01 marzo 2007

Diritto di maternità

E’ dello scorso Gennaio la notizia che ha destato grande scalpore riguardante la tardiva maternità della rumena Adriana Iliescu, una donna di 67 anni che, dopo adolescenza, età adulta, età matura e terza età, è riuscita a coronare il suo sogno di avere un bambino.
La donna ha partorito due gemelline, delle quali una purtroppo non ce l’ha fatta, essendo arrivata all’ottavo mese di gestazione appena a 700 grammi.
Questa signora, una docente universitaria (probabilmente non di Bioetica….) ormai in pensione, si è sottoposta a ben nove anni di cure ormonali e, attraverso un procedimento di fecondazione extrauterina, la FIV-ET, ha potuto rimanere incinta.
La FIV-ET è una fecondazione in vitro, dunque extracorporea, che prevede poi il successivo trasferimento dell’embrione (ovulo fecondato) nell’utero della paziente.
L’eccezionalità dell’evento rischia di offuscare una lecita domanda: per una donna essere madre è un diritto?
Se la natura ci rendesse fisicamente inabili alla procreazione questo ci renderebbe donne solo a metà?
Vi propongo l’intervista che ho trovato su un sito realizzata da ZENIT alla dottoressa Navarini, docente universitaria di Bioetica (lei sì che lo è..:)). Per quanti di voi non lo sapessero, ZENIT è un’agenzia internazionale di notizie che hanno un interesse cattolico, ma voglio precisare che ho scelto questa intervista perché mi sembra che proponga spunti di riflessione interessanti al di là dello sfondo religioso che può emergere come background. L’etica e la religione (per fortuna, oserei dire) non sono la stessa cosa.
Certo ci sono alcuni pensieri un pò “forti” e discutibili, sui quali poter aprire un dibattito, ma, oltre la forma, emerge chiaro il rischio reale e crescente della strumentalizzazione della vita umana ad ogni costo. Compriamo scarpe (“….di merda, da donna, che costano milioni all’uomo….”, e qui cito il caro Elio) e con la stessa facilità anche tecniche per avere figli a 70 anni suonati, figli che corrono il rischio di occuparsi equamente a diciotto anni di esami di maturità e tasse di successione.
E poi sarebbe innaturale permettere a una coppia omosessuale, perfettamente sana e in “età genitoriale”, di adottare un bambino?
E’ difficile non pensare che dietro a questa, come a tante altre scelte del genere, non ci sia una forte componente egoistica, che asseconda un desiderio in virtù dell’amore per un figlio non ancora nato andando a creare un percorso di vita ad ostacoli proprio per quel figlio tanto amato.
Un paradosso.
Einstein ha detto che “il senso comune è l’insieme dei pregiudizi che ognuno ha assorbito fino all’età di diciotto anni”, ergo ognuno ha una propria personale percezione di ciò che è giusto o non lo è. E’ pur vero però che l’uomo, animale sociale hobbesiano, se privo di regole, imbocca la temuta strada del sonno della ragione. E genera mostri.

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