31 marzo 2006

Le Bugie degli Ambientalisti (intro)

Qualche mese fa mi aggiravo per una grande libreria, dovendo fare un cambio, quando mi cadde l'occhio su un libro dal titolo drastico. Ne lessi alcuni passaggi, e il fatto che la prefazione fosse scritta da Tullio Regge mi convinse a comprarlo. Il libro in questione si intitola "Le bugie degli ambientalisti", scritto da Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari, e in seguito ne proporrò, in più post, alcuni dei temi principali affrontati.
Questa è più che altro una premessa, per chiarire la posizione degli autori (e la mia) riguardo il tema ambientale in generale.
Il libro analizza molti dei maggiori temi ambientali: inquinamento, popolazione, deforestazione, ecc., argomentando su dati e studi scientifici per confutare le tesi catastrofiste, sostenute dalle principali associazioni ambientaliste, a riguardo. Gli autori attribuiscono inoltre queste posizioni estreme a una vera e propria strategia del terrore volta ad aumentare il sostegno economico che la gente offre a queste associazioni. Insomma, secondo gli autori essenzialmente si tratta di multinazionali dello stesso genere di quelle più famose che tanta gente critica (ed eventualmente boicotta), il cui scopo principale è l'arricchimento di chi le gestisce.
Devo dire che per quanto mi riguarda sono sempre stato sensibile al tema ambientale, quando posso nel mio piccolo uso la bicicletta, e in casa si separa la spazzatura per il riciclaggio. D'altra parte, il mio innato scetticismo mi ha spesso fatto venire qualche dubbio riguardo certi allarmismi a mio parere eccessivi, o che col tempo si sono effettivamente rivelati fasulli. Uno per tutti, ricordo che quando ero piccolo si facevano proiezioni sulla crescita della popolazione mondiale, prevedendo che sarebbe arrivata intorno al Duemila a 8 miliardi. Cosa ovviamente non verificatasi.
L'unica critica che mi sento di muovere è sull'impostazione ideologica degli autori, troppo vicina per i miei gusti a quella della Chiesa Cattolica (ma ovviamente è solo un mio parere). Questo fa sì che a mio avviso si incentrino troppo sulla critica di alcuni aspetti storici, che secondo loro sono gli unici alla base della nascita dei movimenti ambientalisti. Per il resto, l'ho trovata una lettura molto interessante e chiarificatrice.

28 marzo 2006

Il governo di Hamas ha approvato, giura di combattere Israele

A dispetto delle dichiarazioni di lunedì, in cui il futuro primo ministro Ismail Haniyeh sottolineava la nuova spinta del governo di Hamas per la pace e il dialogo, ecco come stanno le cose in realtà. Ho come l'impressione che dovrà passare ancora molto tempo, prima che le cose migliorino tra Israele e Palestina.

GAZA (Reuters) - A Hamas-dominated Palestinian parliament approved the Islamic militant group's cabinet and program on Tuesday, clearing the way for it to take control of the government two months after its shock election victory.

Chanting "God is Greatest" after the 71-to-36 vote, Hamas lawmakers hugged and kissed Ismail Haniyeh, their teary-eyed prime minister-designate who vowed to not to abandon the fight against Israel.

"The Koran is our constitution, Jihad is our way, and death for the sake of God is our highest aspiration," Hamas lawmaker Hamed Bitawi said.

Tuesday's comments stood in contrast to a more conciliatory speech by Haniyeh on Monday in which he stressed the new government's push for peace and dialogue. The earlier speech drew fire from some lawmakers for not stressing resistance.

The vote of confidence came on the day Israel held a general election that interim Prime Minister Ehud Olmert was expected to win on a platform of imposing Israel's final borders with the Palestinians if peacemaking remains stalled.

The new cabinet, dominated by Hamas loyalists, was expected to be sworn in on Wednesday by President Mahmoud Abbas, whose long-dominant Fatah faction refused to join the new government.

Hamas, committed by its charter to Israel's destruction, inherits an aid-dependent Palestinian Authority that is on the brink of financial collapse.

A threatened cut in Western aid could make it more difficult for Hamas to pay the salaries of an estimated 140,000 Palestinian Authority workers, including security personnel. Aid groups say a funding crisis could lead to chaos and violence.

CHANGE IN TONE

In presenting the cabinet for parliamentary approval on Monday, Haniyeh sought to reach out to the West by saying his government was ready for talks with the "Quartet" of Middle East mediators on bringing a "just peace" to the region.

In contrast on Tuesday, Haniyeh said: "We were born from the womb of resistance, we will protect resistance and the arm of resistance will not be touched," said Haniyeh.

Addressing Mariam Farhat, a newly-elected Hamas lawmaker whose three sons died fighting Israel, Haniyeh said: "This the fruit of the sacrifices by martyrs, including your sons. You've got to be proud of this day."

Israel seized on Haniyeh's change of tone, saying it reflected the new government's "extremist" policies.

"I hope the sort of remarks we heard today help to dissolve any possible illusion that might exist as to the true character of this new Palestinian leadership," said Foreign Ministry spokesman Mark Regev.

The United States, grouped in the Quartet with the European Union, Russia and the United Nations, has also rejected talks with Hamas until it renounces violence, accepts interim peace deals and recognizes Israel's right to exist.

Hamas has carried out nearly 60 suicide bombings against Israelis since 2000, but has largely abided by a year-old truce.

After the vote, Haniyeh and several newly-approved cabinet ministers prayed at the house of Hamas co-founder Sheikh Ahmed Yassin, who was killed by an Israeli airstrike in 2004.

"We are coming to congratulate you and to say that the blood of our Sheikh (Yassin) did not go in vain," Haniyeh told Yassin's widow.

23 marzo 2006

Documenti dell'Intelligence iracheno

Riporto un interessante post di Wellington sulle prime traduzioni di documenti segreti del regime di Saddam, presi drante l'operazione "Iraqi freedom":


IZSP, ISGZ e altri buffi codici precedono il numero di serie assegnato ad ogni documento dell'Intelligence iracheno catturato durante l'operazione "Iraqi Freedom" le cui traduzioni incominciano ad essere declassificate e pubblicate dall'Intelligence americano nel silenzio generale dei media internazionali.

Grazia ai bloggers Free Republic, Ray Robison, Barcepundit, al blog aggregator Pajamas Media e ad Ali di Iraq the Model che ha confermato l'attendibilità di alcune delle traduzioni dall'Arabo, almeno i blogs sono in grado di offrire qualcuna delle "smoking guns" (pistole fumanti) sull'Iraq da sempre tanto richieste dalla comunità mondiale dei benpensanti.

File IZSP-2003-00000859, datato Dicembre 2002.
Una serie di documenti appartenenti alle Brigate al-Quds, un'organizzazione terroristica islamista palestinese, descrive alcuni passi da prendere in caso d'invasione: in breve prepararsi per una lunga guerriglia. Quello che però conta è che questo documento è stato prodotto, prima dell'inizio della guerra, da membri di al-Quds PRESENTI IN IRAQ, e non rimasti in Palestina.

File IZSP-2003-00003336, datato 11 Marzo 2003.
Questo richiesta inviata, sempre dagli al-Quds, al quartier generale dell'Intelligence Iracheno a Bagdad chiede conferma di alcuni piani previsti per l'invasione, in particolare:

* il governo iracheno distribuirà gli stessi volantini distribuiti dalle forze americane ma contaminati con l'antrace.
* l'Iraq importerà uniformi simili a quelle delle forze USA con lo scopo di uccidere cittadini iracheni e far ricadere la colpa sulle truppe americane.
* dare fuoco a barili di petrolio intorno a Bagdad allo scopo di causare il panico in città.
* molti pezzi grossi del governo faranno rifugiare i propri cari in Russia.

File ISGZ-2004-009247.Questo documento in Arabo, di cui trovate una traduzione parziale qui, testimonia invece i contatti stabiliti, con l'ausilio di agenti sudanesi, tra l'Intelligence Iracheno e Osama Bin Laden sin dal 1994, compresa l'apparente intenzione di collaborare per portare a termine atti terroristici nella "terra di Hijaz" (Ovest Arabia Saudita).

Da questi tre documenti soltanto possiamo già concludere quanto segue:
1) Saddam Hussein e Osama Bin Laden saranno anche l'uno un laico blasfemo e l'altro un fanatico religioso, ma per quanto riguarda il terrorismo erano ben disposti a collaborare. I contatti c'erano, erano vecchi di anni, e dal documento si evince che c'era tutta l'intenzione di mantenerli anche dopo il trasferimento di Bin Laden dal Sudan all'Afghanistan.
2) Sempre per la serie "Saddam non supportava il terrorismo" in Iraq nel 2002 erano presenti membri di un gruppo jihadista palestinese attivo sia in patria che all'estero.
3) Ancora nel Marzo del 2003 l'Iraq doveva essere in possesso di una certa quantità di antrace.
4) Che questo antrace era destinato ad essere fornito in dotazione ad un gruppo terrorista, o che quantomeno il regime di Saddam non era estraneo all'idea di fornire armi biologiche a gruppi terroristi.
5) Che la pratica di uccidere innocenti Arabi e far ricadere la colpa sugli Americani non è una leggenda metropolitana.

Certo questi documenti non sono affatto le uniche "smoking guns" nè su "Saddam e terrorismo" nè su "la menzogna delle WMD" che vengono fuori, anche se sono particolarmente "fumanti", nè sono le uniche a venire puntualmente ignorate dai media.

Significative a questo proposito le parole del Deputato Pete Hoekstra (Rep. Michigan), Presidente della Commissione Intelligence del Congresso USA:
"Auspichiamo di scatenare il potere di Internet e della blogosfera per esaminare questi documenti e fornirci una maggiore comprensione di ciò che accadeva nell'Iraq di prima della guerra", lo sa anche lui che se aspettiamo la stampa stiamo freschi.

20 marzo 2006

Alcune amenità del CERN

La settimana scorsa sono stato al CERN, e ho alloggiato in questo paesino a un paio di chilometri di distanza.Non fatevi ingannare, non è così bello come sembra...
A mensa è possibile trovare menù...a tema,
consumabili con simpatiche posate magnetiche...

...in compagnia di persone originali (dalla foto non si vede, ma sul colletto della camicia il tipo porta sempre un collare con le borchie).

E a proposito di cibo, c'è chi in stanza insieme si trova proprio bene...

16 marzo 2006

Altra bufala?

Poco tempo fa si era sparsa la notizia secondo cui ci sarebbero stati italiani ad Abu Grahib. Notizia diffusa, indovinate da chi? Ovviamente dalla Al Jazeera italiana, ovvero RaiNews24. Ebbene, leggete questo articolo (da Alex Marra, che a sua volta ha preso da Il Foglio):

RAIBUFALE24 international
Sigfrido Ranucci è quel giornalista al servizio della più bolscevica televisione del mondo occidentale, diretta del postcomunista Roberto Morrione. Rainews24 purtroppo è vista da pochi italiani, viceversa il Cav. Non avrebbe bisogno di fantomatici sondaggi americani per godersi il sorpasso su Prodi. Nei mesi scorsi, il tosto Ranucci aveva fatto uno scoop mondiale sull’uso illegale del fosforo bianco a Fallujah da parte degli americani, finito poi in barzelletta ancor più del Nigergate di Bonini&D’Avanzo.
Ieri la rivista americana molto di sinistra che si chiama Salon ha svelato un altro clamoroso falso della tv italiana al servizio dei repubblichini di Tikrit: il famoso prigioniero incappucciato di Abu Ghraib, nei giorni scorsi intervistato dal New York Times e in precedenza, in anteprima mondiale, da Raibufale24, non è affatto l’uomo ritratto in quelle terribili fotografie che un bravo soldato dell’esercito americano, nel dicembre 2003, aveva consegnato ai suoi superiori, denunciando così lo scandalo di Abu Ghraib. Quell’uomo spacciato per l’incappucciato dal giornalista italiano prima e dal New York Times poi, era un altro. Ovviamente non si può escludere che anche il gerarca baathista Ali Shalal Qaissi sia stato a sua volta incappucciato, ma è difficile e certamente non è l’uomo delle fotografie. Salon lo ha svelato, il Pentagono lo ha confermato, infine lo ha ammesso anche il New York Times. Il giornale newyorchese ha subito riconosciuto l’errore, pubblicando due articoli, e ha immediatamente aperto un’inchiesta interna come nel caso del falsario Jayson Blair. Il sito di Raibufale24 fino a ieri sera non riportava la notizia. Il falso incappucciato, tra le altre cose, aveva detto a Ranucci che tra i suoi torturatori c’erano anche agenti italiani o che parlavano italiano, quando è notorio che il Pentagono vieta categoricamente alle società di contractors di assumere cittadini non americani. Eppure Prodi e la sinistra intorno a quell’intervista di Ranucci hanno fatto un gran baccano, anche parlamentare. Esattamente come fecero Fassino & co. ai tempi della “strage nascosta” di Fallujah, anch’essa opera dell’ingegno congiunto di Ranucci, Raibufale24 e di qualche nostalgico del dittatore nazionalsocialista. Ranucci, a differenza di oltre 200 giornalisti internazionali, non era presente alla battaglia di Fallujah, eppure secondo il suo reportage gli americani hanno usato gli elicotteri per sganciare gas proibiti sui civili, come e peggio del Vietnam col napalm. Gli analisti militari hanno smontato punto per punto la ricostruzione di Ranucci e finanche il marine “pentito” è stato costretto a smentire e ad accusare Raibufale24 di essere stato citato fuori dal contesto. Il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, e i più seri esponenti del centrosinistra non hanno niente dadire su Raibufale24?

Ora, puntualizzo che la storia di Abu Grahib in sè è grave, ed è giusto che vi si indaghi (avevo già parlato dell'indagine di Human Rights First, a questo proposito), ma non mi piace che ci sia chi spaccia per scoop notizie di seconda o terza mano, come era in questo caso, per i soliti scopi propagandistici. E non mi va che questo venga fatto con denaro pubblico.

Update: Roberto Morrione, direttore di RaiNews24, ha risposto a Il Foglio.

Io sono qui

Ho fatto il test Voisietequi,

Elezioni 2006. Io sono qui. E tu dove sei?

e questo è il risultato:


Il risultato mi incoraggia, perché era più o meno quella la mia intenzione di voto. Mi preoccupa invece la vicinanza all'Italia dei Valori. PAURA!!!

15 marzo 2006

Square9: drop outs cafè. n°3

Arriva il numero 3 di Square9, scaricabile dal link sull'immagine:

Andrea si è fatto prendere la mano, e ha creato un ennesimo blog in cui posterà, credo, volta per volta i vari numeri. Il blog è Squarenine.

14 marzo 2006

L'oligarchia al potere

Ho trovato un articolo sulla legge elettorale che ne mette bene in evidenza alcuni aspetti che mi lasciano molto perplesso, quando ho saputo le modalità di votazione.

Con l’approssimarsi delle elezioni del 9 aprile, molti si stanno chiedendo per chi voteranno mentre moltissimi già hanno deciso di non recarsi alle urne. La gran parte degli italiani e delle italiane andrà al voto nella convinzione di scegliere i propri rappresentanti al Parlamento. In realtà i deputati e i senatori sono già stati designati dai capi partito in base al posto che occupano nelle liste elettorali.
La faziosità di troppi giornalisti e altrettanti magistrati aggrava il clima da guerra civile scatenato dalle due coalizioni, incapaci di contrapporsi con il dialogo e proposte concrete. I litigi tra i leaders dimostrano la effettiva mancanza di progetti unitari, le violente manifestazioni nelle strade alimentano il sospetto che ancora troppa ipocrisia si celi dietro i partiti dell’estrema, frettolosamente traghettati alla democrazia rappresentativa.
Credo sia doveroso da parte di chi, da tempo, si batte per una democrazia più matura e ha la fortuna di scrivere su un giornale davvero libero, denunciare l’eccesso di potere della oligarchia dominante dei capi-partito, di destra e sinistra, con il supporto di alcune argomentazioni, ignorate da troppi organi di informazione, a proposito della nuova legge elettorale e di alcune norme collaterali, approvate dal Parlamento italiano e sottoscritte dal Presidente della Repubblica.
a) La nuova legge elettorale che sostituisce al sistema maggioritario, voluto dal popolo italiano, il sistema proporzionale senza preferenze, premia l’oligarchia già al potere e aumenta l’arroganza dei partiti politici, grandi e piccoli, in modo del tutto trasversale. Ciascun partito infatti ha potuto stendere una propria lista di aspiranti deputati e senatori, con i leaders di partito capolista.
Grazie al nuovo sistema, il voto popolare si riduce ad una croce da apporre solo sul simbolo del partito scelto. Avranno maggiori chances di sedere al Parlamento italiano non i candidati più votati ma quelli collocati più in alto nelle liste. La scelta è già stata fatta in precedenza dal partito con criteri scarsamente attinenti al merito, alle capacità e alla competenza. Da mesi in ciascun partito era in atto la corsa di aspiranti parlamentari per occupare i primi posti delle liste come i più sicuri.
Eliminate le preferenze, scansate le quote rosa ci domandiamo con che faccia i nostri oligarchi parlano di rappresentanza. Questo sistema fa comodo alla destra come alla sinistra. Ogni partito politico, grande e piccolo, ne trae vantaggio. E non si ricordino le primarie perché tutti sappiamo che sono state una farsa all’italiana. Anche in quel caso i contendenti erano soltanto leaders di partito.
b) Prima di chiudere la legislatura, il 2 febbraio 06, in tarda serata, la maggioranza votò in gran fretta nuove norme a favore dei partiti (assente in aula l’opposizione ma gli assenti, si sa, hanno sempre torto). Si tratta di norme inserite all’ultimo minuto nel maxi-emendamento al decreto sulla proroga di alcune scadenze di legge. Tali norme prevedono una pioggia di denaro sui partiti ( sotto forma di aumento a dismisura del rimborso percepito dai partiti per ogni voto ricevuto) con la possibilità di ottenere contributi anonimi, come “donazioni”, sino a 50.000 euro e soldi dallo Stato anche in caso di interruzione di legislatura.
Il che significa che ogni nostro voto porta denaro al partito e che l’aspirante candidato quanto più “dona” al partito tante più probabilità ha di essere collocato in cima alla lista (nell’età dell’assolutismo si chiamava compra-vendita delle cariche pubbliche).
c) Lo Stato ha elargito a pioggia pochi giorni or sono alla stampa di partito più di 200 milioni di euro (circa quattrocento trenta miliardi di lire!), ivi comprese le grandi testate “indipendenti” come rimborso spese per la carta. In questo modo si alimenta la sopravvivenza di troppi giornali di parte che, anziché promuovere nei cittadini e nelle cittadine la consapevolezza dei limiti di un sistema scarsamente democratico, alimentano il clima già rovente di guerra civile.
Direttori e giornalisti si schierano in modo indecente a fianco delle coalizioni da loro prescelte senza argomentazioni fondate se non le proprie personali convinzioni! E non si chiami ad esempio la stampa anglosassone perché là il sistema elettorale è davvero rappresentativo e gli elettori sono chiamati ad eleggere persone in carne ed ossa, eletti dal basso e non un’accozzaglia di partiti e partitini.
Tutte queste considerazioni conducono alla definizione del seguente giudizio politico: la democrazia italiana, dominata da una casta chiusa di uomini politici, è diventata una oligarchia. Chi si prende la responsabilità di risanarla davvero in senso rappresentativo avrà il mio voto.

10 marzo 2006

Il 5 per mille alla ricerca

Dal sito dell'Agenzia delle Entrate:

La legge finanziaria (Legge 23 dicembre 2005 n. 266, articolo 1, comma 337) ha previsto per l’anno 2006, a titolo sperimentale, la destinazione in base alla scelta del contribuente di una quota pari al 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche a finalità di sostegno del volontariato, onlus, associazioni di promozione sociale e di altre fondazioni e associazioni riconosciute; finanziamento della ricerca scientifica e delle università; finanziamento della ricerca sanitaria; attività sociali svolte dal comune di residenza del contribuente.
La scelta del contribuente: cosa fare per destinare la quota
Il contribuente può destinare la quota del 5 per mille della sua imposta sul reddito delle persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2005, apponendo la firma in uno dei quattro appositi riquadri che figurano sui modelli di dichiarazione (CUD 2006; 730/1- bis redditi 2005; UNICO persone fisiche 2006). È consentita una sola scelta di destinazione.
Per quanto riguarda i soggetti di cui alle lettere a), b) e c) della legge 23 dicembre 2005 n. 266, articolo 1, comma 337, oltre alla firma, il contribuente può altresì indicare il codice fiscale dello specifico soggetto cui intende destinare direttamente la quota del 5 per mille, traendo il codice fiscale stesso dagli elenchi pubblicati.
La scelta di destinazione del 5 per mille e quella dell’8 per mille di cui alla legge n. 222 del 1985 non sono in alcun modo alternative fra loro.

Insomma, spero che gli italiani non si lascino sfuggire quest'occasione, anche perché non so se "sperimentale" significhi che se non va bene il primo anno non si farà più in futuro, quindi spingo chiunque legga questo post a diffondere la notizia. E a sostenere la ricerca!

09 marzo 2006

Infortunio casuale?

C'è confusione. Nello sport c'è una grossa confusione che vive su un equivoco. Preciserei, nello sport agonistico che si adagia su immensi giri di affari. Negli ultimi anni in particolare si è assistito, principalmente nel calcio ma anche in altri sport olimpici, a un ingresso sempre più aggressivo di chi "porta i soldi", dalle pay-tv, che per esempio hanno fatto sì che le partite del campionato fossero spalmate in diversi giorni, agli sponsor; tutto ciò anche ad opera dei massimi organismi federali internazionali.
L'equivoco è confondere quello che in teoria è un accidente con il fine. E confondere quello che in teoria dovrebbe essere il fine con un mero accidente. Perchè la pratica fisica è innanzitutto un modo per stare meglio, per essere più sani, e in questo contesto il risultato di una gara agonistica non influisce minimamente sul raggiungimento di questo obiettivo. Quando invece, per motivi essenzialmente economici questo non accade, si antepone il risultato a qualsiasi cosa; e in questo contesto il doping non è che una logica conseguenza, anche a danno della salute dell'atleta, così come la famosa mancanza di fair play, per citare solo due effetti "collaterali".
Perché faccio questo discorso? Forse saprete di ciò che è accaduto durante la partita Treviso-Reggina: l'attaccante Pinga, per cercare un rigore, ha allargato in maniera maldestra la gamba verso il portiere Pavarini in uscita e lo ha colpito sul volto con un calcio. Esito: operazione a naso e zigomo, con possibili conseguenze permanenti.
La cosa che mi spaventa è che in questo mondo la cosa abbia perfettamente senso: il Treviso ha bisogno di punti per salvarsi, se non lo fa tutti ci perdono soldi, società e calciatori, e allora ogni mezzo che permetta di ottenere il risultato è lecito.
Sia chiaro, non mi aspetto che le cose possano stare diversamente, tuttavia non ci si può a questo punto stupire del fatto che non vada sempre come si spera, e in certi casi qualcuno si fa male più del solito. Fin troppo sempice.

07 marzo 2006

Finalmente un manifesto decente

Forse molti di voi sapranno dell'iniziativa di Marcello Pera, il manifesto "Per l'Occidente", elaborato in risposta alle tensioni createsi dopo le proteste per le vignette satiriche in molti paesi islamici. Personalmente non lo condivido, per varie ragioni, tra le quali la pretesa di dare risposte al problema in termini prettamente legati alla religione cristiana, come se fosse questo, e non altri, il vero o l'unico collante che lega i popoli occidentali. Altri (come Wellington e Mthrandir), dei quali condivido la posizione, hanno spiegato molto bene i difetti di questo manifesto.
D'altra parte, anche Liberazione ha proposto un suo manifesto, che Mthrandir ha prontamente ribattezzato "Contro l'Occidente" in questo post, ma anche in questo caso vedo la posizione alquanto deficitaria e criticabile. Si appoggia essenzialmente l'idea che la causa di tutto sia nell'Occidente: "la cultura islamica, i popoli arabi - e i migranti - diventano il nuovo capro espiatorio delle nostre difficoltà e delle nostre paure", ed è alquanto contraddittorio nel momento in cui da una parte riconosce pari dignità a tutte le culture (anche quando queste applicano la Sharia come legge di stato), e dall'altra invoca la pace e condanna le "aggressioni che l’Occidente, e gli Stati Uniti, continuano a perpetrare ai danni del Sud del mondo", dimenticando quello che sta accadendo, per esempio, alle ambasciate di alcuni paesi e ai cristiani in Nigeria.
In questa desolazione, si ha almeno la fortuna di poter segnalare (grazie ad Alex Marra) un manifesto a mio avviso ben più condivisibile, sottoscritto da 12 intellettuali sulle pagine del settimanale satirico francese (notare, di sinistra) Charlie Hebdo. Se ne riporta qui la notizia. E' anche possibile leggere e sottoscrivere questo manifesto online.

L’indignazione a corrente alternata

Riporto un articolo di Magdi Allam dal Corriere della Sera del 20 febbraio scorso. Lo so, è un po' vecchio, ma meglio tardi che mai.


Ora che facciamo? Chiederemo scusa al presidente nigeriano Olusegun Obasanjo perché le vignette su Maometto hanno provocato la collera dei musulmani sfociando nel massacro di 16 cristiani e la distruzione di 11 chiese? O forse quei cristiani e quelle chiese non meritano lo stesso riguardo riservato alla trentina di musulmani finora uccisi nel mondo, da forze dell’ordine musulmane, per impedire loro di compiere ulteriori atti di vandalismo e di terrorismo?

D’altro canto chi di noi sa che negli ultimi cinque anni circa seimila cristiani sono stati trucidati nel nord della Nigeria dove è in vigore la sharia e Bin Laden è un eroe? Ammettiamolo: l'Occidente si scandalizza solo quando viene messo, a torto o a ragione, nei panni del carnefice e solo quando le vittime, reali o presunte, sono dei musulmani. Aquesto punto il cardinale Bertone dopo aver auspicato che Calderoli sia condannato ai lavori forzati in Cirenaica, potrebbe completare il processo salvifico dell’Occidente raccomandando a tutti i cristiani almeno un mese di penitenza e di esercizi spirituali.

I governi dei Paesi musulmani hanno sbagliato attribuendo prima alla Danimarca, poi all’Unione Europea, quindi all’Occidente, infine all’insieme della cristianità la responsabilità casomai soggettiva dei singoli vignettisti danesi. Ma i governi occidentali hanno commesso un errore speculare rifiutandosi di individuare, e possibilmente sanzionare, le responsabilità soggettive di chi ha istigato all’odio, ha condannato a morte mettendo cospicue taglie sulla testa dei vignettisti, ha dato l’ordine di assaltare, incendiare, saccheggiare ambasciate e chiese. All’opposto l’Occidente ha maturato il convincimento che l’ondata di violenza sia una reazione automatica e giustificata da parte di un blocco monolitico chiamato arbitrariamente «Islam». Di fronte al quale per paura, viltà e collusione ideologica si genuflette e chiede perdono, assumendosi la responsabilità degli atti di violenza e di terrorismo commessi dagli altri contro i beni e le vite occidentali e cristiane.

In questo contesto l’Italia primeggia nell’offesa, non all’Islam, ma alla propria credibilità come Stato sovrano e alla nostra dignità come cittadini liberi. Questa classe politica, governo e opposizione, sta sbagliando tutto genuflettendosi davanti a Gheddafi. Un folle tiranno che prima ha aizzato i libici ad aggredire gli italiani, poi ha ordinato di sparare su una folla trattata come carne da macello, infine ha proclamato un giorno di lutto nazionale e assegnato un posto certo in Paradiso agli undici morti elevandoli al rango di «martiri». Ma ci rendiamo conto che ci siamo affrettati e affannati a chiedere scusa a Gheddafi per un attentato terroristico al nostro consolato a Bengasi di cui lui è l’unico vero responsabile?

In questo contesto le vignette su Maometto considerate blasfeme, e la provocazione di un ministro italiano certamente irresponsabile, risultano solo strumentali a una deliberata e annosa strategia di Gheddafi incentrata sul ricatto e il condizionamento dell’Italia. In questa tragica e umiliante vicenda Berlusconi si è fatto dettare la linea da Pisanu, che a sua volta si è fatto dettare la linea da Gheddafi. Mi spiace ma io non ci sto: mi va bene che Calderoli venga licenziato, ma non per ordine di Gheddafi.

Rendiamoci conto che da questa crisi l’Italia potrebbe uscire come un Paese a sovranità limitata. Solo che a limitarla non è una superpotenza occidentale con cui condividiamo la stessa civiltà, bensì un piccolo Stato del Terzo mondo sottomesso a una dittatura illiberale. E pensare che è stata proprio l’Italia, insieme all’allora presidente della Commissione europea Prodi, a prodigarsi per accreditare una verginità politica a un tiranno costretto dall’Onu a una lunga quarantena per la responsabilità diretta, da lui ammessa versando milioni di dollari di indennizzo, nella strage dei passeggeri degli aerei della Pan Am nel 1988 e dell’Uta nel 1989. Ebbene credo che sia arrivato il momento di assumere seriamente una strategia energetica che ci affranchi dalla schiavitù del petrolio e del gas, di cui proprio dalla Libia attingiamo un terzo del nostro fabbisogno.

E liberiamoci dal pregiudizio che appiattisce i musulmani alla sola sfera religiosa. Non esiste l’homo islamicus. Il ministro degli Esteri Fini non si illuda di risolvere la crisi recandosi in visita alla moschea di Roma. Solo una minoranza di musulmani frequenta le moschee. I gestori delle moschee non sono delle autorità religiose, non rappresentano i musulmani. A maggior ragione in Italia dove il vuoto legislativo e il «volemose bene» hanno acconsentito a imam autoeletti e a sedicenti «comunità islamiche» di controllare la gran parte delle moschee. Dopo esserci spezzata la schiena a furia di scusarci per le vignette considerate blasfeme, come ci comporteremo quando alla prossima tornata l’Italia verrà accusata di offendere l’Islam perché, ad esempio, discrimina le scuole coraniche o il marito poligamo?
Magdi Allam

06 marzo 2006

Square9: drop outs cafè. n°2

Numero2. La famiglia si allarga. Nuove collaborazioni si prospettano. Progetti all'orizzonte. Ogni aiuto è ben accetto: se volete scrivere, segnalare un post vostro o altrui l'indirizzo è questo: squareplaza@libero.it. Per scaricare il file .pdf cliccare sull'icona.

02 marzo 2006

Zichicche

Se facessi un sondaggio e chiedessi seduta stante a chi legge di dirmi il nome di un fisico vivente italiano, credo che la maggior parte dei non fisici mi risponderebbe senza ombra di dubbio: Antonino Zichichi. E in effetti, si può dire che lui sia il più famoso al grande pubblico perché compare relativamente spesso in TV; tuttavia nella comunità di fisici, come ho potuto constatare di persona, egli non gode della stessa popolarità di cui gode altrove, per una serie di motivi che non starò qui a dire, ma che potranno risultare in buona parte evidenti leggendo questa recensione che ho trovato del suo libro "Perchè io credo in colui che ha fatto il mondo", fatta dal matematico Piergiorgio Odifreddi, anche lui relativamente noto in quanto simpatico divulgatore scientifico. A chi interessasse, c'è anche un suo articolo più vecchio sempre su Zichichi, qui. Buona lettura e...buon divertimento!

PS: se dovessi indicare io dei grandi fisici italiani, nominerei: Nicola Cabibbo, Carlo Rubbia, Luciano Maiani (ma ce ne sarebbero altri).