18 ottobre 2006

Una malattia contro natura

Ho sempre detto che l'omosessualità è una malattia e soprattutto che è una cosa non naturale.
Ecco, vi consiglio di leggere qui di seguito, magari mettendo anche in play...


L’omosessualità come collante sociale. È questa, in sintesi, la riflessione di Joan Roughgarden della Stanford university, che contesta l’idea secondo cui i rapporti fra persone dello stesso sesso tenderanno a scomparire prima o poi, perché non avrebbero senso dal punto di vista evolutivo. La biologa mette in discussione la teoria darwiniana della selezione sessuale e preferisce parlare di selezione sociale.

“Ciò che spinge gli animali a mostrare con fierezza i propri attributi genitali non sarebbe solo l’istinto di accoppiarsi per riprodursi, ma quello di affermare la propria identità e posizione di predominio sui simili, di riconoscersi parte di una comunità”, scrive la Roughgarden. Nel caso delle scimmie bonobo, per esempio, le femmine che non hanno tutti i giorni contatti sessuali con le loro pari non si integrano nei gruppi che controllano l’accesso al cibo e forniscono la protezione necessaria per crescere la prole.

Questo comportamento non si limita ai primati: sarebbero 300 le specie di vertebrati che lo adottano. Sembra quindi che l’omosessualità abbia una base genetica e un significato adattativo oltre che sociale. Sarebbe una caratteristica che aumenta le probabilità di sopravvivenza.


Notizia da internazionale.it, ma ne ha parlato ieri anche Tg Leonardo. Riporto il testo del servizio:

Tra i montoni delle montagne rocciose, nelle comunità di giraffe africane, nei gruppi di bonobo, come fra i delfini, le orche assassine, le balene grigie e i lamantini indiani, l'omosessualità è un comportamento frequente, diffuso, normale e funzionale all'organizzazione sociale degli animali.
Il fatto, dunque, che sia ritenuta ancora oggi, dalla comunità scientifica, una devianza, un comportamento eccezionale che esula dalla naturale funzione riproduttiva della sessualità, inizia a sembrare un limite nello studio della vita dei vertebrati.
Neppure la rassicurante semplicità delle darwiniane teorie evolutive riesce a mantenere il genere umano al riparo da una inquietante certezza: la società è un sistema molto complesso, così complesso da non essere spiegabile totalmente da nessuna legge.
Una vistosa evidenza di ciò sta negli studi sviluppati negli ultimi 15 anni da scienziati biologi ed etologi su animali di tutto il mondo.
Joan Roughgarden, docente di biologia all'università californiana di Stanford, è convinta che se la natura non ha fino ad oggi eliminato l'anomalia dell'omosessualità, attraverso la selezione naturale, è perché fa parte della vita degli animali, ha una funzione stabilizzante nei legami sociali, garantisce il mantenimento della convivenza pacifica, ed è un modo di creare complicità e confidenza fisica, proprio come la reciproca pulizia del pelo, molto diffusa fra i primati, ma con in più l'aspetto della piacevolezza.
Ha scritto un testo, "Evolution's Rainbow", che si propone di ribaltare le teorie darwiniane in materia di sessualità, ma non solo: la scienziata si spinge a sostenere che, entro i prossimi 50 anni, anche l'uomo tornerà al modello osservato tra i primati, abbandonando quella che, a suo dire, è l'artificiosa distinzione tra eterosessuali e "omo".

1 commento:

Anonimo ha detto...

Indipendentemente dal fatto che ricevano terapie giornaliere iniettabili orali o future, queste richiedono visite mediche per la cura e il monitoraggio della sicurezza e della risposta. Se i pazienti vengono trattati abbastanza precocemente, prima che si verifichi un sacco di danni al sistema immunitario, l'aspettativa di vita è quasi normale, a condizione che rimangano in trattamento con successo. Tuttavia, quando i pazienti interrompono la terapia, il virus rimbalza a livelli elevati nella maggior parte dei pazienti, a volte associati a una malattia grave perché ho attraversato questo e anche un aumento del rischio di morte. L'obiettivo della "cura" è in corso, ma continuo a credere che il mio governo abbia fatto milioni di farmaci ARV invece di trovare una cura. per terapia e monitoraggio continui. L'ARV da solo non può curare l'HIV poiché tra le cellule infette vi sono cellule di memoria CD4 a vita molto lunga e possibilmente altre cellule che fungono da serbatoi a lungo termine. L'HIV può nascondersi in queste cellule senza essere rilevato dal sistema immunitario del corpo. Pertanto, anche quando l'ART blocca completamente i successivi cicli di infezione delle cellule, i reservoir che sono stati infettati prima dell'inizio della terapia persistono e da questi reservoir l'HIV si rimbalza se la terapia viene interrotta. "Cure" potrebbe significare una cura di eradicazione, che significa liberare completamente il corpo del virus del reservoir o una cura funzionale dell'HIV, dove l'HIV può rimanere nelle cellule del reservoir, ma il rimbalzo ad alti livelli è prevenuto dopo l'interruzione della terapia. crede che ci sia una speranza per le persone che soffrono, la malattia di Parkinson, la schizofrenia, il cancro, la scoliosi, la fibromialgia, la tossicità da fluorochinolone
Sindrome Fibrodisplasia Ossificans Progressiva.Fatal Familial Insomnia Factor V Leiden Mutazione, Epilessia Dupuytren's disease, Desmoplastic small-round tumore Diabete, Celiachia, Creutzfeldt-Jakob disease, Angiopatia amiloide cerebrale, Atassia, Artrite, Sclerosi laterale amiotrofica, Morbo di Alzheimer, Adrenocorticale carcinoma.Astma, Malattie allergiche. Hiv_ Aids, Herpe, Copd, Diabete, Epatite, ho letto di lui online su come curava Tasha e Tara, così l'ho contattato su drituaherbalcenter@gmail.com anche se ho parlato su whatsapps +2348149277967 credimi è stato facile Ho bevuto la sua medicina a base di erbe per due settimane e sono stato curato proprio come quello non è il dottor Itua un uomo prodigio? Si lo è! Lo ringrazio così tanto che ti consiglierò se sei affetto da una di quelle malattie che Pls lo contatta è un uomo gentile.