23 novembre 2006

Grattacielo ecologico negli USA

Riporto un'interessante notizia appresa dal blog di Camelot e riportata sul sito del Corriere:

NEW YORK — Nell'immaginario della Corporate America, il colore verde è sinonimo di soldi dal lontano 1862. Quando la prima banconota verde marcio da 1 dollaro fu emessa dall'U.S. Department of the Treasury. Nell'America del nuovo millennio «green» indica tutt'altra cosa: la nuova tendenza all'edilizia ecologica promossa dai giganti della finanza, che si sono fatti promotori di una rivoluzione destinata a cambiare non solo il volto delle grandi città, ma anche, si spera, il futuro del pianeta.

BANKAMERICA — La punta di diamante del nuovo trend è New York dove, a pochi passi da Times Square, sono iniziati i lavori dell'edificio più ecologico del mondo. Il grattacielo della Bank of America, che lo studio Cook+Fox Architects inaugurerà nel 2008. Una torre di 54 piani su 365 metri d'altezza a un costo di un miliardo di dollari. Oltre a essere il secondo più alto di New York dopo l'Empire State Building, il grattacielo è il primo della storia a ricevere l'ambitissimo certificato al platino mai emesso dall'U.S. Green Building Council, l'equivalente dell'Oscar per l'eco-architettura. Per aggiudicarsi il riconoscimento, il grattacielo sarà costruito in gran parte di materiali (vetro, acciaio e alluminio) riciclabili o riciclati. «Non sarà solo un palazzo spettacolare, ma anche il più ecologicamente responsabile che si possa immaginare», teorizza Douglas Durst, co-presidente di Durst Organization, la società incaricata della costruzione. Così, dice il governatore Pataki, «si protegge l'ambiente creando lavoro».

OASI VERTICALE — Sul tetto della nuova eco-torre, Durst costruirà una vera e propria giungla di piante, alberi e cespugli, che ne ridurranno l'impatto termico e ambientale. La sua energia sarà quasi tutta generata sul posto. Con l'ausilio di una turbina eolica sistemata su una delle due guglie e di un impianto da 4,6 Megawatt, dotato di unità di immagazzinamento termale che produrranno ghiaccio di notte, quando i costi dell'energia sono al minimo, da utilizzare negli impianti di condizionamento. Un sistema di riciclaggio dell'acqua piovana consentirà inoltre di risparmiare milioni di litri d'acqua mentre anche le toilette saranno a basso consumo idrico, con orinatoi ad autopulizia chimica, biodegradabile e senza sciacquone, del tipo già usato alla Jimmy Carter Library e al Taj Mahal.

PUBBLICO E PRIVATO — Se l'amministrazione Bush si è contraddistinta come la meno ecologica della storia, la Corporate America ha deciso di assumere la leadership nella crociata salva- pianeta. «Che c'è di male nel profitto?», si chiede il New York Times in un lungo articolo dedicato ai nuovi, ricchissimi pionieri dell'eco-trend, in gara tra loro per trasformare le città americane in luoghi più vivibili. Al boom dell'eco-architettura s'ispirano molti dei nuovi edifici della Manhattan post-11 settembre. Dal grattacielo Hearst, disegnato da Lord Norman Foster tra la 57˚ strada e l'8a Avenue al New York Times Building progettato da Renzo Piano sulla 41˚ strada West. Dal 7 World Trade Center della Silverstein Properties al Solaire, il primo eco-grattacielo residenziale d'America, a due passi da Ground Zero.

MILANO — La febbre ha finito per contagiare anche l'Italia. Dove Hines (che ha costituto con il Fondo CalPers il Green Development Fund, con investimenti per 500 milioni di dollari) è impegnata esclusivamente nella costruzione di edifici ecologicamente sostenibili. A Milano sono stati avviati secondo questi criteri i progetti di Garibaldi-Repubblica delle Varesine e di Isola-Lunette.

Ora, trovo interessante questa notizia in particolar modo perché mi permette di esprimere un'idea che, per quel che si sente spesso dire, sembra controintuitiva, ma che in realtà rappresenta bene lo stato delle cose: non ci può essere una vera attenzione verso l'ecologia se non c'è sviluppo.
Potrebbe sembrare strano, ma è così: se una popolazione sopravvive a stento, è assurdo immaginare che possa pensare a non inquinare l'ambiente; semplicemente questa non può essere una sua priorità. Laddove invece c'è sviluppo e industrializzazione, il surplus creato sarà spendibile anche verso una maggiore attenzione per i consumi e l'inquinamento.
Non è quindi un caso che questo "nuovo trend" parta dai tanto vituperati Stati Uniti!

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