L'Aja: in Darfur crimini di guerra
Notizia riportata ieri dai siti di vari giornali italiani, è la prima volta in cui si individuano dei possibili responsabili per i massacri in Darfur.
Accusati due leder sudanesi. Nella martoriata regione sudanese del Darfur oltre 200.000 persone sono state uccise e circa 2,5 milioni sono state messe in fuga dal conflitto scoppiato nel febbraio 2003
Un segretario di Stato sudanese e un leader delle milizie arabe Janjaweed sono stati i primi due accusati di crimimi di guerra e contro l’umanità nel Darfur davanti alla Corte penale internazionale (Cpi), a quattro anni dall’inizio del conflitto costato più di 200.000 morti, secondo l’Onu. Il procuratore del Cpi, Luis Moreno-Ocampo, ha presentato ai giudici le «prove» che Ahmed Haroun, ex segretario di Stato agli Interni del Sudan e Ali Kosheib (nome di guerra di Ali Mohamed Ali, uno dei capi delle milizie filo-governative Janjaweed) si sono macchiati di crimini di guerra contro la popolazione del Darfur«, afferma un comunicato del’ufficio del procuratore. Il procuratore li accusa di »51 capi di imputazione di crimini di guerra e contro l’umanità, fra cui persecuzioni, omicidii, turtura e stupri«, commessi fra l’agosto 2003 e il marzo 2004 contro abitanti di villaggi dell’ovest della regione sudanese.
Ahmed Haroun, oggi segretario di Stato agli affari umanitari, nel periodo a cui fanno riferimento le accuse del Cpi era incaricato del dossier Darfur presso il ministero degli Interni. Quanto ad Ali Kosheib, è considerato dalle organizzazioni in difesa dei diritti umani, in particolare dall’americana Human Rights Watch, uno dei principali responsabili degli attacchi lanciati dalle milizie arabe nel 2003-2004. I giudici di questo che è il primo tribunale internazionale permanente incaricato di pronunciarsi su genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità, che ha la sua sede a l’Aia, dovranno a questo punto esaminare le »prove«. In seguito decideranno, se le riterranno sufficienti, di chiedere la loro estradizione al Sudan, che non è uno Stato firmatario del Cpi, o di emettere dei mandati di arresto internazionali a loro carico.
Ieri, il Sudan ha negato qualsiasi competenza del Cpi rispetto al dossier del Darfur. »La posizione di principio del Sudan è che questo tribunale non può avere alcuna competenza sui sudanesi«, ha dichiarato il ministro della Giustizia, Mohammed Ali al-Mardhi. Luis Moreno Ocampo, che dal giugno 2006 indaga su denunce di persecuzioni, torture, stupri e omicidi, ha dichiarato all’Onu di ritenere di disporre di prove sufficienti per accusare i due uomini qui nominati di crimini di guerra e contro l’umanità. La sua inchiesta è relativa a fatti svoltisi nel 2003 e 2004, periodo considerato il più violento della sanguinosa guerra civile che dura da quattro anni.
»Il mio ufficio non può svolgere le indagini sulle centinaia di crimini e perseguirne tutti i responsabili«, aveva dichiarato il procuratore a dicembre. »Mi sono concentrato sui fatti più gravi e sulle persone che hanno maggiori responsabilità in questi fatti«, aveva proseguito. La sua equipe ha effettuato più di 70 missioni in 17 Paesi, ha studiato i casi di centinaia di vittime potenziali e ha interrogato un centinaio di testimoni, aveva precisato. Moreno Ocampo era stato criticato da diverse Ong e anche dall’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, Louise Arbour, per il fatto che i suoi inquirenti non si sono mai recati nel Darfur, per problemi di sicurezza. Il Cpi ha competenza in Paesi la cui magistratura non può o non vuole agire. All’occorrenza, il Consiglio di sicurezza dell’Onu può chiedere al tribunale di intervenire. Secondo l’Onu, circa 200.000 persone sono morte nella guerra del Darfur e per le sue conseguenze e più di 2 milioni sono state costrette alla fuga dalle zone del conflitto.