Come promesso, continuo i post riguardanti il film-documentario di Al Gore e in generale le tematiche ambientaliste sull'effetto serra riportando ciò che ho trovato su questo
sito, che consiglio di visitare:
23 febbraio 2007 – La serie storica delle concentrazioni di biossido di carbonio (CO2) ostentata dal Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico come giustificazione per la riduzione dei cosiddetti “gas serra”, è una frode. Una ricerca da parte del professor Ernst-Georg Beck, tedesco di Friburgo, mostra che il comitato ha raccolto selettivamente i dati sul CO2 prima del 1957, attraverso misurazioni effettuate su carote di ghiaccio prelevate di recente, ignorando le oltre 90.000 misurazioni dirette e accurate effettuate con metodi chimici dal 1857 al 1957. In una precisa rassegna di 175 articoli scientifici, Beck ha scoperto che i fondatori della moderna teoria dell'effetto serra, Guy Stewart Callendar e Charles David Feeling (questo in particolar modo un idolo per Al Gore) avevano completamente ignorato misurazioni attente e sistematiche effettuate da alcuni dei più famosi nomi della chimica fisica, tra cui diversi premi Nobel.
Le misurazioni di questi chimici mostravano che l'odierna concentrazione atmosferica di CO2 di circa 375 parti per milione (ppm) è stata superata nel passato, compreso un periodo tra il 1936 e il 1944, quando i livelli di CO2 variarono da 393 a 454,7 ppm. Ci furono anche misurazioni, con margine di errore del 3%, di 375 ppm nel 1885 (Hempel a Dresda), 390 nel 1866 (Gorup a Erlangen) e 416 nel 1857 e 1858 (Von Gilm a Innsbruck). Ironicamente, mentre l'aumento degli anni '40 si correlava con un periodo di medio riscaldamento atmosferico, Beck e altri hanno mostrato che il riscaldamento precedette l'aumento nelle concentrazioni di CO2.
I dati trovati da Beck provenivano principalmente dall'emisfero settentrionale, geograficamente distribuiti dall'Alaska su tutta l'Europa fino a Poona, in India, quasi tutti presi in zone rurali o nella periferia di città senza contaminazione da industria, ad un'altezza da terra di circa due metri. La valutazione dei metodi chimici seguiti rivela un errore massimo del 3%, fino ad un 1% nei casi migliori.
Per contrasto, le misurazioni ricavate dalle carote di ghiaccio mostrano un aumento piuttosto costante dei livelli di CO2, convenientemente concordante all'idea preconcetta che l'aumento dell'attività industriale abbia prodotto un netto aumento di CO2. Così come ha mostrato un collaboratore di Beck, il dottor Zbigniew Javorowsky, ex direttore del servizio di monitoraggio delle radiazioni polacco, il gas intrappolato nelle carote di ghiaccio non ha validità come valore approssimato della concentrazione atmosferica. Il continuo processo di congelamento, scongelamento e pressurizzazione della colonna di ghiaccio altera drasticamente le concentrazioni atmosferiche originali delle bolle di gas.
Secondo la teoria dell'effetto serra, l'aumento del CO2 nell'atmosfera causato dall'attività umana, come la combustione di carburanti fossili, agisce come il vetro di una serra che impedisce la restituzione dei raggi solari ricevuti dalla superficie terrestre. Mentre da una parte tale effetto esiste, il biossido di carbonio si trova in basso nella lista dei “gas serra”, pesando nella misura del 2-3% sull'effetto serra. Il gas serra di gran lunga più importante è il vapore acqueo. Tuttavia, l'acqua in forma di nuvole può riflettere i raggi solari causando riduzione di temperatura. Ci sono talmente tanti effetti interrelati, dalle macchie solari ai cicli delle orbite terrestri, che collegare la temperatura globale alla concentrazione di CO2 è come cercare di predire il valore di un hedge fund dalle fasi lunari.
Per rendere credibile tale correlazione occorre una capacità ampia e sofisticata di mentire e i teorizzatori dell'effetto serra ne sono dotati, ma sfortunatamente per loro gli scienziati hanno cominciato a raccogliere i dati sulla concentrazione di CO2 già dagli inizi del '700, in concomitanza con i primi studi sul processo di fotosintesi, e oggi siamo in possesso di più di 90.000 accurate misurazioni e solo gli sciocchi possono dar credito alle “emissioni di gas” di Al Gore.
Un secondo post sullo stesso sito commenta e riporta alcune delle tesi del già citato dottor Zbigniew Javorowsky, che potete trovare
qui:
Il secondo articolo è un ampio e documentato studio scientifico del prof. Zbignew Jaworowski, presidente del Consiglio scientifico del laboratorio centrale della protezione radiologica di Varsavia. Alcune delle conclusioni:
La relazione tra i cicli solari e le oscillazioni del clima sulla terra è palese e diretta.
Un effettivo rapporto tra le emissioni di C02 e lo scioglimento dei ghiacci non è mai stato scientificamente stabilito.
In base ai suoi stessi assiomi (fasulli), il Protocollo di Kyoto rimanderebbe il presunto disastro di soli 4 anni, ma porterebbe dritto al mondo post-industriale voluto da una certa oligarchia, provocando una prevedibile perdita di 1800 miliardi di dollari del PIL mondiale entro il 2100.
La teoria dell’effetto serra e il conseguente Protocollo di Kyoto si basano sugli studi del prof. Mann et al. Il prof. Jaworowski dimostra dettagliatamente che gli scienziati che lo hanno redatto e gli scienziati che lo hanno avallato hanno agito in malafede, spingendosi fino all’impostura vera e propria.
Jaworowski nota ironicamente, in apertura del suo studio, come alcuni di quegli stessi scienziati che adesso sentono troppo caldo, per colpa dell’industrializzazione, prima di ricompattarsi dietro questa teoria, fino a metà anni Settanta, predicavano il contrario: l’industrializzazione porta il freddo.
I due grafici che seguono sono tratti dallo studio e mettono in rilievo:
1) La corrispondenza tra i cicli solari e l’andamento della temperatura media terrestre.
2) La famosa curva di Mann che pretende di descrivere una impennata anomala della temperatura dopo la metà del XX secolo, in realtà adotta dati truccati per “nascondere” temperature ben più alte che si verificarono in epoca rinascimentale, un’ondata di caldo che fece seguito alla forte caduta della temperatura media che caratterizzò la tarda epoca medievale. La curva superiore, più marcata, è quella corretta, quella inferiore è la curva di Mann et al.
Faccio notare che le tesi esposte in questo documento sono le stesse sostenute nel filmato di cui ho parlato in un
post precedente e che è possibile vedere direttamente su questo blog.