Eugenetica e Femminismo
Tratterò in questo terzo e nel prossimo post sul libro "Le Bugie degli Ambientalisti" (nei precedenti ho fatto un'introduzione e descritto l'organizzazione di Greenpeace) l'argomento a mio avviso più controverso, ovvero la ricostruzione delle radici del movimento ecologista. Se reputo non del tutto convincente questa parte, non è tanto per la mancanza di fonti e documenti citati, e neanche per l'accomunazione di elementi che mi sembravano del tutto differenti, come l'eugenetica, il femminismo e, appunto, l'ecologismo, quanto per le critiche al Darwinismo. Gli autori in realtà parlano più che altro del Darwinismo sociale, ma serpeggia una certa critica anche verso quella che è (non solo secondo me) una inoppugnabile teoria scientifica. Del resto la contesa tra Intelligent Design e la teoria di Darwin è attuale anche oggi. Ma vado per ordine.
Gli autori partono dalle teorie eugenetiche nate tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento ad opera di sostenitori delle teorie di Charles Darwin. Il primo di questi fu Francis Galton, il quale proponeva un'eugenetica "positiva", suggerendo di guidare la selezione del genere umano al fine di migliorare la razza. Egli teorizzava anche l'inferiorità genetica di altre razze, come i neri e gli indiani d'america. Fondò la Eugenics Society (poi divenuta Galton Institute), cui aderirono personalità come John Maynard Keynes, famoso economista. Leonard Darwin, figlio di Charles fece il passo successivo, all'eugenetica "negativa", teorizzando il divieto ai "deboli" di riprodursi e la separazione dei "sani" dagli "insani".
Queste tuttavia non erano idee isolate alla sola Gran Bretagna, ma trovavano riscontro in buona parte del mondo, e in particolare negli Stati Uniti, dove nel 1926 fu fondata la American Eugenics Society.
A essa apparteneva anche Margaret Sanger, la quale, secondo il Time (che l'ha inserita tra i cento leader e rivoluzionari più importanti del Novecento) diede vita al movimento per la liberazione della donna con la sua crociata per legalizzare il controllo delle nascite (locuzione coniata proprio da lei). Fondò la International Planned Parenthood Federation (IPPF, 1952), che oggi è la principale partner dell'UNFPA, il Fondo dell'ONU per la Popolazione. Il suo pensiero interpretava la preoccupazione comune all'élite che dominava la politica e l'economia americana e si sentiva minacciata dalla superiorità numerica delle classi svantaggiate. E infatti il movimento eugenetico era finanziato da banchieri e dalle fondazioni anglosassoni, primi su tutti Rockefeller e Ford.
Personaggio simile, l'inglese Marie Stopes fu fondatrice della prima clinica per il controllo delle nascite, scrivendo molti saggi su sesso e contraccezione, e presentandosi come paladina del femminismo. Anche lei era una convinta sostenitrice del movimento eugenetico, chiedendo l'applicazione della sterilizzazione forzata degli "insani". La Marie Stopes International è una delle più grandi promotrici dell'aborto nel mondo, e partner privilegiato del Comissario per lo Sviluppo della UE.
Si può ben capire a questo punto perché nessuno si preoccupò di fermare Hitler in un primo momento. Anzi, buona parte dell'Europa guardava con interesse alla Germania e ai suoi esperimenti genetici, alle sue idee sulla razza ariana, e ne è una dimostrazione la morbidezza con cui molti governi europei lo trattarono fino alla sua entrata in guerra. Chamberlain, per esempio, era membro della Eugenics Society, così come Pétain, primo ministro collaborazionista a Parigi, era membro della Società Eugenetica francese.
Dopo la sconfitta di Hitler, i movimenti eugenetici si trovarono nell'esigenza di mascherare gli imbarazzanti legami con le idee della Germania nazista, e si propose di adottare una politica cripto-eugenetica, ovvero di perseguire i veri obiettivi dietro scopi ben più accettabili. Si arrivò al concetto di "selezione volontaria inconsapevole" secondo cui si doveva ricorrere a metodi efficaci di pianificazione familiare, incidendo quindi sulle leggi, sul costume e sulle aspettative sociali in modo che gli individui scelgano "da soli" se avere o no figli.
Nel 1952 nacquero la già citata IPPF e il Population Council, entrambe finanziate dalla Fondazione Rockefeller e dalla Fondazione Ford, e con forti legami con le Società Eugenetiche americana e britannica. Comune convinzione era che la pianificazione familiare sia un diritto umano fondamentale e che l'equilibrio tra la popolazione del mondo e le sue risorse naturali e la produttività sia una condizione necessaria per la felicità dell'uomo, per la prosperità e per la pace. Gli autori Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari notano come in questa formula vi siano le basi per concetti da qualche anno molto popolari come "sviluppo sostenibile" e "qualità della vita".
Queste società si dedicarono subito al finanziamento di borse di studio per la ricerca demografica e biomedica e della ricerca per lo sviluppo di metodi contraccettivi, nonchè allo sviluppo di aggressivi programmi per il controllo delle nascite, specie nei paesi in via di sviluppo come India, Indonesia, Thailandia, Iran e Nicaragua.
I fondatori e i sostenitori di queste due organizzazioni sono numerosi personaggi di primo piano delle società eugenetiche, come C.C. Little, William Shockley, Carlos Paton Blacker, Fairfield e Frederick Osborn, Guy Irving Burch, Detlew W. Bronk, Hugh Moore, Alan Guttmacher. Quindi, in definitiva, ci sono gli stessi soldi, gli stessi leader, le stesse attività, ma con un volto nuovo.
In questo periodo da queste persone nacque la strategia del catastrofismo, e a metà degli anni '50, in piena Guerra Fredda uscì The Population Bomb (nel 1968 Paul Elrich scrisse un libro con lo steso titolo, diventato la Bibbia degli antinatalisti), un libretto che faceva leva sulla paura del nucleare degli americani: La bomba demografica minaccia di provocare un'esplosione così distruttiva e pericolosa quanto quella di un'atomica, e con le stesse conseguenze in prospettiva per il progresso o per il disastro, per la guerra o per la pace.
3 commenti:
La ringrazio per Blog intiresny
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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