28 febbraio 2007

L'Aja: in Darfur crimini di guerra

Notizia riportata ieri dai siti di vari giornali italiani, è la prima volta in cui si individuano dei possibili responsabili per i massacri in Darfur.

Accusati due leder sudanesi. Nella martoriata regione sudanese del Darfur oltre 200.000 persone sono state uccise e circa 2,5 milioni sono state messe in fuga dal conflitto scoppiato nel febbraio 2003
Un segretario di Stato sudanese e un leader delle milizie arabe Janjaweed sono stati i primi due accusati di crimimi di guerra e contro l’umanità nel Darfur davanti alla Corte penale internazionale (Cpi), a quattro anni dall’inizio del conflitto costato più di 200.000 morti, secondo l’Onu. Il procuratore del Cpi, Luis Moreno-Ocampo, ha presentato ai giudici le «prove» che Ahmed Haroun, ex segretario di Stato agli Interni del Sudan e Ali Kosheib (nome di guerra di Ali Mohamed Ali, uno dei capi delle milizie filo-governative Janjaweed) si sono macchiati di crimini di guerra contro la popolazione del Darfur«, afferma un comunicato del’ufficio del procuratore. Il procuratore li accusa di »51 capi di imputazione di crimini di guerra e contro l’umanità, fra cui persecuzioni, omicidii, turtura e stupri«, commessi fra l’agosto 2003 e il marzo 2004 contro abitanti di villaggi dell’ovest della regione sudanese.

Ahmed Haroun, oggi segretario di Stato agli affari umanitari, nel periodo a cui fanno riferimento le accuse del Cpi era incaricato del dossier Darfur presso il ministero degli Interni. Quanto ad Ali Kosheib, è considerato dalle organizzazioni in difesa dei diritti umani, in particolare dall’americana Human Rights Watch, uno dei principali responsabili degli attacchi lanciati dalle milizie arabe nel 2003-2004. I giudici di questo che è il primo tribunale internazionale permanente incaricato di pronunciarsi su genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità, che ha la sua sede a l’Aia, dovranno a questo punto esaminare le »prove«. In seguito decideranno, se le riterranno sufficienti, di chiedere la loro estradizione al Sudan, che non è uno Stato firmatario del Cpi, o di emettere dei mandati di arresto internazionali a loro carico.

Ieri, il Sudan ha negato qualsiasi competenza del Cpi rispetto al dossier del Darfur. »La posizione di principio del Sudan è che questo tribunale non può avere alcuna competenza sui sudanesi«, ha dichiarato il ministro della Giustizia, Mohammed Ali al-Mardhi. Luis Moreno Ocampo, che dal giugno 2006 indaga su denunce di persecuzioni, torture, stupri e omicidi, ha dichiarato all’Onu di ritenere di disporre di prove sufficienti per accusare i due uomini qui nominati di crimini di guerra e contro l’umanità. La sua inchiesta è relativa a fatti svoltisi nel 2003 e 2004, periodo considerato il più violento della sanguinosa guerra civile che dura da quattro anni.

»Il mio ufficio non può svolgere le indagini sulle centinaia di crimini e perseguirne tutti i responsabili«, aveva dichiarato il procuratore a dicembre. »Mi sono concentrato sui fatti più gravi e sulle persone che hanno maggiori responsabilità in questi fatti«, aveva proseguito. La sua equipe ha effettuato più di 70 missioni in 17 Paesi, ha studiato i casi di centinaia di vittime potenziali e ha interrogato un centinaio di testimoni, aveva precisato. Moreno Ocampo era stato criticato da diverse Ong e anche dall’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, Louise Arbour, per il fatto che i suoi inquirenti non si sono mai recati nel Darfur, per problemi di sicurezza. Il Cpi ha competenza in Paesi la cui magistratura non può o non vuole agire. All’occorrenza, il Consiglio di sicurezza dell’Onu può chiedere al tribunale di intervenire. Secondo l’Onu, circa 200.000 persone sono morte nella guerra del Darfur e per le sue conseguenze e più di 2 milioni sono state costrette alla fuga dalle zone del conflitto.

27 febbraio 2007

La fiorente industria degli allarmi ambientali

Grazie a una segnalazione di Andrea su Square, linko un'intervista a Riccardo Cascioli, presidente del Cespas e autore di un libro, "Le bugie degli ambientalisti", del quale ho spesso parlato in passato.

Gli errori fanno, inevitabilmente, perdere credibilità. Che siano commessi da una persona o, ancor peggio, da una categoria lavorativa. Quante volte abbiamo sentito parlare di malasanità? E quando mai, invece, abbiamo udito la parola malainformazione?Il giornalismo commette una valanga d'errori. Talvolta perdonabili con un amichevole "errare è umano". Ma quando gli errori sono ripetuti senza la minima correzione, e quando - come spesso accade - a monte c'è la molto italiana pigrizia investigativa (leggere i documenti...), vien voglia di cambiare idea sull'abolizione dell'ordine dei giornalisti: non potrebbe servire a richiamare, punire e finanche sospendere chi sbaglia?

L'IPCC è un comitato permanente di mille scienziati di tutte le nazioni istituito dall'Onu al fine di studiare il mutamento delle caratteristiche climatiche del pianeta Terra. Dopo cinque anni (l'ultimo risaliva infatti al 2001) è ormai in dirittura d'arrivo un nuovo studio (il quarto), i cui dati finali parlano chiaro: "Entro la fine del secolo in corso, dunque al più tardi nel 2100, la temperatura superficiale della Terra crescerà probabilmente da 1,8 a 4 gradi centigradi".Qual è dunque il problema? Bè, con una probabilità del 90%, dicono, la colpa è dell'uomo. Quando la realtà, se non diversa, è quanto meno nebbiosa.

Nel poco spazio che ho vorrei citarvi due o tre fatti rilevanti. Dubbi sull'IPCC ce ne sono, ed è doveroso tenerne conto. Come possiamo ad occhi chiusi fidarci di un comitato che redige un documento ma in pubblico lo nega, affermando l'esatto contrario? Si, esatto. Il dottor Trenberth (Autore Principale dell'IPCC, responsabile della preparazione del testo sugli uragani,) nell'ultimo documento ufficiale ha sostenuto che il riscaldamento globale non è in alcun modo legato all'attività degli uragani. Invece cosa dice nelle conferenze a nome dell'IPCC? L'esatto contrario. È per questo che Christopher Landsea, uno dei massimi esperti mondiali di uragani tropicali, si è dimesso dall'IPCC, con un'interessantissima lettera, in cui denuncia, tra l'altro, la deriva ideologica e politica di un comitato la cui la neutralità sarebbe essenziale.

Occorre attenzione. Perché, come dice Antonio Zichichi: "La climatologia ha come fondamento matematico una struttura priva di soluzione analitica. Detto in modo semplice, non esiste l'equazione del clima". E trasformarla in uno strumento politico è ancora più facile che dichiarare guerra ad uno stato accusandolo di avere armi di distruzione di massa che in realtà non ha. A chi conviene? Ah, boh. Ma visto che i miliardi in gioco sono, se possibile, ancora di più, è bene andarci cauti. E noi (ma si, m'allargo...) giornalisti dovremmo prestare infinita cautela. Prendere tutto con le molle, non inseguire il titolone, muoverci incerti e dichiararci al lettore ignoranti.

22 febbraio 2007

Essere unici al mondo

A chi di noi non è capitato un periodo difficile e chi di noi in quel momento non ha sentito il bisogno di rifugiarsi tra le pagine odorose di un libro sepolto, forse da anni, tra tanti altri, magari intonsi, cercando consolazione in una frase che certo ricordavamo, ma della quale mai avevamo colto a pieno il significato se non in quell’attimo di sete emotiva?

Nonostante lo struggimento della maturità espressa nei versi di Neruda, Hikmet e Baudelaire, mi accorgo che il dolore, la gioia e tutti i sentimenti più estremi sono legati alla sfera della fanciullezza.
Ed è scoprendo e riscoprendo tutto ciò, che ho chiuso le liriche e la profondità del racconto dell’avventura di “un’umanità oltreumana” del prezioso Zarathustra e mi è tornata in mente una piccola volpe.
L’esserino più tenero, saggio e indifeso che si possa immaginare è un personaggio nato dalla penna del pilota Antoine de Saint-Exupéry, autore de “Il piccolo principe” e uomo che, pur avendo dovuto affrontare una guerra, ha potuto conservare il cuore di un bambino.
Nel suo viaggio fantastico il piccolo protagonista e l’aviatore (in carne e ossa) mescolano le loro vite, generando lo spettro delle emozioni umane e dandoci la possibilità di scoprire e riconoscere l’amore e l’amicizia.
Nel suo incontro col piccolo principe, la volpe, desiderosa d’affetto, gli chiede di essere addomesticata. Ma il termine è estraneo all’ometto che viene da un asteroide lontano lontano…la piccola amica, per fortuna è lì per spiegargli tutto:
“Addomesticare vuol dire “creare dei legami”..”..Tu, fino a ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila altri ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi noi avremo bisogno l’uno dell’altra. Tu sarai per me unico al mondo e io sarò per te unica al mondo”.
E’ così che il piccolo principe comprende che in passato forse anche lui, sul suo pianetino, era stato addomesticato da una rosa un po’ burbera, che però egli aveva sempre curato e protetto con amore dai venti impetuosi di un’atmosfera capricciosa.
La volpe gli spiega:
“Se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri.Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano. Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano che è dorato mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano….”
Così, dopo aver addomesticato la piccola volpe, al momento della separazione dolorosa, la volpe suggerisce al piccolo principe di andare a vedere alcune rose a loro vicine affinché possa capire davvero il valore di un legame.
Il piccolo principe si reca da loro e riflette:
“Voi siete belle, ma siete vuote. Non si può morire per voi. Certamente un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa.”
Noi siamo quello che addomestichiamo. Tutto ciò che amiamo, curiamo e viviamo entra dentro noi e noi in loro. E per quanto nel mondo siamo circondati da splendide rose che esistono ora, che nasceranno domani o tra anni, ameremo solo la nostra, perché in lei abbiamo riposto il nostro amore, la nostra speranza, in lei la felicità di un nuovo bocciolo, in lei il dolore di una spina. Perché lei è unica al mondo. Il legame è stato creato. E’ ormai tardi: la volpe ci ha insegnato ad amare.

20 febbraio 2007

Salviamo il congiuntivo

Pubblicizzo un'iniziativa davvero singolare e simpatica, nata dagli alunni di una scuola media di Castiglione delle Stiviere. Dal nome è facile intuirne gli obiettivi, e tra un paio di settimane è previsto anche un questionario online per mettere alla prova la propria conoscenza del congiuntivo. Come premio, sarà possibile ricevere la tessera dell'associazione! :)

09 febbraio 2007

L'effetto serra? C'è anche su Marte

Riporto un articolo che avevo letto sul sito del Corriere la settimana scorsa, è una lettura molto istruttiva che dà un'idea di quanto poco ne sappiamo sui fenomeni climatici e, di conseguenza, sulle loro cause.

Temperature in crescita anche su Giove e Saturno, uragani e sconvolgimenti climatici: tutta colpa del Sole
Su Marte non si trovano certo grandi metropoli asfissiate dallo smog e brulicanti di gente. E difficilmente individueremo raffinerie di petrolio quando ci spingeremo a esplorare i gelidi Plutone e Tritone, luna ghiacciata di Nettuno. Neanche è immaginabile aspettarsi su Giove autostrade affollate di vetture avvolte nei fumi dei tubi di scappamento. Eppure questi pianeti, come la Terra, si stanno surriscaldando! Le ultime immagini di Giove scattate dal telescopio Hubble nel maggio 2006 hanno difatti testimoniato la crescita sulla superficie del gigante gassoso di una nuova macchia rossa, simile alla tanto celebre Grande Macchia Rossa, e ribattezzata perciò Giovane Macchia Rossa (Red Spot Jr.). Fu osservata per
la prima volta nel 2000, ma negli ultimi 6 anni le sue dimensioni sono notevolmente aumentate.


Effetto Serra universale
Le evidenti anomalie cromatiche visibili su Giove sono in realtà dei giganteschi vortici atmosferici che si spingono fin oltre la copertura nuvolosa che avvolge il pianeta. Secondo ricercatori dell’Università della California il veloce e abnorme sviluppo della Giovane Macchia Rossa è indizio di grandi sconvolgimenti climatici in atto su Giove, associati negli ultimi anni a un rapido e intenso riscaldamento, anche di 5 °C, di alcune regioni del pianeta.
Ma c’è anche un altro spettacolare vortice che di recente ha attirato l’attenzione degli astronomi. Su Saturno la sonda Cassini ha fotografato in prossimità del Polo Sud un enorme e insolito uragano, con venti a oltre 550 chilometri orari e un diametro di circa 8000 chilometri, cioè più della distanza che separa Roma e Pechino, mentre il muro di nubi che ruota attorno all’occhio del ciclone si innalza all’interno dell’atmosfera fino a oltre 70 chilometri di quota.

COME DA NOI: PIU' CALDO, URAGANI PIù VIOLENTI Le caratteristiche di questa tempesta, secondo studiosi del California Institute of Technology di Pasadena, potrebbero indicare uno sviluppo simile a quello dei cicloni tropicali sulla Terra: sarebbe cioè la grande disponibilità di calore (nel caso del gelido Saturno, temperature sensibilmente meno fredde rispetto al normale) ad alimentare l’uragano. Del resto sia il telescopio Keck di Mauna Kea sia la sonda Cassini avevano recentemente registrato un riscaldamento di circa 2 °C proprio nella regione del Polo Sud di Saturno. Il surriscaldamento planetario però non si è fermato ai corpi celesti relativamente più vicini a noi, ma sembra aver raggiunto anche quelli più lontani, perennemente avvolti nel gelo siderale. Come testimoniato da ricerche del Massachusetts Institute of Technology, su Plutone dalla fine degli anni ’80 a oggi la pressione atmosferica è più che triplicata, a causa del graduale innalzamento delle temperature (circa 2 °C) che ha spinto parte dell’azoto surgelato in superficie a evaporare e passare in atmosfera. Su Tritone, invece, il fenomeno è stato ancora più marcato: dal 1989, anno del passaggio della sonda Voyager, la temperatura è passata da circa 200 a 193 gradi sotto zero, tanto che anche la sua atmosfera sta diventando di anno in anno sempre più densa. Se nel caso di Plutone l’aumento delle temperature si può in parte spiegare con la sua lunga orbita di rivoluzione, che lo porta a fare un giro intero attorno al Sole nel corso di 248 anni terrestri e che proprio nell’ultimo decennio lo ha spinto nel punto più vicino alla nostra stella, più difficile è invece trovare una spiegazione al surriscaldamento della luna di Nettuno. E come se non bastasse, ora è giunta notizia che su Marte, dopo le voragini osservate nelle calotte polari, indizio di un recente scioglimento, la sonda Mars Global Surveyor ha fotografato tracce di erosione del suolo che potrebbero essere prova dell’occasionale scorrimento di acqua. Insomma stiamo assistendo a un riscaldamento che sembra interessare tutto il Sistema Solare.

IL RESPONSABILE? IL SOLE, MA IN MODO INSOLITO Ma se l’uomo, almeno in questo caso, non ha colpe, chi è il responsabile del riscaldamento interplanetario?Il maggior indiziato sembra essere il Sole. In effetti siamo spesso erroneamente portati a credere che l’attività della nostra stella sia costante nel tempo, o almeno che subisca variazioni solo su tempi assai lunghi, mentre in realtà l’energia che essa emette verso lo spazio in tutte le direzioni subisce nell’arco di anni e decenni variazioni periodiche percentualmente assai piccole ma comunque in grado di influenzare il clima della Terra. I venti e tutti i principali fenomeni atmosferici si alimentano attraverso il calore che, sotto forma di radiazione elettromagnetica, arriva dal Sole: una quantità di energia che, nel punto in cui raggiunge la nostra atmosfera, è mediamente quantificabile in circa 1367 Watt per metro quadro. E sono proprio le cicliche variazioni dell’energia emessa dal Sole che, tra il quattordicesimo e il quindicesimo secolo, hanno spinto l’Europa e il Nord America verso un periodo estremamente freddo, noto come Piccola Era Glaciale e culminato tra il 1645 e il 1710 in una fase caratterizzata dall’assenza di macchie solari (nota come Minimo di Maunder) durante la quale il calore che giungeva sulla superficie terrestre era inferiore rispetto a oggi di una quantità tra lo 0,2 e lo 0,7 per cento. Nel corso dell’ultimo secolo invece l’attività del Sole è andata progressivamente crescendo e ha così contribuito all’aumento delle temperature sulla Terra. E mai negli ultimi 1150 anni il Sole ha emesso tanta energia come ai giorni nostri. In particolare ricercatori dell’Earth Institute della Columbia University americana, analizzando i dati raccolti da 6 diversi esperimenti con satelliti di NASA, NOAA ed ESA, hanno recentemente evidenziato un aumento dell’ordine di circa 0,05 per cento per decennio, a partire dal 1978, della TSI, sigla che corrisponde alla Total Solar Irradiance, ovvero l’energia elettromagnetica che la Terra riceve dal Sole su tutte le lunghezze d’onda. Ma può bastare il Sole per spiegare un così evidente aumento di temperatura anche nei pianeti ai confini del Sistema Solare? Forse sì, soprattutto alla luce di una recente ricerca di Adriano Mazzarella, responsabile dell’Osservatorio Meteorologico dell’Università di Napoli Federico II. Secondo questa ricerca, oltre alla radiazione elettromagnetica, cioè luce e calore, anche le particelle cariche emesse dal Sole assumono un ruolo importante nell’influenzare il clima terrestre. I gas a temperature altissime della parte più esterna dell’atmosfera solare, la corona, fuggono in parte verso lo spazio, dando origine al vento solare: getti turbolenti di particelle cariche, per lo più protoni, elettroni e nuclei di elio che si propagano a gran velocità in tutte le direzioni. Questo flusso, interagendo con il campo magnetico terrestre, dà origine non solo a fenomeni spettacolari quali le aurore polari, ma è anche causa di serie difficoltà nelle comunicazioni: il 29 ottobre 2003, per esempio, il Sole sparò miliardi di tonnellate di particelle elettricamente cariche verso la Terra a una velocità di oltre sei milioni di chilometri l’ora. L’impatto di questa grandinata di particelle sul campo magnetico terrestre diede origine alla più grande tempesta geomagnetica mai misurata sulla Terra, responsabile tra l’altro di un black out della rete Gps che durò diverse ore.

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