06 novembre 2006

Qualche commento per i comici del WWF

Stuzzicato da questo post di Andrea, ho trovato sul sito dell'Istituto Bruno Leoni un po' di articoli che commentano il rapporto del WWF, al quale avevo già accennato in un precedente post, secondo cui le risorse del pianeta si esauriranno entro il 2050.
Gli articoli sono molti (sono i primi sei di questa pagina) ma ne riporto un paio in particolare:

Dev’essere successo qualcosa di terribile, ieri, in Italia. Qualcosa che non vogliono farci sapere. Non si spiega altrimenti, perché il Corriere della sera abbia centrato per mezza-giornata-mezza il suo sito Internet sulla regina delle non-notizie. Il Wwf che dice: consumiamo troppo, la Terra è spacciata È come se oggi il titolo di Libero fosse: Papa Ratzinger ai fedeli, ‘andate a messa, la domenica’. Sai che roba. Sono trent’anni, grossomodo cioè da quando esistono, che i verdi continuano a prevedere la fine del mondo. Lo fanno ogni tot mesi, è il loro mestiere. Lo fanno senza interrogare gli oracoli, che di norma pretendono una bestiola in sacrificio, ma organizzando periodiche sedute spiritiche, aspettando quel sibilo nell’aria: “Gradoli”. Per ora, nulla. L’ultima profezia individua l’anno ferale nel 2050. Sorridete, il nostro tempo sta per scadere.

C’è da crederci, come sembra fare il Corriere? Assolutamente no, e il suo direttore Paolo Mieli, che ai tempi è stato in Italia fra i pochissimi a dare credito e spazio all’ambientalista scettico Bjorn Lomborg, lo sa bene. Lo sa anche perché Mieli per mestiere è direttore, ma per vocazione è storico. E allo storico non può sfuggire, la sottile differenza che passa fra la Cassandra che vede Troia in fiamme, e quella che grida all’incendio mentre fuori si gela.

Qualche esempio.

Nel 1905, il proto-ecologista ma cacciatore Teddy Roosevelt aveva annunciato che le riserve mondiali di legname si sarebbero esaurite in qualche decennio. Sorpresa. Cent’anni dopo, noi continuiamo a vivere in case fornite di mobili, a leggere libri, a comprare il giornale.

Nel 1980 il presidente americano Carter, basandosi su uno studio da lui commissionato, fece sapere che nel 2000 sarebbero finite le risorse alimentari. Non quelle del frigorifero di mia zia, ma della Terra. Di tutta la Terra. Sono passati sei anni e continuiamo a mangiare.

Nel 1972 il Club di Roma, un cenacolo di cervelloni con l’hobby di far scoppiare il mondo, sostenne con autorevolezza che le riserve di oro sarebbero terminate entro il 1981, quelle di zinco entro il 1990, il petrolio entro il 1992, il piombo, il rame e il metano entro il 1993. Venticinque anni dopo la sua presunta data di morte, l’oro continua a venire estratto dalle viscere della Terra. È vero, si seguita a dare per certa la fine del petrolio. Però, a parte il fatto che se il greggio si esaurisse domani sarebbe comunque durato quattordici anni più del previsto, tali irrazionali paure non sono suffragate dall’unico indicatore oggettivo di scarsità: ovvero, il sistema dei prezzi. Invece, si continua a trivellare, e il prezzo dell’oro nero è esposto a fluttuazioni che parlano più di geopolitica, che del suo imminente esaurimento.
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La profezia di sventura lanciata dal Wwf, convinto che a questo tasso di crescita nel 2050le risorse naturali si esauriranno, è l’ennesima bufala prodotta dal catastrofismo ecologista. Destinata ad essere smentita dai fatti.

Già nel 1980 un grande studioso, Julian Simon, “sfidò a duello” un guru dell’ecologismo alla moda, Paul Ehrlich; e vinse la sua battaglia. Stufo di sentire che le risorse stavano finendo, Simon chiese a Ehrlich di scommettere che nell’arco di dieci anni ben cinque materie prime fondamentali (stagno, rame, nickel, tungsteno e cromo) avrebbero avuto un prezzo inferiore: a dimostrazione che non c’erano problemi di scarsità. L’ecologista accettò e perse, dato che dieci anni dopo lo stagno costava il 72% in meno, il rame il 18,5% in meno, il nickel il 3,5%, il tungsteno il 57% e il cromo il 40%.

La storia dell’ultimo secolo è costellata di profezie ecologiste che non si sono realizzate: come quando il Club di Roma di Aurelio Peccei pubblicava studi ricchi di grafici che avrebbero voluto convincerci che il mondo non sarebbe arrivato nel terzo millennio.

Si potrebbe ritenere che gli ecologisti sono un po’ bugiardi, ma non dannosi. E invece non è così. Lungi dall’essere “la soluzione”, in larga misura oggi gli ecologisti sono “il problema”. Se c’è un briciolo di verità nel ridicolo manifesto diffuso dal Wwf essa sta nel fatto che – soprattutto a causa della propaganda ambientalista – troppe risorse sono statali e limitate nel loro utilizzo dalle leggi. In assenza di logiche imprenditoriali, così, non si può escludere che la gestione delle risorse naturali sia nel segno degli acquedotti pubblici: che fanno acqua da tutte le parti.
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