30 giugno 2007

Solo il cessate il fuoco immediato puo' favorire il dialogo in Darfur

Il 14 giugno scorso, Italians for Darfur, insieme alle maggiori organizzazioni europee per il Darfur, ha scritto al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, per esortarlo a intraprendere una linea politica più incisiva sulla crisi del Darfur, usando le sanzioni come principale ed efficace formula di pressione sul governo sudanese.

La missione congiunta ONU-UA, la cui legittimazione da parte di Karthoum è stata ottenuta proprio grazie alla minaccia di nuove sanzioni da parte degli Stati Uniti, partirà in realtà solo dal 2008 e non ha nessun impatto immediato sulla situazione dei civili e degli operatori umanitari in Darfur, che si fa di giorno in giorno più pericolosa. Le più grandi ONG presenti sul campo hanno denunciato, anche alla audizione alla Camera tenutasi a Roma grazie a Italians for Darfur, che "oggi è molto peggio di quanto fosse nel 2004".

Il deteriorarsi delle condizioni non facilita di certo lo sviluppo di un processo di pace, che è l'unica soluzione possibile per garantire l'accesso dei civili agli aiuti umanitari e l'equa distribuzione delle risorse.Come si può pretendere che le fazioni ribelli abbiano una anche minima possibilità di decidere una comune posizione, se i loro leader non possono riunirsi senza che, nel frattempo, le loro basi e i loro villaggi vengano bombardati? Anche nella sua ultima riunione di giugno, il Consiglio dell'Unione Europea ha condannato i nuovi e ripetuti bombardamenti di civili da parte dell'aviazione sudanese e ha esortato i ribelli a costruire una comune linea politica, ma non ha fatto nessun riferimento al problema che proprio questi attacchi indiscriminati costituiscono il principale ostacolo al dialogo. Un'altra condizione fondamentale perche' non si ripeta il fallimento dell'accordo di pace di Abuja del maggio 2006 è che al futuro -auspicato- tavolo della pace vengano rappresentate tutte le componenti della società civile del Darfur e che la comunità internazionale vigili compatta, senza riserve, sul rispetto del cessate il fuoco.

L' Italia-non ci stancheremo mai di ricordarlo- mai come quest'anno potrebbe svolgere un ruolo di primo ordine nel Consiglio per i Diritti Umani e nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU, essendo a capo tra l'altro della commissione per le sanzioni al Sudan, e in seno all'Unione Europea, facendosi promotrice di pace in Darfur.

Italians for Darfur e' convinta che la responsabilita' di tale ruolo sara' difficilmente assunta finche' non saranno gli stessi cittadini italiani a pretenderlo. Rinnoviamo quindi l' appello on-line di Italian Blogs for Darfur ai mass media italiani, perche' non nascondano piu' al nostro Paese il dramma di 2milioni di persone in fuga e la morte di 400.000 civili e garantiscano una corretta e piu' ampia informazione sul Darfur e sulle altre crisi umanitarie troppo spesso dimenticate.


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