Visualizzazione post con etichetta Nepal. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Nepal. Mostra tutti i post

11 gennaio 2007

A' nepalesi! E pure voi, però...

Non contenti di essere usciti da poco da una guerra civile durata circa dieci anni, ora i nepalesi ci mettono del loro per avere guai anche all'esterno, per la precisione con le autorità peruviane. Leggete un po', preso da qui.

Have you seen Nepal? Not really, Peru says
LIMA (Reuters) - Royal Nepal Airlines has apologized to Peru after mistakenly using a photo of the Inca ruins of Machu Picchu to promote tourism in Nepal.

Peru's foreign ministry said in a statement Wednesday the flagship carrier of the Himalayan kingdom, about half way around the world from the Andean country, had put the picture of Peru's tourism icon, Machu Picchu, on a poster under a slogan "Have you seen Nepal?"

Peruvian mountaineer Ernesto Malaga, who was visiting India last month, noticed the blunder on a poster hanging on a wall in the airline's office in New Delhi. Peruvian authorities requested explanations from the airline via the embassy.

"The airline ... offered apologies to Peru for using the picture of the Machu Picchu Sanctuary on a poster to promote their country and assured that the lamentable error has been corrected," the statement said.

"As a consequence, the Nepalese airline fired an employee in the rank of a manager ... It is concluded that it was an isolated error," it added.

From a distance, some mountain temples in the Himalayas could be mistaken for Incan ruins, which also cling to steep slopes.

Nepal is actively promoting tourism in the hope that foreigners will return in big numbers to visit its snow-capped mountains and ancient temples after a long Maoist revolt.

In the meantime, Peru's government is urging residents and visitors to vote for the Andean Machu Picchu site as one of the world's new seven wonders in a publicity campaign by the New7Wonders Foundation (www.new7wonders.com).

Built in the 1460s and abandoned for three centuries after the Spanish conquest, Machu Picchu, or "Old Peak" in the Quechua language, was rediscovered by U.S. archeologist Hiram Bingham in 1911.

21 novembre 2006

Nepal, governo e ribelli firmano storico accordo di pace

KATHMANDU (Reuters) - Il governo multipartitico nepalese e i ribelli maoisti hanno firmato oggi un accordo di pace che dichiara formalmente la fine di una guerra civile durata un decennio nel corso del quale hanno perso la vita 13.000 persone.

L'accordo firmato dal primo ministro Girija Prasad Koirala e dal leader dei ribelli maoisti Prachanda giunge sette mesi dopo le dimissioni del re Gyanendra, che ha ceduto il controllo del paese ai partiti politici in seguito a settimane di violente proteste nelle strade.

"L'accordo mette fine al lungo conflitto", ha detto il negoziatore del governo Krishna Prasad Sitaula dopo aver letto il testo del trattato.

L'accordo prevede il disarmo degli insorti che verranno confinati nei campi sottoposti al controllo delle Nazioni Unite e giunge in vista delle elezioni del prossimo anno in cui verrà eletta un'assemblea che si occuperà di redigere una nuova costituzione e decidere il futuro della monarchia.

Dal sito della Reuters.

10 novembre 2006

Pace in Nepal

Finalmente ieri il capo dei Maoisti, Prachanda, e i partiti democratici nepalesi hanno raggiunto l'accordo definitivo che, dopo la deposizione del re Gyanendra, pone fine a oltre dieci anni di scontri e guerriglia che hanno causato più di 12000 morti.
Alessandro Gilioli ha intervistato il capo dei Maoisti, e oggi è possibile leggere l'intervista sul sito dell'Espresso di Repubblica.
Buona lettura.

21 aprile 2006

Nepal, la situazione peggiora

Su squareplaza ci sono continui aggiornamenti sulla situazione in Nepal, non linko tutti i post singolarmente perché sono tantissimi, ma consiglio vivamente di leggerli, a chi sia interessato.

10 aprile 2006

Ancora disordini in Nepal

Gli ultimi giorni hanno visto un aggravarsi della situazione in Nepal, le ultime novità in una serie di post su square, in particolare qui, qui, qui e qui.
E forse anche i grandi media iniziano a interessarsi della situazione del Nepal, in particolare ho visto un servizio sul TG3 qualche giorno fa e una pagina del Televideo con una ultim'ora.

13 febbraio 2006

Lettera aperta al Presidente Carlo Azeglio Ciampi

Pubblico la lettera aperta di Marco Banchelli al Presidente della Repubblica.

Le Olimpiadi e il Nepal
Caro Presidente
Perdoni se mi rivolgo a Lei con questo tono confidenziale, ma sono certo di non farle né un torto né uno sgarbo. Anzi confido proprio che lo possa gradire.
Ho sentito un irrefrenabile impulso nel doverlo fare proprio in queste ore di Olimpiadi, di grandi investimenti e grandi attese, di qualche timore e tanta sorveglianza, di festa e di contestazione, di sport e di montagna…
Ecco, la montagna. Autentico simbolo naturale universale di tutti i giochi olimpici invernali. E quando parlo di montagna a me vengono immediatamente alla mente le vette più straordinarie, imponenti e “sacre”: l’Annapurna, il Manaslù e le altre intorno, fino all’Everest. Tutta l’infinita catena dell’Himalaya, la “dimora delle nevi”.
Sicuramente saprà che delle 14 vette più alte del mondo che superano gli 8.000 metri d’altezza, ben 8 si trovano nel piccolo (e disastrato) Regno del Nepal.
Conosco bene quelle montagne e quei sentieri, teatro di grandi imprese sportive legate all’alpinismo. Negli ultimi venti anni ho avuto modo di avvicinarle in tante “tappe” con la mia bicicletta, ma devo confessarle che le mie piccole-enormi imprese avrebbero avuto ben poco valore se non fossi divenuto amico e mi sentissi di amare senza alcuna riserva il Nepal e tutte le sue genti.
Loro non hanno mai vinto una medaglia olimpica, né invernale né estiva. Tra l’altro credo proprio che non saranno neppure rappresentati a Torino. Pensi che sono talmente “sfortunati” che gli impianti sciistici, se realizzati, dovrebbero sorgere ben oltre i 4.000 metri d’altezza… Ma anche se ciò di per se non fosse un’impresa, lo sci e lo sport invernale in genere è molto, molto lontano dalla loro realtà quotidiana. Tutto pare terribilmente lontano in un paese senza libertà e democrazia.
In Nepal, giusto oggi, 13 febbraio proprio mentre le nostre olimpiadi sono in pieno svolgimento, ricorre un tragico anniversario: dieci anni di guerra civile. Una lotta tra i così detti rivoltosi “maoisti” e forze governative che ha causato oltre 12.000 vittime e 4.000 “scomparsi”, compresi ovviamente civili e bambini. Di sicuro anche in Nepal non avranno accolto il suo invito ad interrompere le ostilità per i “giochi”. In Nepal la gente neppure sa che ci sono, purtroppo…
Ma la cosa più grave per cui sono a scriverle è che neppure noi sappiamo che c’è il Nepal !
O meglio, che c’è questa situazione degenerata, un isolamento geografico e mediatico, un potenziale terreno di probabile nuova dittatura, di sicura battaglia e di continuo non-rispetto dei più fondamentali diritti dell’uomo.
In questo momento di festa e di sport per l’Italia, un’Italia che io stesso mi sento di aver rappresentato nella mia esperienza per le strade del mondo, dopo queste considerazioni, sono a rivolgerle un invito come primo cittadino del nostro paese e come garante di libertà, giustizia e democrazia. Un invito a RIVOLGERE un appello personale al Re del Nepal, Gyanendra affinché accetti il dialogo e le trattative che, sia i sette partiti d’opposizione (pare l’80% dell’elettorato) sia lo stesso leader maoista Prachanda, gli stanno chiedendo da mesi e mesi.
Il Sovrano dovrebbe arrivare a capire che oramai la sua politica ed il suo estremo tentativo di risoluzione hanno fallito. Che se ama il Nepal ed il suo popolo non può far degenerare ancora di più la situazione e scatenare un conflitto ancor più grave e definitivo. Oltre ad incalcolabili ulteriori lutti, darebbe un colpo terribile alla già non semplice situazione di paese povero del mondo.
La prego, accolga quest'invito che le rivolgo anche a nome di tutte le genti del Nepal, che mi sento di rappresentare, e sicuramente anche delle nostre genti d’Italia e di tutti coloro a cui stanno a cuore le vicende del mondo e la pace. E se un appello non basta, lo ripeta. Lo ripeta ogni giorno. Lo ripeta al Re del Nepal come a noi, ed ai nostri leader che in questo stesso periodo rischiano, come dire, di non darci il migliore degli esempi… Io sono fermamente convinto che la Pace nel mondo sarà possibile costruirla quando tutti ci sentiremo protagonisti: non tanto sui campi di battaglia ma nella vita di ogni giorno, nel dialogo e nel reciproco rispetto.La ringrazio per l’attenzione e, qualunque sia l’esito di questa mia richiesta, mi permetta di ringraziarla per questi intensi e non semplici sette anni nei quali, come nostro Presidente, ha dato sempre, e soprattutto, dimostrazione pratica e vissuta di equilibrio ed esempio.
Marco Banchelli
ciclo-nauta

Intervista a Prachanda

Wellington ci ha segnalato un'intervista della BBC al leader dei maoisti, Pushpa Kamal Dahal (detto "Prachanda").

10 febbraio 2006

Post comune del network per il Nepal

Il seguente post è bubblicato su tutti i blog aderenti all'iniziativa Blogs for Nepal.
Un silenzio lungo anni

Ouverture
La realtà in cui viviamo è complessa. Capirla è un complicato esercizio, spesso senza alcun risultato. Ma non per questo un esercizio inutile. Tentare di capirla è un compito importante per molti. Un dovere, per qualcuno. Alcuni credono di averne fatto una professione, e sono i giornalisti. Noi tuttavia non chiediamo loro di capire al posto nostro. Non chiediamo tanto. Ci basterebbe che osservassero e riferissero le loro osservazioni. Non è un compito da poco. Significa dare esistenza ai fatti all'interno dei media; che è come dire farli esistere agli occhi del mondo. Perché oggi il Nepal non esiste? Il problema è che chi osserva e riporta è inserito nel contesto del mercato dell'informazione, delle notizie. In Nepal le notizie ci sono. Solo che valgono poco. Molto poco. Eppure la gente lotta ugualmente. muore lo stesso: come in Iraq, Palestina, Israele, Cecenia, e in troppi altri posti. Come sotto casa nostra. Tocca anche noi dare valore a queste notizie. A noi che vogliamo capire la complessità del mondo. È il nostro interesse, la nostra attenzione che può far trovare ai morti del Nepal la luce agli occhi del mondo.
E sotto questa luce, le cose in Nepal un giorno potrebbero cambiare.

Nepal
"Giornalisti e osservatori internazionali hanno più volte sottolineato come le notizie diffuse siano spesso frammentarie e incomplete e , da diversi mesi ormai, l'informazione relativa alla situazione nepalese sia fortemente limitata". (Paolo Tosatti, da WarNews) Il Nepal, in questo momento, è un punto interrogativo più grande e misterioso degli altri. Proviamo a fare un po' più di chiarezza, almeno..
Confinante con due giganti, India e Cina, e situato intorno ai 1400 metri d'altezza -veramente sottoterra se si pensa agli 8000 metri che si vedono in lontananza tra nuvole e neve- c'è il Nepal, stato nato politicamente nel 1768, grazie alla dinastia Shah, a cui appartiene anche l'attuale regnante, e al Re Narayan. Nel 1900 però il paese ha subito decenni di dittatura con la famiglia Rana al governo, protetta da un Re fantoccio. Nel 1947 nasce il Nepal Congress Party. Nel 1955 Mahendra indice le prime elezioni, ma abolisce il sistema partitico in favore del Panchay At , le assemblee locali. Con il referendum del 1981: il malcontento è tanto, eppure, per poco, il popolo si schiera in favore delle assemblee. Il 1990 è l'anno della svolta. In un clima di aperta rivolta il Re dichiara decaduto il vecchio sistema e si proclama sovrano costituzionale. Una serie di governi di coalizione si susseguono al governo, ma senza un preciso indirizzo politico. Si arriva al 1996, l'anno della svolta definitiva. I maoisti, organizzazione politica e militare fondata nel 1994 e condotta da Pushpa Kamal Dahal , anche noto come Prachanda, lanciano quella che viene chiamata "Guerra del Popolo nepalese". E' il 13 febbraio. In poco tempo si attivano in tutto il territorio, con il compito di rovesciare la monarchia e di "instaurare una sorta di governo alternativo locale. Fatti fuggire o eliminati i rappresentanti del governo ufficiale, dirigono le amministrazioni e gestiscono la cosa pubblica cercando di convincere la popolazione che possono fare meglio e di più" (Francesca Quaggetto, da War News). Per convincere il popolo nepalese i maoisti usano la forza, così a violenza subentra violenza, ad ingiustizia altra ingiustizia e a una dittatura una nuova dittatura. Tutto cambia perché nulla cambi, e diverso è solo il nome e il titolo onorifico ,ma nulla più: da Re a comandante, da Gyanendra a Prachanda. . Del secondo si è detto. Del primo non tutto si può dire. Nel 2001 il principe Dipendra uccide tutti, padre, madre, se stesso,in un momento di follia . Il successore di Birendra è suo cugino, Gyanendra appunto, i cui nemici sussurrano essere coinvolto nella strage, visto il caso strano che a corte gli unici a salvarsi dal principesco raptus di follia sono stati lui, sua moglie e suo figlio. Tutto precipita il 1 febbraio 2005, poco più di un anno fa. Il Re licenzia il parlamento, scioglie il governo e accentra su di sé il potere esecutivo, nominando ministri persone da lui direttamente scelte. La tregua unilaterale di tre mesi, voluta dai maoisti nel settembre dello scorso anno, è fallita senza alcun successo. C'è stato giusto il tempo di riarmare e riposare le truppe e tornare più combattivi che mai. Perché ora ci sono le elezioni amministrative. Le ha fortemente volute il Re. I maoisti, invece, non sono d'accordo e hanno minacciato di attentare alla vita di chi oserà candidarsi alle elezioni. Il risultato è che su 4146 seggi, mille risultano vacanti e seicento sono i candidati che si sono ritirati. Nel duro gioco della realtà, a volte, si sente il bisogno d'essere morbidi: i sette partiti maggiori hanno deciso di allearsi con i ribelli e di boicottare il Re. I candidati di conseguenza sono tutti monarchici e finti politici. Inoltre, vista l'assenza di avversari, basta candidarsi per vincere.
In piazza la gente si muove, le scuole e le università sono in agitazione, la polizia è costretta a lavorare sodo e le carceri si sono riempite e svuotate come un'immensa cassa toracica, fatta di vita, di protesta, e della confusione, naturale, delle nostre menti ragionevoli di pragmatici uomini occidentali senza qualcuno con cui schierarsi.
Volendo analizzare e vagamente razionalizzare la situazione partiamo da due dati di fatto: - il Re ha comportamenti dittatoriali. Nel 2004 il nepal è stato il primo paese al mondo per numero di desaparecidos (116). Nel 2003 il primo per arresti di giornalisti. La libertà è seriamente compromessa, i giornalisti costretti al silenzio, i diritti più elementari violati. I conti dello stato sono in rosso, gli aiuti umanitari dirottati alla voce "spese militari". - i maoisti si lavano la bocca con la parola democrazia ma, ahimè, non ne hanno capito bene il senso. In giro seminano terrore, uccidono, chiedono alla povera gente di contribuire economicamente alla rivoluzione. Insomma: vanno casa per casa e derubano. Con chi possono tentano di spillare 200000 rupie, consapevoli che male che vada ne portano a casa 20000 (circa 300 dollari). Alla fine lasciano una bella ricevuta, perchè in fondo sono gentili, e chi ha pagato una volta non paga più. Non fosse che la ricevuta è meglio ingoiarla o, a seconda delle preferenze alimentari, bruciarla perchè se la trova l'esercito, il corpo del malcapitato non se la passerebbe proprio benone. I nepalesi sono ormai l'incudine tra due martelli.

Epilogo
Il Nepal è una realtà complessa, ma forse meno di quanto sembri. Il Nepal è un mondo in cui gli occhi puri della gente sono ancora in grado di vedere Buddha, un bimbo che da sei mesi, in un albero, non mangia e non beve, e di vivere della magia d'uno sciamano. Lo sky-line del Nepal ha la forma irregolare e perfetta dell'Himalaya e dei templi, vicino eppure così lontano dai grattacieli cinesi e dai computer indiani. E' un luogo talmente diverso che l'occidente non vi ha trovato utilità alcuna, e l'ha lasciato intatto agli occhi. E' sul cuore però che sta lavorando, corrompendo per armi e per soldi lo spirito magico d'una nazione.
E' una realtà tanto complessa da poter essere così schematizzata così : un buono, un cattivo, una vittima: il Re e i maoisti, e viceversa. Solo la vittima è sempre la stessa: un popolo dilaniato da ideologie e mezzi che nulla hanno a che fare con la loro diversità: con elicotteri americani e comunismo di Mao. Proprio loro che, qua e là, vivono condividendo tutto, senza bisogno di Mao e dei suoi nipotini a fare da insegnanti. Ed è aberrante, tragico, vomitevole, o quanto meno buffo, che un occidente presunto paladino della democrazia, desista dal suo tentativo di democratizzazione quando non vede interessi da difendere, ma solo una realtà su cui agire delicatamente, con discrezione ed intelligenza. Con la mente volta ad un altro mondo. Un luogo per politici raffinati. E non lo dico con la spocchia di chi è sicuro. Ma col dubbio, amaro, di chi guarda la realtà e non riesce ad evitare di trarre conclusioni ovvie. Con l'ingenua speranza di essere in errore. A quanto pare tra i valori relativi abbiamo deciso di aggiungerci l'informazione ed il buon giornalismo. Il Sudan, , la Colombia, la Somalia, la costa d'Avorio, l'Uganda, il Nepal, sono realtà praticamente sconosciute. Lì la gente muore esattamente come in Iraq e in Palestina-Israele, ma con meno visibilità, colpita da bombe, proiettili e povertà. Il cuore si ferma per tutti allo stesso modo. A volte smette nell'istante preciso in cui gli occhi si spalancano stupefatti dalla sorpresa amara di un mondo assurdo. Come si sceglie su cosa informare? Perché manipolano così sciaguratamente la nostra agenda informativa? Blogs for Nepal

E così è nato il network, Blogs for Nepal, con la voglia di dare la voce a tutti, di fare informazione con pochi mezzi ma buoni: bloggers sparsi tra Parigi e Roma, Torino e Vicenza. Oggi il Nepal, domani chissà. Se sei dei nostri vai su: http://nepalnetwork.blogspot.com/ Contattaci o lascia un commento. Blogger o non blogger puoi aiutarci, aggiungerci alla lista, e continuare in questo passaparola. Un fiocco di neve può divenire valanga.