagh, portavoce del Sudan Liberation Army

Il Sign. Esameldin Elagh, portavoce del SLA/M, Movimento armato di liberazione del Sudan, gruppo che ha rifiutato l'accordo di pace del 5 maggio scorso tra il Governo e i ribelli, ci ha concesso un'intervista via e-mail, che pubblichiamo qui nella sua versione originale in inglese. La versione tradotta in italiano verrà pubblicata a breve su questo blog e nella newsletter. (da ItalianBlogs4Darfur)

"What about you and SLM/A?

I am about forty years old , father of three children, all are males , I was working in business mediation and tourism field , I dreamt with the revolution in Darfur since my early years in life , but it delayed until 2003 , what is important now , it`s there.

I joined SLM/A since it`s first days , and I was in Sudan when it blown , and still and will continue supporting its struggle against the regime in Khartoum to restore the rights of the people of Darfur who suffered a lot from the central mentality which governing the country since the independence of Sudan in 1956 , 1st Jan .

Why Sudan government is fighting the Darfur people, supporting janjaweed militias?

The government of Sudan is not only against the Darfur people , it`s against the whole people of Sudan descending from African ethnicity , the central government throughout the history of Sudan since independence fought the south of Sudan because they are different , African ethnics and they are Christians , then Nuba mountains , then blue nile , all because they are Africans , and now darfur , and what is happening now in darfur is not more than a reproduction operation of the crisis of the south , nuba mountains and blue nile , they fought darfur because we have asked to be treated equally with the people of the north Sudan and we have asked for our rights as human beings , because we asked for hospitals and schools for our kids , because we asked for development for our historically marginalized region, the central governments governed and governing Sudan don`t accept and respect the different in Sudan , they believe in the Arabism of the Sudan while the 80% are not arabs or arab descending , they don`t respect or confess with the diversity of the country , all should be arabs and muslims according to their views .

The janjaweed formed mainly from arab tribes , it is true not all arab tribes in darfur taking part in this militia , the government supporting them for many reasons :
- because the government couldn`t achieve any victory against our troops
- the government plant in these tribes that Africans would like to dismiss you from darfur , so the janjaweed sward not to leave any black in darfur.
- the janjaweed don`t have land in darfur , so the government promised them the land if they succeeded in evacuating darfur from blacks.


Why SLA didn't accept peace accord in May?

The accord of May can`t be named as peace accord , no one of us want the war , the losers are our people , we want peace , but the just and durable peace , we are not looking for jobs in the government ,in brief the May accord created some positions for the movements but brought nothing for the darfurians , even the positions created by the accord are without legislative and executive authorities , no guarantees for the disarmament of the janjaweed , no compensations for the victims of the humanitarian crisis created by the government and the janjaweed militias , the government according to the accord will pay 30 million USD in compensations , the IDPs and the refugees are over 3.5 million , which means 8.5 USD per person , it is a joke , 400000 persons killed by the government and the militias , scorched policy being applied , horrible atrocities being committed , and after all 8.5 USD/ person ! , also there is no any kind of oblige to the government in the accord .


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25 novembre 2006

Premio Nobel 2006 per la Fisica: le motivazioni

Bene, come promesso un po' di tempo fa cercherò di spiegare perché è stato assegnato il Nobel per la Fisica a John Mather e George Smoot.
Le motivazioni ufficiali dicono: For their discovery of the blackbody form and anisotropy of the cosmic microwave background radiation.

Detto in parole povere significa che hanno scoperto (o meglio, verificato) che la radiazione di fondo, detta anche radiazione fossile, residuo del Big Bang, possiede una distribuzione di densità di energia simile a quella di un corpo nero, e hanno inoltre verificato che la sua intensità presenta delle piccolissime variazioni a seconda della direzione in cui la si misura (anisotropia).

Ma che significa? perché è importante?
Procedo con ordine.

Il corpo nero (non inganni il nome, non è necessariamente nero!) è un oggetto ideale, come se ne usano tanti in fisica, che ha la proprietà di assorbire totalmente la radiazione elettromagnetica che lo colpisce, riemettendola secondo una distribuzione che dipende esclusivamente dalla temperatura del corpo stesso. Per fare un esempio, le stelle costituiscono con buona approssimazione un corpo nero.

Per radiazione di fondo si intende invece quell'insieme di onde elettromagnetiche provenienti dal cosmo la cui sorgente non è identificabile con nessun particolare oggetto celeste. Esistono infatti numerose sorgenti di raggi X, gamma (che sono onde e.m. di diversa frequenza), di neutrini ecc., ma tutte sono riconducibili a particolari sistemi, come stelle di neutroni, galassie, quasar, buchi neri e così via. La radiazione di fondo, invece, permea tutto lo spazio, e la si interpreta come il residuo del Big Bang, l'evento che avrebbe dato vita all'Universo miliardi di anni fa.
Le misurazioni hanno rivelato che lo spettro della densità di energia (ovvero l'insieme dei valori assunti da essa per ogni intervallo di lunghezza d'onda esaminato) di questa radiazione si accorda in maniera ottima allo spettro di un corpo nero. La misura che ha fruttato il premio Nobel a Mather e Smoot ha infatti rivelato che c'è uno straordinario accordo tra i dati sperimentali e la curva teorica, per cui la radiazione di fondo è probabilmente la "migliore" realizzazione reale di un corpo nero, e rappresenta perciò una conferma del modello del Big Bang. In più, questo ha dato la possibilità di calcolare il valore della temperatura che permetteva il migliore accordo, per cui si è ottenuta una misura estremamente precisa della T della radiazione cosmica, che risulta essere di (2.725 +- 0.002) K. Si tratta di uno dei parametri cosmologici meglio determinati, allo stato attuale.

Per quanto riguarda l'anisotropia della radiazione di fondo, nell'ambito della teoria del Big Bang, considerando solo la forza gravitazionale, l'Universo si sarebbe dovuto espandere in maniera omogenea in tutte le direzioni (ovvero isotropa), e non si spiegherebbe quindi la formazione di macrostrutture come le stelle, le galassie ecc. Per spiegarle si deve tener conto delle fluttuazioni quantistiche che, nei primissimi istanti dopo l'esplosione, avrebbero provocato differenze nella densità di materia ed energia. La radiazione di fondo ha "memoria" di quelle differenze, e la misura dell'anisotropia fornisce quindi un'istantanea di quei primi momenti. Tale misura ha rappresentato una vera sfida, poichè si sono misurate variazioni di temperatura dell'ordine del decimillesimo (come si vede nella terza delle immagini riportate sotto), e fornisce una conferma del modello inflazionario.

Per concludere, i dati pubblicati appartengono a un campo (quello della cosmologia) che per sua natura ha grosse difficoltà nel reperire elementi decisivi che permettano di capire quale sia la teoria che spiega più correttamente l'origine dell'universo. Dunque il loro contributo è molto importante, perché fornisce indicazioni utili e limiti più ristretti alle ipotesi fatte fino a ora, essendo in accordo con le previsioni della teoria inflazionaria.

23 novembre 2006

Grattacielo ecologico negli USA

Riporto un'interessante notizia appresa dal blog di Camelot e riportata sul sito del Corriere:

NEW YORK — Nell'immaginario della Corporate America, il colore verde è sinonimo di soldi dal lontano 1862. Quando la prima banconota verde marcio da 1 dollaro fu emessa dall'U.S. Department of the Treasury. Nell'America del nuovo millennio «green» indica tutt'altra cosa: la nuova tendenza all'edilizia ecologica promossa dai giganti della finanza, che si sono fatti promotori di una rivoluzione destinata a cambiare non solo il volto delle grandi città, ma anche, si spera, il futuro del pianeta.

BANKAMERICA — La punta di diamante del nuovo trend è New York dove, a pochi passi da Times Square, sono iniziati i lavori dell'edificio più ecologico del mondo. Il grattacielo della Bank of America, che lo studio Cook+Fox Architects inaugurerà nel 2008. Una torre di 54 piani su 365 metri d'altezza a un costo di un miliardo di dollari. Oltre a essere il secondo più alto di New York dopo l'Empire State Building, il grattacielo è il primo della storia a ricevere l'ambitissimo certificato al platino mai emesso dall'U.S. Green Building Council, l'equivalente dell'Oscar per l'eco-architettura. Per aggiudicarsi il riconoscimento, il grattacielo sarà costruito in gran parte di materiali (vetro, acciaio e alluminio) riciclabili o riciclati. «Non sarà solo un palazzo spettacolare, ma anche il più ecologicamente responsabile che si possa immaginare», teorizza Douglas Durst, co-presidente di Durst Organization, la società incaricata della costruzione. Così, dice il governatore Pataki, «si protegge l'ambiente creando lavoro».

OASI VERTICALE — Sul tetto della nuova eco-torre, Durst costruirà una vera e propria giungla di piante, alberi e cespugli, che ne ridurranno l'impatto termico e ambientale. La sua energia sarà quasi tutta generata sul posto. Con l'ausilio di una turbina eolica sistemata su una delle due guglie e di un impianto da 4,6 Megawatt, dotato di unità di immagazzinamento termale che produrranno ghiaccio di notte, quando i costi dell'energia sono al minimo, da utilizzare negli impianti di condizionamento. Un sistema di riciclaggio dell'acqua piovana consentirà inoltre di risparmiare milioni di litri d'acqua mentre anche le toilette saranno a basso consumo idrico, con orinatoi ad autopulizia chimica, biodegradabile e senza sciacquone, del tipo già usato alla Jimmy Carter Library e al Taj Mahal.

PUBBLICO E PRIVATO — Se l'amministrazione Bush si è contraddistinta come la meno ecologica della storia, la Corporate America ha deciso di assumere la leadership nella crociata salva- pianeta. «Che c'è di male nel profitto?», si chiede il New York Times in un lungo articolo dedicato ai nuovi, ricchissimi pionieri dell'eco-trend, in gara tra loro per trasformare le città americane in luoghi più vivibili. Al boom dell'eco-architettura s'ispirano molti dei nuovi edifici della Manhattan post-11 settembre. Dal grattacielo Hearst, disegnato da Lord Norman Foster tra la 57˚ strada e l'8a Avenue al New York Times Building progettato da Renzo Piano sulla 41˚ strada West. Dal 7 World Trade Center della Silverstein Properties al Solaire, il primo eco-grattacielo residenziale d'America, a due passi da Ground Zero.

MILANO — La febbre ha finito per contagiare anche l'Italia. Dove Hines (che ha costituto con il Fondo CalPers il Green Development Fund, con investimenti per 500 milioni di dollari) è impegnata esclusivamente nella costruzione di edifici ecologicamente sostenibili. A Milano sono stati avviati secondo questi criteri i progetti di Garibaldi-Repubblica delle Varesine e di Isola-Lunette.

Ora, trovo interessante questa notizia in particolar modo perché mi permette di esprimere un'idea che, per quel che si sente spesso dire, sembra controintuitiva, ma che in realtà rappresenta bene lo stato delle cose: non ci può essere una vera attenzione verso l'ecologia se non c'è sviluppo.
Potrebbe sembrare strano, ma è così: se una popolazione sopravvive a stento, è assurdo immaginare che possa pensare a non inquinare l'ambiente; semplicemente questa non può essere una sua priorità. Laddove invece c'è sviluppo e industrializzazione, il surplus creato sarà spendibile anche verso una maggiore attenzione per i consumi e l'inquinamento.
Non è quindi un caso che questo "nuovo trend" parta dai tanto vituperati Stati Uniti!

21 novembre 2006

Nepal, governo e ribelli firmano storico accordo di pace

KATHMANDU (Reuters) - Il governo multipartitico nepalese e i ribelli maoisti hanno firmato oggi un accordo di pace che dichiara formalmente la fine di una guerra civile durata un decennio nel corso del quale hanno perso la vita 13.000 persone.

L'accordo firmato dal primo ministro Girija Prasad Koirala e dal leader dei ribelli maoisti Prachanda giunge sette mesi dopo le dimissioni del re Gyanendra, che ha ceduto il controllo del paese ai partiti politici in seguito a settimane di violente proteste nelle strade.

"L'accordo mette fine al lungo conflitto", ha detto il negoziatore del governo Krishna Prasad Sitaula dopo aver letto il testo del trattato.

L'accordo prevede il disarmo degli insorti che verranno confinati nei campi sottoposti al controllo delle Nazioni Unite e giunge in vista delle elezioni del prossimo anno in cui verrà eletta un'assemblea che si occuperà di redigere una nuova costituzione e decidere il futuro della monarchia.

Dal sito della Reuters.

18 novembre 2006

Sudan dice sì a "storici" colloqui sul Darfur - Onu

Pare ci siano buone notizie sul Darfur.

KHARTOUM (Reuters) - Un accordo per tenere nuovi colloqui fra tutte le parti coinvolte nel conflitto in Darfur sarà un'opportunità storica per mettere fine alle lotte che hanno ucciso 200.000 persone, secondo quanto riferito oggi dal capo dell'unità umanitaria dell'Onu.

Al termine di un vertice nella capitale etiope di Addis Abeba è stato stabilito che un trattato di pace siglato a maggio da una sola delle tre fazioni ribelli coinvolte è inadeguato e che si dovrebbe dare il via ad un nuovo processo di pace sotto la guida congiunta dell'Onu e dell'Unione Africana (Au).

"Il Dpa (accordo di pace per il Darfur) non è abbastanza completo ... (e) questo ha portato all'insicurezza, ha peggiorato la situazione umanitaria e ha limitato l'accesso degli aiuti umanitari", dice il comunicato presentato al termine dell'incontro.

Il coordinatore umanitario all'Onu Jan Egeland ha detto che l'accordo di Addis Abeba rappresenta un punto di svolta che potrebbe portare le parti rivali a sedersi allo stesso tavolo dei negoziati per sancire una pace completa rispettata e approvata dagli abitanti del Darfur, per molti dei quali ritengono inadeguato il trattato di maggio.

"Siamo stati testimoni di un momento storico ad Addis Abeba ... abbiamo assistito ad un accordo per un nuovo tentativo politico per mettere fine a questo disastro provocato dall'uomo", ha detto ai giornalisti a Khartoum.

Il governo del Sudan e il gruppo ribelle che hanno firmato l'accordo a maggio si sono fino ad ora rifiutati di accettare qualsiasi cambiamento all'accordo.

Egeland ha reso noto che ad Addis è stato trovato un accordo per l'impiego di una forza effettiva che protegga i civili, che l'Unione Africana non è riuscita a difendere a causa della scarsità di armamenti e di un mandato debole.

"(Quello che abbiamo è) un tentativo per avere per la prima volta una forza credibile dispiegata sul posto che potrebbe proteggere la popolazione civile e proteggere le persone occupate a fornire aiuti umanitari", ha detto.

Un incontro di tutte le parti coinvolte nel conflitto si dovrebbe tenere nelle prossime settimane, dice il comunicato.

17 novembre 2006

Riscaldamento globale ed effetto serra II

Continua da qui:

La discrepanza tra le misurazioni al suolo e da satellite

L'effetto serra dipende dalla quantità dei gas-serra, e se questi aumentano, a temperatura del suolo invariata dovrebbe aumentare anche la temperatura della troposfera, e in un secondo tempo, attraverso i complessi meccanismi di scambio del calore, anche la temperatura alla superficie.
Ma i dati rilevati al suolo non concordano con quelli misurati dai satelliti. E non si riesce a capire come possa essere aumentata la temperatura in superficie di 0,5 gradi, mentre quella degli strati più bassi dell'atmosfera è rimasta pressoché invariata.
Secondo quanto riferito da Bjorn Lomborg nell' Ambientalista Scettico
(pag 272/273 - fig. 139), tutti i modelli teorici prevedono che, se aumentano i gas-serra, la temperatura della troposfera deve aumentare in misura superiore o quanto meno uguale a quella del suolo. E' talmente inspiegabile questa discrepanza che all'inizio si pensava che gli strumenti del satellite fossero stati mal tarati. Ma dopo i controlli è venuta anche la constatazione che i loro dati coincidono completamente con quelli dei palloni sonda, che rilevano in maniera diretta la temperatura dell'aria a diverse altezze.
Ma allora non potrebbero essere sbagliati i dati misurati al suolo?
Molti scienziati lo pensano, e osservano che i termometri spesso non hanno una buona manutenzione, sono soggetti a distorsioni che che quasi sempre spingono verso l'alto i valori misurati rispetto a quelli reali, e sono distribuiti in maniera poco omogenea. Infatti sono concentrati in poche regioni, mentre sono quasi del tutto assenti in Africa, nell'Asia settentrionale, nelle calotte polari e negli oceani. Inoltre a quanto pare non si è tenuto nel debito conto il fenomeno chiamato "isola di calore urbano". Ed è noto che nelle città, a causa del traffico, del riverbero in estate e del riscaldamento in inverno, la temperatura è quasi sempre più alta rispetto alle zone circostanti. (Per la descrizione dettagliata dei numerosi fattori distorsivi di cui non si sarebbe tenuto conto, e per una trattazione più completa ricca di dati scientifici di prima mano, vedi l'articolo: "Effetto serra, siamo prudenti. Stiamo a guardare"). Quindi potrebbe anche essere che nell'ultima parte del secolo non ci sia stato alcun aumento della temperatura, oppure che il riscaldamento sia stato di dimensioni molto più modeste: un decimo di grado anziché cinque decimi, probabilmente dovuto, almeno in parte, a cause naturali. Ma un moderato aumento della temperatura avrebbe conseguenze nel complesso positive, così com'è avvenuto in tutte le epoche storiche in cui il clima era più caldo di oggi.
D'altra parte, se si dovesse prendere per buono l'aumento di 0,5 C° misurato al suolo, le conseguenze sarebbero paradossali. Dato che l'effetto serra dipende dalla capacità dell'atmosfera di assorbire parte della radiazione emanata dalla superficie terrestre (compresi i mari e gli oceani), se la temperatura al suolo aumenta mentre quella dell'atmosfera rimane invariata, bisognerebbe concludere che l'effetto serra è diminuito!
Eppure, proprio su un dato così incerto sono state basate le previsioni di un consistente aumento della temperatura nei prossimi cento anni, per scongiurare il quale ben 160 paesi si sono convinti a firmare il protocollo di Kyoto al fine di ridurre le emissioni di anidride carbonica (ma solo alcuni, in pratica i paesi europei, hanno sottoscritto degli impegni).
Ma la previsione di un catastrofico aumento della temperatura a livello globale non è realistica. Sia perché, come si è visto, il dato di partenza è quasi sicuramente sbagliato, ma anche perché i modelli matematici non riescono ancora a tenere conto di tutti i fattori che influenzano il clima. Infine la potenza dei computers è ancora largamente insufficiente per far girare dei modelli climatici abbastanza dettagliati.
Ma se fra 10 o 20 anni questi problemi saranno stati superati, e se si potrà dimostrare che l'aumento dell'anidride carbonica dovuto alle attività umane non è in grado di modificare più di tanto la temperatura del pianeta (cosa molto probabile in base a quello che sappiamo oggi), allora diventerebbe conveniente fare esattamente il contrario di quello che vuole il protocollo di Kyoto, cioè riconvertire le centrali a carbone e a bitume proprio per alzare il più possibile il tasso di anidride carbonica, perché questo provocherebbe un aumento della massa vegetale su tutta la Terra.

Il ciclo del carbonio

L'anidride carbonica, infatti, non è solo un gas serra, ma anche il principale fattore di crescita delle piante. Le piante sono fatte principalmente di carbonio, e il carbonio lo prendono dall'aria, dove è presente sotto forma, appunto, di anidride carbonica. Durante la reazione clorofilliana le piante assorbono il biossido di carbonio attraverso gli stomi, delle piccole aperture, invisibili ad occhio nudo, presenti sulla superficie delle foglie. E maggiore è la concentrazione della CO2 nell'atmosfera, maggiore è la velocità con cui essa viene assorbita, e più veloce è la crescita vegetativa.
L'accelerazione della crescita non è la stessa per tutte le piante. Ricerche che hanno preso in considerazione centinaia di piante diverse hanno mostrato che, se si raddoppia la percentuale della CO2, gli alberi accelerano la loro crescita di circa il 50%, mentre gli altri vegetali del 25 / 30%. E sono sempre di più le coltivazioni in serra che si avvalgono di percentuali doppie o triple di questo gas. Del resto l'aumento del tasso di anidride carbonica avvenuto dall'inizio dell'era industriale ad oggi sta già dando una forte spinta alla crescita sia delle piante coltivate che di quelle spontanee.
Ma il ciclo del carbonio ha anche la capacità di influenzare la temperatura del pianeta, e forse in misura maggiore di quanto non possa farlo l'anidride carbonica come gas-serra.
Dato che le piante rilasciano umidità, se cresce la massa vegetale, aumenta anche l'umidità atmosferica e questa, come si è visto, è il principale gas-serra. Inoltre le piante assorbono una parte della radiazione solare, che così viene sottratta all'effetto riscaldante del suolo. Infine, quando la vegetazione si espande o si riduce, si modifica l'albedo, e quindi la quantità di radiazione solare assorbita dalla superficie terrestre. Ma se una maggiore concentrazione della CO2 faccia realmente aumentare o diminuire la temperatura globale, e di quanto, lo si potrà sapere solo quando ci saranno dei modelli matematici molto più evoluti degli attuali. Ad ogni modo questo effetto riscaldante o raffreddante passerebbe attraverso un aumento della massa vegetale che, proprio dal punto di vista ambientale, non può certo essere considerato un fatto negativo.

La rivolta della comunità scientifica

Tutto quello che oggi si può dire è che l'aumento recente del tasso di anidride carbonica non sembra stia provocando un catastrofico surriscaldamento del pianeta, cosa che peraltro non esclude possibili modifiche degli equilibri climatici a livello locale (non necessariamente dovute a cause umane). In ogni caso, l'individuazione di eventuali situazioni problematiche, responsabilità e proposte di soluzione, può venire solo da una più approfondita ricerca scientifica, e non da interessate campagne mediatiche o da pregiudizi ideologici.
Per tutti questi motivi un numero sempre maggiore di scienziati sta prendendo posizione di fronte ad affermazioni che spesso hanno la stessa valenza scientifica degli oroscopi.
Un manifesto redatto dall'Oregon Institute afferma: “Non ci sono evidenze scientifiche che il rilascio di anidride carbonica o altri gas serra, prodotti dalle attività umane, stia causando, o lo farà nel prossimo futuro, un catastrofico riscaldamento dell'atmosfera terrestre e un eventuale cambiamento climatico. Al contrario, ci sono sostanziali evidenze scientifiche che l'aumento dell'anidride carbonica nell'atmosfera produrrà molti benefici sia per quanto riguarda la crescita delle piante sia lo sviluppo dell'ambiente animale della terra”. Questa dichiarazione è stata immediatamente sottoscritta da 17.000 scienziati, e contro il dogma dell'effetto serra si sono pronunciate anche molte altre accademie scientifiche.
In conclusione non sembrano affatto giustificate le misure previste dal protocollo di Kyoto, e ancora meno, dato il loro costo e la scarsa efficacia nel perseguire lo scopo che si prefiggono, altri quattro o cinque protocolli dello stesso tipo che qualcuno ha già preannunciato.
In realtà questa politica, e la logica che la ispira, sembra avere come unico fondamento il solito pregiudizio ideologico contro la crescita economica e lo sviluppo.

16 novembre 2006

Riscaldamento globale ed effetto serra I

In questi giorni si sta svolgendo a Nairobi la conferenza mondiale sui cambiamenti climatici. Dal momento che si tratta di una serie di giorni in cui saranno lanciati i più assurdi allarmi, ho deciso, nel piccolo del mio blog, di riservare uno spazio giornaliero alla questione del riscaldamento globale, riportando il contenuto di una pagina di un interessantissimo sito che ho scoperto di recente. Tale esposizione combacia esattamente con il mio modo di vedere la questione e le mie attuali conoscenze.


Effetto serra

Tutto parte da un aumento di temperatura di mezzo grado misurato al suolo nell'ultimo quarto del secolo scorso. Da qui discendono tutti i discorsi sul riscaldamento del pianeta, le previsioni di terribili sconvolgimenti climatici, e i rimedi da adottare per ridurre il tasso di anidride carbonica, causa di questi disastri.
Ma quello dell'aumento globale della temperatura è un dato a dir poco controverso, e sono sempre di più gli scienziati che stanno prendendo posizione contro affermazioni che hanno spesso lo stesso valore di un oroscopo.

Misurare la febbre dal pianeta
Se vogliamo provarci la febbre, è sufficiente che ci misuriamo la temperatura una volta sola, perché la circolazione del sangue distribuisce nel nostro organismo non solo le sostanze nutrienti, ma anche il calore.
Ma misurare la febbre del pianeta non è altrettanto semplice. Gli scambi di calore tra terre emerse, oceani e atmosfera, che avvengono per conduzione, convezione e irraggiamento, sono fenomeni complessi e non ancora del tutto compresi.
La temperatura della Terra viene misurata in due modi. Il primo consiste nell'effettuare rilevazioni in diversi punti della superficie e poi fare la media. In base a queste misurazioni dal 1970 al 2000 la temperatura globale sarebbe aumentata di 0,5 gradi centigradi.
Il secondo consiste nel misurare la temperatura dell'atmosfera con l'aiuto dei satelliti. Dal 1979 i satelliti circumpolari misurano la temperatura media di diversi strati della troposfera (la parte più bassa dell'atmosfera). Essi si muovono su un piano orbitale che rimane fisso rispetto al firmamento, e dato che la Terra ruota su se stessa, ad ogni orbita possono scandagliare uno spicchio diverso del globo. Coprono quindi, con le loro osservazioni, tutta la superficie del pianeta, e le loro misurazioni sono molto precise, complete ed omogenee.
Dalle misurazioni satellitari effettuate dal 1979 al 2001 non emerge però alcuna chiara tendenza all'aumento della temperatura, che pur con qualche oscillazione rimane più o meno costante, e questo dato non è in accordo con le misure prese al suolo.
Chi ha ragione? Chi denuncia il pericolo di un catastrofico riscaldamento del pianeta, o chi sostiene che non ci sono prove che la Terra abbia la febbre?
Per riuscire a capirci qualcosa bisogna innanzitutto tenere conto di come funziona il meccanismo dell'effetto serra.

L'effetto serra naturale
Ogni corpo caldo irradia energia, e sia la quantità che il tipo delle radiazioni emesse, contraddistinte da particolari lunghezze d'onda, dipendono dalla sua temperatura. Il Sole ha una temperatura in superficie di 6.000 gradi, e di conseguenza emette la maggior parte della sua radiazione nel campo della luce visibile, ma rilascia anche una certa quantità di luce ultravioletta e una quantità minore di radiazione nel "vicino infrarosso".
La radiazione ultravioletta, molto energetica, viene catturata dallo strato di ozono che divide la troposfera dalla bassa stratosfera (all'altezza di circa 12 / 13 km), e non raggiunge la superficie della Terra. La luce visibile invece attraversa l'atmosfera diffondendosi nell'aria, ma senza quasi riscaldarla. Quando raggiunge il suolo o le nuvole, viene in parte assorbita e in parte riflessa.
La quantità di radiazione luminosa che il suolo o le nubi possono assorbire dipende dall'albedo. Maggiore è l'albedo, maggiore è la percentuale di luce che viene riflessa e si disperde nello spazio. La parte rimanente viene assorbita dal suolo e lo riscalda. Poiché ogni corpo caldo emette energia, e poiché la temperatura della superficie terrestre è bassa (in media 15 gradi C°), la maggior parte della sua radiazione viene a trovarsi nel campo dell'infrarosso termico. L'80% della radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre si disperde, mentre il restante 20% riscalda il vapore d'acqua e i gas serra che a loro volta diffondono il calore nell'atmosfera.
L'acqua atmosferica è responsabile del 98% dell'effetto serra, mentre i gas serra propriamente detti (anidride carbonica, metano, protossido di azoto ecc.) si contendono il restante 2%. Questa stima è basata sulla quantità di calore che può assorbire ogni molecola di gas, e sulla quantità, ugualmente ben conosciuta, dei vari gas-serra e dell'acqua atmosferica.
Questo è l'effetto serra naturale, che di per sé è un fatto positivo: infatti se non ci fosse la temperatura media della terra sarebbe di -18 gradi, e ben poche forme di vita potrebbero sopravvivere.

L'effetto serra antropico
L'effetto serra atmosferico, quindi, fa aumentare la temperatura della superficie terrestre di 33 gradi. Ma quanto di questo effetto riscaldante dipende dall'anidride carbonica prodotta dalle attività umane? I gas serra complessivamente contribuiscono con 0,66 C° (2% di 33 C°), e l'anidride carbonica con circa un terzo di questa quantità.
Poiché la CO2 in 50 anni è aumentata da 316 a 376 parti per milione, cioè di circa un sesto, l'effetto serra antropico dà un contributo di 0,036 C° (0,22 : 6).
In altre parole il contributo delle attività umane al riscaldamento del pianeta negli ultimi 50 anni dovrebbe essere di 3,6 centesimi di grado centigrado. E anche se si volesse raddoppiare questo valore per un eccesso di prudenza, l'effetto serra antropico non supererebbe il decimo di grado.
Queste le previsioni teoriche. Ma i dati scientifici raccolti in questi anni, confermano queste previsioni, o giustificano i ricorrenti allarmi sulla febbre del pianeta?

Continua domani.

15 novembre 2006

Vignette sul Darfur

Alla campagna di Italian Blogs for Darfur partecipano anche dei vignettisti. Ecco le loro prime creazioni sul tema.


14 novembre 2006

Niente uranio nel sud del Libano

Vi ricordate dell'ennesima accusa rivolta verso Israele a proposito della guerra di questa estate?
Ebbene, ecco l'ennesima smentita pressochè taciuta dai media.

I tecnici Onu dell'Unep escludono altri residui radioattivi
(ANSA) - NAIROBI, 7 NOV - Gli esperti delle Unep
(Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, ndB) non hanno trovato traccia di uranio o materiale radioattivo dopo il conflitto tra Israele ed Hezbollah in Libano. I tecnici in munizioni del programma per l'ambiente delle Nazioni Unite hanno reso noto che 'I campioni prelevati dagli scienziati non mostrano tracce di uranio impoverito o di altri materiali radioattivi. Non sono state trovate schegge di munizioni a base di uranio o altri residui radioattivi. L'analisi di campioni non rileva tracce di uranio arricchito'.

10 novembre 2006

Pace in Nepal

Finalmente ieri il capo dei Maoisti, Prachanda, e i partiti democratici nepalesi hanno raggiunto l'accordo definitivo che, dopo la deposizione del re Gyanendra, pone fine a oltre dieci anni di scontri e guerriglia che hanno causato più di 12000 morti.
Alessandro Gilioli ha intervistato il capo dei Maoisti, e oggi è possibile leggere l'intervista sul sito dell'Espresso di Repubblica.
Buona lettura.

08 novembre 2006

Barzellettine acide

E per l'angolo del buonumore...

1. Qual è la differenza fra una fidanzata ed una moglie?
20 kg.

2. Qual è la differenza fra un fidanzato ed un marito?
20 minuti.

3. Cos'è quando un uomo si rivolge ad una donna in modo osceno?
Molestia sessuale.

4. Cos'è quando una donna si rivolge ad un uomo in modo osceno?
3.500 Lire + IVA al minuto.

5. Come fai a scoprire quando tua moglie è morta?
Il sesso è lo stesso, ma i piatti continuano ad ammucchiarsi.

6. Come fai a scoprire quando tuo marito è morto?
Il sesso è lo stesso, ma almeno hai il controllo del telecomando.

7. Se tua moglie continua ad uscire dalla cucina per romperti le palle,cos'hai sbagliato?
Le hai fatto la catena troppo lunga.

8. Quanti uomini ci vogliono per cambiare una lampadina?
Nessuno: stanno solo seduti lì al buio a lamentarsi.

9. Qual è la via più breve per arrivare al cuore di un uomo?
Attraverso il suo petto, con un coltello ben affilato.

10. Cos'hanno in comune gli uomini ed i posti macchina al parcheggio?
Tutti i migliori sono già stati presi e quelli rimasti sono per disabili.

11. Perché gli uomini vogliono sposarsi le vergini?
Perché non sopportano i paragoni.

12. Perché è così difficile per le donne trovare uomini che siano sensibili, affettuosi e carini?
Perché tali uomini hanno già un fidanzato.

13. Come separano gli uomini la propria biancheria?
Sudicia e sudicia ma portabile.

14. Perché le donne fingono l'orgasmo?
Perché gli uomini fingono i preliminari.

15. Cos'è che spinge gli uomini a rincorrere donne che non hanno alcuna intenzione di sposare?
La stessa cosa che spinge i cani a rincorrere macchine che non hanno alcuna intenzione di guidare.

16. Qual è la pena da scontare per la bigamia?
Due suocere.


I SOLITI LUOGHI COMUNI

Un cortigiano: un uomo che vive a corte
Una cortigiana: una mignotta

Un massaggiatore: un kinesiterapista
Una massaggiatrice: una mignotta

Un professionista: un uomo che conosce bene la sua professione
Una professionista: una mignotta

Un uomo di strada: un uomo duro
Una donna di strada: una mignotta

Un uomo senza morale: un politico
Una donna senza morale: una mignotta

Un uomo pubblico: un uomo famoso, in vista
Una donna pubblica: una mignotta

Un uomo facile: un uomo con il quale è facile vivere
Una donna facile: una mignotta

Un intrattenitore: un uomo socievole affabulatore
Una intrattenitrice: una mignotta

Un adescatore: un uomo che coglie al volo persone e situazioni
Un'adescatrice: una mignotta

Un uomo molto disponibile: un uomo gentile
Una donna molto disponibile: una mignotta

06 novembre 2006

Qualche commento per i comici del WWF

Stuzzicato da questo post di Andrea, ho trovato sul sito dell'Istituto Bruno Leoni un po' di articoli che commentano il rapporto del WWF, al quale avevo già accennato in un precedente post, secondo cui le risorse del pianeta si esauriranno entro il 2050.
Gli articoli sono molti (sono i primi sei di questa pagina) ma ne riporto un paio in particolare:

Dev’essere successo qualcosa di terribile, ieri, in Italia. Qualcosa che non vogliono farci sapere. Non si spiega altrimenti, perché il Corriere della sera abbia centrato per mezza-giornata-mezza il suo sito Internet sulla regina delle non-notizie. Il Wwf che dice: consumiamo troppo, la Terra è spacciata È come se oggi il titolo di Libero fosse: Papa Ratzinger ai fedeli, ‘andate a messa, la domenica’. Sai che roba. Sono trent’anni, grossomodo cioè da quando esistono, che i verdi continuano a prevedere la fine del mondo. Lo fanno ogni tot mesi, è il loro mestiere. Lo fanno senza interrogare gli oracoli, che di norma pretendono una bestiola in sacrificio, ma organizzando periodiche sedute spiritiche, aspettando quel sibilo nell’aria: “Gradoli”. Per ora, nulla. L’ultima profezia individua l’anno ferale nel 2050. Sorridete, il nostro tempo sta per scadere.

C’è da crederci, come sembra fare il Corriere? Assolutamente no, e il suo direttore Paolo Mieli, che ai tempi è stato in Italia fra i pochissimi a dare credito e spazio all’ambientalista scettico Bjorn Lomborg, lo sa bene. Lo sa anche perché Mieli per mestiere è direttore, ma per vocazione è storico. E allo storico non può sfuggire, la sottile differenza che passa fra la Cassandra che vede Troia in fiamme, e quella che grida all’incendio mentre fuori si gela.

Qualche esempio.

Nel 1905, il proto-ecologista ma cacciatore Teddy Roosevelt aveva annunciato che le riserve mondiali di legname si sarebbero esaurite in qualche decennio. Sorpresa. Cent’anni dopo, noi continuiamo a vivere in case fornite di mobili, a leggere libri, a comprare il giornale.

Nel 1980 il presidente americano Carter, basandosi su uno studio da lui commissionato, fece sapere che nel 2000 sarebbero finite le risorse alimentari. Non quelle del frigorifero di mia zia, ma della Terra. Di tutta la Terra. Sono passati sei anni e continuiamo a mangiare.

Nel 1972 il Club di Roma, un cenacolo di cervelloni con l’hobby di far scoppiare il mondo, sostenne con autorevolezza che le riserve di oro sarebbero terminate entro il 1981, quelle di zinco entro il 1990, il petrolio entro il 1992, il piombo, il rame e il metano entro il 1993. Venticinque anni dopo la sua presunta data di morte, l’oro continua a venire estratto dalle viscere della Terra. È vero, si seguita a dare per certa la fine del petrolio. Però, a parte il fatto che se il greggio si esaurisse domani sarebbe comunque durato quattordici anni più del previsto, tali irrazionali paure non sono suffragate dall’unico indicatore oggettivo di scarsità: ovvero, il sistema dei prezzi. Invece, si continua a trivellare, e il prezzo dell’oro nero è esposto a fluttuazioni che parlano più di geopolitica, che del suo imminente esaurimento.
continua a leggere


La profezia di sventura lanciata dal Wwf, convinto che a questo tasso di crescita nel 2050le risorse naturali si esauriranno, è l’ennesima bufala prodotta dal catastrofismo ecologista. Destinata ad essere smentita dai fatti.

Già nel 1980 un grande studioso, Julian Simon, “sfidò a duello” un guru dell’ecologismo alla moda, Paul Ehrlich; e vinse la sua battaglia. Stufo di sentire che le risorse stavano finendo, Simon chiese a Ehrlich di scommettere che nell’arco di dieci anni ben cinque materie prime fondamentali (stagno, rame, nickel, tungsteno e cromo) avrebbero avuto un prezzo inferiore: a dimostrazione che non c’erano problemi di scarsità. L’ecologista accettò e perse, dato che dieci anni dopo lo stagno costava il 72% in meno, il rame il 18,5% in meno, il nickel il 3,5%, il tungsteno il 57% e il cromo il 40%.

La storia dell’ultimo secolo è costellata di profezie ecologiste che non si sono realizzate: come quando il Club di Roma di Aurelio Peccei pubblicava studi ricchi di grafici che avrebbero voluto convincerci che il mondo non sarebbe arrivato nel terzo millennio.

Si potrebbe ritenere che gli ecologisti sono un po’ bugiardi, ma non dannosi. E invece non è così. Lungi dall’essere “la soluzione”, in larga misura oggi gli ecologisti sono “il problema”. Se c’è un briciolo di verità nel ridicolo manifesto diffuso dal Wwf essa sta nel fatto che – soprattutto a causa della propaganda ambientalista – troppe risorse sono statali e limitate nel loro utilizzo dalle leggi. In assenza di logiche imprenditoriali, così, non si può escludere che la gestione delle risorse naturali sia nel segno degli acquedotti pubblici: che fanno acqua da tutte le parti.
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31 ottobre 2006

Qualcosa sui cambiamenti climatici

Negli ultimi giorni ho constatato un assalto da parte degli ambientalisti, con notizie e interventi vari sui temi del riscaldamento globale, dell'inquinamento ecc.
Raccogliendo quelli che ricordo, ci sono: il rapporto del consigliere economico di Blair, che arriva a ipotizzare nei prossimi anni una crisi, provocata dall'effetto serra, paragonabile a quella del '29, il rapporto del WWf sull'esaurimento delle risorse entro il 2050, e in più vari interventi nei media, come quello di Tozzi (conduttore di "Gaia") al Ruggito del Coniglio, e quello di Giulietto Chiesa (ancora lui!!!) da Crozza ieri sera...
Tutti parlano della stessa cosa, e devo dire che, senza dubbio, si tratta di un bel lavaggio del cervello, al quale siamo stati sottoposti tutti sin da bambini. Anch'io, a causa di questo lavaggio del cervello sono cresciuto con certe convinzioni, fino a quando ho iniziato a metterle in dubbio, grazie anche a qualche libro e alla mia formazione scientifica.
Purtroppo alle associazioni ambientaliste interessa poco degli studi scientifici, ma fanno solo terrorismo nei confronti della popolazione, contribuendo a creare miti, che in alcuni casi fanno più danni di ciò a cui vorrebbero rimediare. Eclatanti in tal senso sono vicende come quella del DDT, il cui bando ha provocato in Africa milioni di morti per malaria.
L'anno scorso, dopo l'uragano Katrina, si è giunti ad assistere a scene di un opportunismo raccapricciante, in cui alcuni quasi gioivano nell'ipotizzare che la natura si fosse rivoltata contro la nazione il cui presidente non aveva firmato il trattato di Kyoto.
E dagli a dire che una stagione come quella scorsa (effettivamente la peggiore di sempre, per quanto riguarda gli uragani in quell'area dell'Atlantico) era causa dei cambiamenti climatici, che se non si fa come dicono loro sarà sempre peggio, ecc.
Terrorismo verbale, come dicevo.
Eppure, per rimanere sul tema degli uragani, ho trovato un articolo da cui si capisce come non vi sia affatto accordo nel mondo scientifico su quali siano le cause del lieve incremento che si è osservato negli ultimi anni in quell'area. C'è chi osserva, addirittura, che tenendo conto per esempio anche degli eventi registrati nel bacino del Pacifico Orientale, il loro numero non sia affatto cresciuto, ma sia stazionario. Del resto, se la causa fosse il riscaldamento globale, l'incremento dovrebbe avvenire ovunque o quasi. Consiglio davvero di leggere l'articolo, dà un'idea di quale sia realmente il dibattito sul tema.
Le posizioni a riguardo sono diverse, per cui le associazioni ambientaliste, che riportano al grande pubblico queste cose come scientificamente vere, semplicemente mentono, più o meno in malafede.

27 ottobre 2006

C'è del buono in Danimarca

Credo che tutti ricordino la vicenda delle vignette satiriche su Maometto, che hanno scatenato tante pilotate proteste nei paesi musulmani. Ebbene, è di ieri la notizia della sentenza della corte di Aahrus, secondo la quale non si può procedere contro il vertice del giornale che pubblicò le vignette.
Qui la notizia completa.

23 ottobre 2006

Omaggio a un campione

Ieri Michael Schumacher si è ufficialmente ritirato dalle corse. Ha disputato il suo ultimo Gran Premio, e l'ha fatto con l'ennesima gara straordinaria, resa tale anche dalla grandissima rimonta a cui è stato obbligato dalla rottura di uno pneumatico, che l'ha portato ad avere un giro di ritardo dai primi dopo pochi giri. Non ha vinto il campionato, soprattutto per i due colpi di sfortuna delle ultime due gare, ma in fondo non cambia niente, e chissà, magari questa sconfitta lo rende più simpatico.

Perché in effetti, pur con tutte le vittorie che ha dato alla Ferrari, secondo me non è mai entrato del tutto nel cuore dei tifosi, almeno per l'aspetto umano. Quell'atteggiamento troppo "tedesco", il fatto che parlasse sempre in inglese, ha sempre scaldato poco gli animi italici. Ma credo che alla fine, anche grazie alle interviste più "sbottonate" (e in italiano) di ieri, sapendo che si ritira anche per dedicarsi a cose "semplici" come la famiglia e i figli, e con la consapevolezza che si trattava dell'ultima gara del più grande campione di Formula 1 di tutti i tempi, l'ho sentito davvero più umano, e credo che ciò valga per molti tifosi che, pur non tifando per la Ferrari, seguono l'Automobilismo e hanno assistito in questi anni alle sue imprese.

Non è difficile immaginare che dovremo aspettare davvero tanto per avere un altro pilota di questa statura, o anche solo un po' meno forte, perché i pur bravi Alonso e Hakkinen di sicuro non potranno mai eguagliare ciò che è stato in grado di fare.

Grazie Michael, per quello che hai fatto per i tifosi e per la Ferrari.

Commenti sparsi

Amarcord
Sabato, nel suo intervento all'inaugurazione della pontificia Università Lateranense, il papa mette in guardia gli scienziati, suggerendo un paragone con la vicenda di Icaro, e contesta la tecnica sperimentale.
In effetti rimpiangiamo tutti gli illuminati tempi in cui, se qualcuno sosteneva delle tesi contrarie ai dogmi della Chiesa basandosi sulle osservazioni sperimentali, poteva essere condannato al rogo. Quello sì che era un bel periodo...

La trave nell'occhio
Dalla Finlandia, Putin dice che "L'italia è la culla della mafia".
Tralasciando il fatto che la mafia russa non ha niente da invidiare alla nostra, ci sarebbe da dire che il suo è lo stato in cui si può tranquillamente uccidere una giornalista scomoda, così come succede per chi si oppone alla mafia...
Ma chissà, magari è colpa nostra, probabilmente se tutti i mafiosi italiani, invece che alle loro meschine attività, si dedicassero alla nobile arte dello stupro, credo che Putin ci apprezzerebbe molto di più.

18 ottobre 2006

Una malattia contro natura

Ho sempre detto che l'omosessualità è una malattia e soprattutto che è una cosa non naturale.
Ecco, vi consiglio di leggere qui di seguito, magari mettendo anche in play...


L’omosessualità come collante sociale. È questa, in sintesi, la riflessione di Joan Roughgarden della Stanford university, che contesta l’idea secondo cui i rapporti fra persone dello stesso sesso tenderanno a scomparire prima o poi, perché non avrebbero senso dal punto di vista evolutivo. La biologa mette in discussione la teoria darwiniana della selezione sessuale e preferisce parlare di selezione sociale.

“Ciò che spinge gli animali a mostrare con fierezza i propri attributi genitali non sarebbe solo l’istinto di accoppiarsi per riprodursi, ma quello di affermare la propria identità e posizione di predominio sui simili, di riconoscersi parte di una comunità”, scrive la Roughgarden. Nel caso delle scimmie bonobo, per esempio, le femmine che non hanno tutti i giorni contatti sessuali con le loro pari non si integrano nei gruppi che controllano l’accesso al cibo e forniscono la protezione necessaria per crescere la prole.

Questo comportamento non si limita ai primati: sarebbero 300 le specie di vertebrati che lo adottano. Sembra quindi che l’omosessualità abbia una base genetica e un significato adattativo oltre che sociale. Sarebbe una caratteristica che aumenta le probabilità di sopravvivenza.


Notizia da internazionale.it, ma ne ha parlato ieri anche Tg Leonardo. Riporto il testo del servizio:

Tra i montoni delle montagne rocciose, nelle comunità di giraffe africane, nei gruppi di bonobo, come fra i delfini, le orche assassine, le balene grigie e i lamantini indiani, l'omosessualità è un comportamento frequente, diffuso, normale e funzionale all'organizzazione sociale degli animali.
Il fatto, dunque, che sia ritenuta ancora oggi, dalla comunità scientifica, una devianza, un comportamento eccezionale che esula dalla naturale funzione riproduttiva della sessualità, inizia a sembrare un limite nello studio della vita dei vertebrati.
Neppure la rassicurante semplicità delle darwiniane teorie evolutive riesce a mantenere il genere umano al riparo da una inquietante certezza: la società è un sistema molto complesso, così complesso da non essere spiegabile totalmente da nessuna legge.
Una vistosa evidenza di ciò sta negli studi sviluppati negli ultimi 15 anni da scienziati biologi ed etologi su animali di tutto il mondo.
Joan Roughgarden, docente di biologia all'università californiana di Stanford, è convinta che se la natura non ha fino ad oggi eliminato l'anomalia dell'omosessualità, attraverso la selezione naturale, è perché fa parte della vita degli animali, ha una funzione stabilizzante nei legami sociali, garantisce il mantenimento della convivenza pacifica, ed è un modo di creare complicità e confidenza fisica, proprio come la reciproca pulizia del pelo, molto diffusa fra i primati, ma con in più l'aspetto della piacevolezza.
Ha scritto un testo, "Evolution's Rainbow", che si propone di ribaltare le teorie darwiniane in materia di sessualità, ma non solo: la scienziata si spinge a sostenere che, entro i prossimi 50 anni, anche l'uomo tornerà al modello osservato tra i primati, abbandonando quella che, a suo dire, è l'artificiosa distinzione tra eterosessuali e "omo".

17 ottobre 2006

I nuovi fascisti

E' stato presentato oggi alla Festa del cinema di Roma il film di Corrado Guzzanti "Fascisti su Marte", risultato del collage dei vari sketch mandati in onda alcuni anni fa su Rai Tre.
A ricordarci che non si tratta di cose così lontane ci pensano alcuni simpatici ragassuoli di Reggio Emilia.

Italia nel Consiglio di Sicurezza

Finalmente ieri l'hanno detto: l'Italia siederà provvisoriamente nel Consiglio di sicurezza dell'ONU.
La notizia non è per me una novità, dal momento che i blogger di Italian Blogs for Darfur, me compreso, già lo sapevano da alcune settimane!
E già da un po' di tempo si stanno impegnando per contattare personaggi dello spettacolo e politici vari e raccogliere le loro adesioni all'appello.
Data la notizia, l'iniziativa assume ancora maggiore significato, perché sensibilizzare i nostri politici sul tema significa contribuire a portare nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU una voce in più che spinga per la risoluzione del massacro.

12 ottobre 2006

Cartelli simpatici

Ogni tanto mi mandano mail simpatiche di vario genere. Ne posto una che mi arrivò un po' di tempo fa e che ho appena riletto.

(In due panifici)
QUANDO VI DIVENTA DURO VE LO GRATTUGIAMO
GRATIS -
E META' CE LO TRATTENIAMO
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PANE FRESCO
CALDO

(In due macellerie)
DA ROSALIA - TACCHINI E
POLLI, A RICHIESTA SI APRONO LE COSCE
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CARNE BOVINA OVINA CAPRINA SUINA POLLINA E CONIGLINA

(In tre pollerie diverse)
POLLI ARROSTO ANCHE VIVI
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SI AMMAZZANO
GALLINE IN FACCIA
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SI VENDONO UOVA FRESCHE PER BAMBINI DA SUCCHIARE

(In un negozio di fiori)
SE MI CERCATE SONO AL CIMITERO (VIVO)

(Nell'autofficina)
VENITE UNA VOLTA DA NOI E NON ANDRETE
MAI PIU DA NESSUN' ALTRA PARTE

(Dal fioraio)
SI INVIANO FIORI IN TUTTO IL MONDO VIA FAX

(Genere derattizzanti)
QUI ULTIMA CENA PER TOPI

(C'è anche la ferramenta)
GRANDE OFFERTA: SEGA A DUE MANI E A DENTI STRETTI: 50 EURO

(Alla lavanderia)
SI SMACCHIANO ANTILOPI

(Dal ciclista)
SI RIPARANO BICICLETTE ANCHE ROTTE

(Sul citofono in una caserma dei Carabinieri)
ATTENZIONE PER SUONARE
PREMERE,
SE NON RISPONDE NESSUNO RIPREMERE

(In una palazzina in vendita con officina artigianale sul retro)
SI VENDE
SOLO IL DAVANTI,
IL DIDIETRO SERVE A MIO MARITO

(E infine... Gran finale, negozio di mangimi)
TUTTO, VERAMENTE TUTTO,
PER IL VOSTRO UCCELLO

11 ottobre 2006

Comunicazione di servizio

Chiedo cortesemente ai visitatori del blog di indicarmi se vedono l'immagine in alto, all'inizio della pagina, dove si trova il titolo del blog. Perché io da un po' non la vedo, e vorrei capire cosa succede.
Grazie.

10 ottobre 2006

Altre notizie dal Darfur

Linko da SaveTheRabbit:

ANCORA VILLAGGI ATTACCATI IN DARFUR, CON L’AIUTO DEL GOVERNO SUDANESE E DELL’ONU.

Era il 1999 quando Massimo D’Alema, senza mandato dell’ONU e senza che nessuna risoluzione della stessa fosse stata violata dalla Serbia, inviò i nostri aerei a bombardare Belgrado, per evitare che nuove fosse comuni venissero coperte, così come era successo in Bosnia.
Ora, evidentemente, ben lungi dal desiderare il bombardamento di Karthoum, siamo dinanzi a un esplicito caso di discriminazione. Migliaia di morti africani in Darfur, fanno meno impressione alla comunità internazionale, che non ha il coraggio di svincolarsi dal gioco della Cina e della Russia e di costituire un’alleanza dei Paesi Democratici per porre fine allo sterminio in atto nella regione del Darfur.

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03 ottobre 2006

Diretta dei Premi Nobel 2006

Ho appena scoperto che, dal questa pagina del sito http://nobelprize.org/, sarà possibile seguire l'assegnazione del premio Nobel per la Fisica 2006. L'inizio è previsto per le 11.45 di oggi, 3 ottobre. Magari, se mi sarà possibile, in seguito potrei spiegare più precisamente le motivazioni.

Strane chiavi di ricerca

Inauguro oggi una rubrica, ispirata dal buon Herakleitos. Osservo infatti che molta gente arriva su questo blog dopo aver inserito nel motore di ricerca frasi alquanto strane, e talvolta ho l'impressione che abbiano luogo fenomeni alquanto curiosi, riflesso magari di effetti di ridondanza delle notizie, comuni per la rete.
Tempo fa ad esempio parlai di un simpatico giochino (deathclock) che, a partire dalle risposte ad alcune domande sulle proprie abitudini, "calcola" esattamente quando (e come!!!) chi l'ha fatto morirà. A partire da metà settembre ho notato che iniziavano a venire persone con chiavi di ricerca come: "quando morirò test", "quando moriro", "quando morirò", anche seguito da 1 o 2 punti interrogativi...mi viene da pensare che magari da qualche parte, in televisione o in qualche sito in rete, si sia parlato di questo giochino, cosicchè alcuni abbiano pensato bene di cercarlo in rete e di provarci.
C'è poi chi, sulla scia della vittoria ai mondiali, cerca "ora ridateci la gioconda", o alla romana "aridateci la gioconda", o addirittura associa "cannavaro e la gioconda".
Certo, se devi cercare "http://luthienberen.blogspot.com/", a questo punto digitalo direttamente sulla barra degli indirizzi, no? :)
E non sa, chi ha cercato "anti Gino Strada", che si è confuso con un altro tizio vissuto duemila anni fa?
Noto anche una certa vena sadomaso, con frasi come "ambientalisti norvegesi sesso sul palco" e "militari che si succhiano". Non so se mi stupiscano di più le chiavi di ricerca, o il fatto che con esse siano arrivati sul mio blog...anche "lecca cuccioli allo schermo" mi lascia più di un dubbio.
Per finire, c'è chi cerca "immagini simpatiche di lotta"...e passi, "immagini simpatiche pistoni"...sarà, ma "immagini simpatiche aids"!!!

27 settembre 2006

Tagliamo la testa...all'Idomeneo

Ecco l'ennesimo esempio di pecorina autocensura (leggi cacazza) per "rispetto" verso alcuni fanatici. Peccato che, anche se l'allestimento può essere ritenuto più o meno artisticamente valido, si tratti comunque della nostra cultura, e dell'opera di uno dei più importanti compositori della storia!!!

Nella foto, Mozart che sbianca leggendo la notizia sul giornale.

25 settembre 2006

Opportunismo per il Darfur

Approfitto dell'immane afflusso di contatti che sta avendo il mio blog a causa di un link su un post di Attivissimo per ricordare dell'iniziativa di Italian Blogs for Darfur. Si può firmare una petizione online per chiedere ai maggiori telegiornali di dare più spazio alle notizie riguardanti la tragedia del Darfur. Per maggiori informazioni su cosa accade in quella regione del Sudan, potete andare, per esempio, qui, dove potete anche aderire all'iniziativa, se avete un blog.

23 settembre 2006

Il coraggio di Report per smentire...Enrico Lucci

Forse qualcuno ricorderà un servizio di qualche anno fa di Enrico Lucci per le Iene, in cui mostrava alcuni aspetti discutibili o strani della vita quotidiana negli USA, intercalandoli con l'ironica citazione di una frase che suo zio era solito ripetere: "Gli Stati Uniti sono più avanti di noi!".
Ebbene, domani Report ci proporrà un filmato, Confronting the evidence, che espone tesi complottiste sull'11 settembre. Ma, come fa notare Attivissimo in questo post, il filmato risale a due anni fa, col risultato che molte delle tesi che propone sono ormai obsolete (vuoi perché ampiamente smontate dai debunker, vuoi perché non rispecchiano più la situazione attuale) e non sono neanche più sostenute dai maggiori siti complottisti statunitensi!
C'è da chiedersi dunque perché Report lo mostri ora; che lo faccia per dimostrare che Enrico Lucci sbagliava e che gli Stati Uniti sono più avanti di noi?

Enrico Lucci e Milena Gabanelli, protagonisti della titanica contesa!!!

21 settembre 2006

Tempi duri per i pedofili

Ah, questi politici thailandesi. Con questa fissazione per il potere fanno colpi di stato, e rendono instabile la situazione nel paese. Ovvio poi che in Italia le autorità sconsiglino di recarsi in Thailandia. Ma come fa ora un povero pedofilo, mi chiedo io. A lui nessuno pensa?

18 settembre 2006

Giornata mondiale per il Darfur

Era ieri, non oggi, ma ne approfitto per ricordare che è possibile sottoscrivere grazie a ItalianBlogs4Darfur un appello ai media italiani per chiedere loro di rivolgere maggiore attenzione verso questa tragedia.
E' anche possibile sottoscrivere due petizioni online, di Human Rights First e di Amnesty International.
Riporto infine un articolo de La Stampa di ieri, citato anche da IB4D:

TRAGEDIA DIMENTICATA. A GEREIDA LA PIÙ GRANDE CRISI UMANITARIA DEL PIANETA VIENE IGNORATA DA TUTTI E UN’INTERA POPOLAZIONE SI SENTE TRADITA DALL’ONU CHE NON RIESCE A MANDARE I CASCHI BLU
Darfur, prigione a cielo aperto
Centotrentamila profughi abbandonati agli squadroni della morte 17/9/2006
di Chaterine Simone

Un guerrigliero del DarfurGEREIDA (Sud Darfur). Seduto in una povera capanna di frasche, un mazzo di fiori di plastica e un mangiacassette posati su un tavolino, Adil, il giovane re dei Massaliti, dice che sì, ha passato un brutto quarto d’ora. Turbante bianco, occhiali scuri, il «monarca» parla lentamente, in un inglese approssimativo. «Hanno persino cercato di rubarmi il satellitare», s’indigna. In Africa l’autorità dei re tribali non è più quella d’un tempo. Adil è re per caso. Il vero monarca, suo cugino, è partito da Gereida di buon mattino, lavora a Khartoum come ufficiale di polizia. Il primo settembre, all’alba, Gereida, piccolo centro del Far West sudanese, nell’estremo Sud Darfur, è stato attaccato da una dozzina di uomini. Massaliti, la tribù predominante nella regione, la stessa governata dal giovane Adil. Ma, come dice il re a interim, «senza soldi non c’è potere». Quella mattina i colpi d’arma da fuoco hanno svegliato la città, provocando «da due a quattro morti, secondo le fonti», precisa il governatore di Nyala. Tre feriti sono all’ospedale, uno è grave. Tutti contro tutti Per il Darfur è nulla, ma l’incidente è di cattivo auspicio. Per la prima volta, a Gereida, i Massaliti hanno attaccato gli Zaghawa, un’altra tribù tra le più influenti del Darfur. Tutti i combattenti facevano parte dell’Armata di liberazione del Sudan (Als) e più precisamente della fazione principale, comandata da Minni Arku Minnawi, un Zaghawa. E allora? Neri contro altri neri. Neri nel Darfur? In Sudan nulla è semplice. Dallo scoppio del conflitto, nell’aprile 2003, quando i combattenti dell’Als insorti contro il potere centrale e la sua politica discriminatoria, condussero il loro primo attacco di rilievo, contro l’aeroporto di El Fasher, capitale del Nord Darfur, l’Onu ha contato 300 mila morti e circa 2,5 milioni di profughi. Fin lì la tragedia sembrava uno scontro fra gli «arabi» e gli «africani» del Darfur, il regime arabo-islamista di Khartoum, sede del potere centrale, e le milizie janjawid, alla lettera «cavalieri demoniaci», per terrorizzare i villaggi e cacciare i contadini dalle loro terre. Poi le cose si sono complicate. «All’inizio - spiega un funzionario dell’Onu di stanza a Nyala - il conflitto contrapponeva l’esercito governativo ai ribelli dell’Als. Ma dopo l’accordo di pace di Abuja (siglato il 5 maggio fra il governo e la principale fazione, comandata da Minni Minnawi), la ribellione si è frammentata. Al Nord, nella regione di El Fasher, la guerra divampa fra i partigiani Zaghawa di Minnawi e i combattenti Four di Abdel Wahid Al Nur, capo della fazione minoritaria dell’Als, che non ha sottoscritto gli accordi di Abuja. E gli stessi Four sono divisi fra i seguaci di Adbel Wahid e quelli del suo ex braccio destro, Abdel Charfi». È chiaro che, con la fine delle piogge, scoppierà il caos nel Darfur, provincia sudanese grande come la Francia, abitata da 7 milioni di persone. Nessuno protegge i villaggi e i profughi ammassati nei campi di raccolta. I dirigenti della fazione dominante dell’Als hanno altre priorità. Dopo la pace con Khartoum Minni Minnawi è stato promosso «consigliere speciale» del presidente Omar al-Bashir, suscitando invidie e rancori tra i vecchi amici dei tempi della rivolta. Sul terreno «è il caos», conferma un diplomatico europeo. Fra i firmatari di Abja e i dissidenti, fra i guerriglieri pentiti e gli irriducibili, si aprono nuovi fronti. Si moltiplicano attacchi e rappresaglie. I 7.000 soldati dell’Unione africana, che a fine settembre dovrebbero ritirarsi, stanno a guardare. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha votato, il 31 agosto, l’invio di caschi blu. Ma Khartoum non vuole e il dispiegamento dei soldati della pace appare sempre più improbabile. Vietato girare disarmati Di fatto, al di fuori dei grandi agglomerati, spesso tenuti dalle forze governative, la maggior parte della provincia è stata dichiarata, con il motivo della crescente insicurezza, off limits alle organizzazioni umanitarie. Dopo che i raid janjawid li hanno privati dei loro campi, centinaia di migliaia di sudanesi ora sono privati di ogni soccorso. Il governo intende inviare ingenti rinforzi militari a Nyala e, soprattutto, a El Fasher. La decisione prelude forse a nuovi massacri che, potrebbero, stavolta, essere perpetrati su più ampia scala e a porte chiuse? Le minacce alla stampa straniera e le sanzioni recentemente decise da Khartoum contro le ong possono lasciarlo credere. «Non posso più nemmeno entrare nella regione dove lavoravo fino a 6 mesi fa: attorno al villaggio di Korma, le truppe dell’Als fanno muro», testimonia Claire Allard, che è stata ad Al Fasher dal luglio 2005 al marzo 2006. Responsabile dell’aiuto alimentare per l’ong francese Acf, Action cointre la faim, è arrivata a Gereida il 1° giugno. Più o meno contemporaneamente ai nuovi profughi del Darfur Sud, in fuga dai janjawid. Gereida è un piccolo centro dimenticato di 20 mila anime che ha visto crescere a dismisura i suoi abitanti con l’arrivo dei rifugiati. In due anni è diventato il più grande campo profughi del mondo: 130 mila persone, ai limiti della sopravvivenza. Con solo 6 ong, fra cui la Croce Rossa internazionale, incaricate di provvedere ai bisogni più urgenti, cibo, acqua potabile, un minimo di medicinali. «C’è almeno un fattore di stabilità - osserva l’intrepido impiegato locale dell’Acf - quasi tutti i profughi sono Massaliti. Fossero stati di origini diverse, come al campo di Kalma, la situazione sarebbe già esplosa». Gereida è un’isola nella campagna verde e deserta, dove i civili disarmati non osano nemmeno avventurarsi. Una prigione a cielo aperto, che è il destino comune alla maggior parte delle città del Darfur. Perché l’Onu non arriva? Abugasim Jibril Ibrahim, l’uomo più ricco di Gereida, è preoccupato. «Bisogna che ci difendiamo da soli, perché nessuno ci protegge. Abbiamo bisogno di armi», ripete senza posa. Seduto su uno sgabello di corde incrociate, sotto a un albero lungo la strada, Abugasim, ha una settantina d’anni. Indossa una djellaba bianca e un turbante tradizionale, ha calzini grigi flosci e sandali di plastica. Accanto a lui una stampella. Ad aprile è stato ferito dai janjawid sulla strada di ritorno da Nyala. Prima della guerra aveva una mandria di 157 vacche, terre, negozi, magazzini e camion. «Sarei ancora ricco se avessi fatto scorte di acciaio e di macchinari», spiega. Del suo bestiame, razziato, non resta nulla. «Il Darfur è povero - prosegue - e la sua sola ricchezza è il commercio. Ma non possiamo più muoverci: le piste non sono sicure. Finché ci sono le ong ce la caviamo. Ma l’Onu dovrebbe decidersi a mandare i soldati. Lo dica, è urgente. Se i janjawid assaltano la città chi li ferma?». Nato a Gereida, anche lui commerciante, Fakhr Adeen Mussa è incaricato di raccogliere «l’imposta» versata all’Als dai mercanti della città. «Quindici milioni di lire (circa 5.200 euro), ogni mese». «Chi rifiuta di pagare viene minacciato di finire in carcere», aggiunge. Peraltro questo non garantisce la sicurezza. «Questa guerra è un brutto colpo per gli affari», sospira. Un suo fratello è stato ferito dai janjawid e il suo camion «depredato, a due riprese», dai Fellata e dai Mahedin, due tribù «arabe» della regione. Prima del conflitto Fakhr Adeen Mussa aveva una dozzina di impiegati. Gliene restano sei, e non è male. Perché chi era diventato milionario affittando a peso d’oro alloggi alle ong oggi si ritrova su lastrico, come la maggior parte dei rifugiati. Oggi, a Gereida, non ci sono più il bestiame, i campi e i commerci che davano lavoro. Il primo imprenditore è la Croce Rossa che ha arruolato oltre 200 locali, fra cui qualche donna. Sottosviluppo cronico «Devono aiutarci a costruire scuole, ospedali e strade»: Abugasim sogna a occhi aperti. Quando era ragazzo, nei primi Anni ‘50, in Sudan c’erano 23 scuole secondarie, di cui una sola in Darfur. A fine 2002 la provincia aveva solo 160 chilometri di strade asfaltate, non opera dello stato ma dalla Banca Mondiale, negli Anni ‘70», scrive Gérard Preunier nel suo libro «Le Darfour, un génocide ambigu», Le Table ronde, 2005. L’opera, che traccia la storia dell’antico sultanato, offre mille esempi dell’«assoluto sottosviluppo» nel quale i regimi succedutisi a Karthoum hanno lasciato questa provincia, già base di tutti i commerci. A Gereida, dove le case non si distinguono in nulla dalle capanne dei profughi, la miseria è immensa, ma l’ordine regna nei «quartieri», nati in base ai villaggi d’origine. Il mezzo degli aiuti umanitari fa il suo giro. Se tutto va bene, Acf distribuirà, in dieci giorni, cibo sufficiente per un mese. La clinica della Croce Rossa, aperta nel 2004, assiste da 500 a 600 pazienti al giorno, relativamente pochi rispetto ai 700 dei mesi «caldi», aprile e maggio. Le donne, con i loro bambini, sono più numerose. Le patologie respiratorie sono il problema più comune. E gli stupri. Le donne vanno a cercar legna da ardere in campagna e sono assalite. Gli uomini non ci vanno. «Una donna rischia l’aggressione, ma un uomo rischia la morte», dice Hanane Alì, sorella dello «sceicco» del quartiere Dito, ripetendo quello che tutte le donne del campo hanno imparato a dire agli stranieri.

15 settembre 2006

Crollo delle Twin Towers - La parola di un esperto

Leggendo i commenti di una notizia su Fisicamente, ho letto l'intervento di un ingegnere strutturista che fa delle osservazioni sulla dinamica del crollo delle Torri Gemelle. E con tutte le chiacchiere da bar-11-settembre che si sentono in giro, ritengo utile riproporre i suoi due interventi, che si distinguono per pacatezza e mancanza di faziosità:

Sono un ingegnere strutturista. Con questo ovviamente non ho la verità in tasca ma non trovo convincente, limitandomi a commentare il crollo, la teoria delle esplosioni controllate. Le lesioni dei pilastri dopo l'impatto hanno tuttavia lasciato integro quanto c'era sopra. Quando, causa l'incendio, i rimanenti pilastri del piano lesionato hanno ceduto tutta la "punta" è venuta giù e i vari solai hanno ceduto a cascata. Tenete presente che solai per uffici reggono più o meno 600 chili al metro quadrato e collassano (sempre indicativamente) per un carico circa tre volte superiore; figuaratevi se ci arriva sopra qualcosa come il peso di una decina (o più) di piani di un grattacielo, peso amplificato a dismisura dal carattere impulsivo dell'impatto. Si saranno innescati poi ulteriori meccanismo di collasso; per esempio le colonne, non più trattenute lateralmente dai solai saranno andate soggette a instabilità per carico di punta. Per una disamina migliore bisognerebbe conoscere nel dettaglio la struttura portante, naturalmente, e produrre complicate simulazione con programmi agli elementi finiti. Io mi limito a parlare sulla base di quella che è la mia esperienza, per quello che vale.Tra l'altro nel crollo, la "punta" non è inizialmente venuta giù per moto rettilineo dall'alto verso il basso ma nei primi momenti ha ruotato, schiacciando sulla parte lesionata come ci si doveva aspettare; in alcune immagini, fatte vedere in questi giorni, si vede abbastanza bene come l'asse del grattacielo disegnasse una linea spezzata nel momento di incipiente collasso. Gli sbuffi che si vedono fuori uscire dalle finestre durante il crollo li posso spiegare come aria che viene compressa da quanto sta crollando, come l'aria che in un cilindro è compressa da un pistone.

Insomma applicando il rasoio di Okkam cosa è più semplice? Che il crollo sia avvenuto causa l'impatto di un aereo gigantesco o perchè avevano in precedneza minato le colonne portanti?

Un po' strano mi appare invece il crollo del terzo edificio.

Dove si possono nutrire perplessità è sull'abilita di neofiti a pilotare con tanta precisione aerei di tal fatta; ho però visto intervistare piloti (non ricordo su che rete, pochi gioni fa comunque) che spiegavano come la cosa non fosse così impossibile. Ma qui non so che dire non avendo esperienza di pilotaggio di aerei...

Ciao
Marco (dal Trentino)

e ancora:

A completamento del mio predente intervento va sottolineato che NON è la temperatura di fusione dell'acciao il parametro da considerare per la crisi di una struttura. Una trave in acciaio (per esempio il classico Fe36 delle costruzioni civili) a 700°C di temperatura "collassa" con un carico pari a circa il 25% di quello a temperatura ambiente! La crisi della struttura può avvenire anche molto prima dei 700 gradi se il carico applicato è superiore a quello critico per una data temperatura. Non dobbiamo pensare che una struttura vada in pezzi solo se le sue travi sono fuse.Inoltre la dilatazione del ferro è più o meno impedita dalle giunzioni con gli altri elementi e questo può innescare classici fenomeni di instabilità (carico di punta, imbozzamento, svergolamento delle sezioni, effetto "P-Delta"... scusate i tecnicismi) per cui una struttura portante (trave o pilastro) può cedere sotto carichi sorprendemente bassi rispetto a quelli teorici per cui era stato pensato.

Per quanto attiene il peso che "non aumenta per magia" bisogna fare attenzione; l'urto (sto pensando alla "punta" della torre che si schianta sui piani inferiori) è un fenomeno di tipo impulsivo per cui una forza (il peso, in questo caso) ha la capacità di aumentare a dismisura il suo effetto. Gli effetti dinamici (prodotti da cose che si muovono) possono essere devastanti; per fare un esempio che non c'entra niente col fatto ma rende l'idea, nei ponti il peso di un camion va amplificato del 40% per il solo fatto che si muove e non sta fermo! Secondo voi un vento di 65 km orari può sbriciolare un ponte in acciaio e calcestruzzo? Ebbene è successo (Ponte di Tacoma, 1940) per effetti "secondari" (si fa per dire, viste le conseguenze...), ora ben conosciuti.

Tenete ancora presente che i singoli piani (solai) sono carta velina per delle strutture (la "punta" delle Torri Gemelle) che gli piombano dall'alto in quel modo; niente di strano che cedano di schianto. Sarebbe incredibile il caso contrario. Eppure questa "carta velina" ha l'effetto importante di legare a sè i pilastri. Venendo a mancare tale abbraccio i pilastri si trovano improvvisamente "nudi" e possono collassare con carichi molto molto bassi (carico di punta).

Ci sono ottime ragioni, senza avere visto gli atti dell'inchiesta, per pensare che il crollo delle Torri Gemelle sia avvenuto proprio secondo la spiegazione ufficiale. E' la cosa migliore che abbiamo, a mio parere. Eventuali complotti dovrebbero essere meglio provati, ben oltre qualche fotogramma preso qui e là ed ampiamente insufficienti per demolire la spiegazione del crollo come conseguenza dell'impatto degli aerei. E' una situazione che mi ricorda quella della presunta cospirazione per cui la NASA non sarebbe mai andata sulla Luna, tesi che nessun astronomo condivide.

Questo non toglie altre stranezze alla vicenda, sottolineate in vari interventi (l'abilità dei piloti principianti, la CIA o FBI che non legge -diciamo così- le informative, la vendita del ferro, gli imbarazzanti -aggiungo io- rapporti d'affari tra i Bush e la famiglia di Bin Laden ecc.). Eppoi Bush jr mi appare troppo idiota per architettare piani così diabolici; d'accordo direte voi è un fantoccio manovrato da altri.

Insomma, almeno per quanta riguarda il fatto tecnico del crollo delle Torri Gemelle, non riesco a vedere verità alternative a quelle ufficiali. Ovviamente se un giorno ci saranno prove stringenti (purché lo siano davvero) del contrario mi ricrederò.

Marco (dal Trentino)

Come nota, aggiungo che nessuno, cioè nè il moderatore (che è un fisico) nè qualcun altro si è preso la briga di rispondere alle sue osservazioni.