28 maggio 2006

Pausa di riflessione

In questi giorni ho disertato abbastanza il blog, sia perché ho una presentazione da preparare per la settimana prossima, e più in là spiegherò perché la cosa mi preoccupi tanto, sia soprattutto perché non mi sono ancora ripreso, e avevo poca voglia. Non so, vedrò di trovare il tempo per aggiungere qualcosa prossimamente.

Nel frattempo, aggiungo il link al blog di un'amica.

24 maggio 2006

C'era una volta un gatto

Non pensavo che avrei sofferto tanto. Certo, ci ero molto affezionato, ma davvero non pensavo...

L'ho trovato ieri, era lì, quasi di fronte al portone; finalmente il posto in cui si trovava non era occupato da una macchina parcheggiata che lo coprisse. Era stata da subito la prima possibilità venutami in mente, quando domenica mattina mi sono accorto che non era tornato, ma il non averlo visto giù sul marciapiede mi aveva fatto sperare che si fosse nascosto su uno dei tanti balconi di attici vicini su cui riusciva ad arrivare, con la sua agilità.
Per due giorni ho sperato che, magari perché non stava bene, si fosse nascosto, o che magari lo avesse preso qualcun altro per tenerlo un po' con sè. Era così bello, e così socievole.
E' bruttissimo immaginare la dinamica con cui possa essere accaduto, forse banalmente una zampa in fallo, e poi il volo di otto piani, il pelo sporco, le mosche, la bocca semiaperta. Spero che non abbia sofferto. Lo spero tanto.

Mi mancherai, cucciolo.
Mi mancherà quella macchia scura acciambellata sul mio letto, le volte in cui mi hai svegliato la mattina presto per venire a dormire da me sul letto, i peli che mi lasciavi sui pantaloni, le tue fusa, quando venivi a sederti proprio sul libro su cui stavo studiando, quando mi azzannavi il braccio, quando rompevi le scatole per entrare e uscire dalla stessa porta non appena la si chiudeva, quando ti trovavo dietro la porta tornando a casa, quando ci portavi orgoglioso in casa i tuoi trofei di caccia.

Ti ho seppellito ieri, nel terreno della villetta al mare, a una cinquantina di metri da dove ti trovai sedici anni fa, quando io ero un bambino, e tu una palla di pelo setoso che si aggirava per il mondo alla ricerca di qualcuno che si prendesse cura di te.

Puma (maggio 1990 - 21 maggio 2006)

23 maggio 2006

Il Corriere ci arriva oggi

Sulla pagina web del Corriere si dice la stessa cosa che avevo già detto in un precedente post qualche giorno fa, riguado la canzone di Elio e le Storie Tese sui favori alla Juve. Ci sono anche i link al file audio, al filmato (più piccolo di quello che avevo segnalato io) e al testo.

14 anni!

"Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana".
(J. F. Kennedy; citazione che Giovanni Falcone amava spesso riferire)

20 maggio 2006

Googlebombing for Egypt

Sotto il ponte di Egypt
c'è un omin che fa la Egypt
la fa Egypt Egypt Egypt
il dottore la Egyptura
la Egyptura trentatre
uno, due e Egypt.

Ciccio Egypt cannoniere
con 3 Egypt nel sedere,
con tre Egypt nella pancia,
Ciccio Egypt va in Francia.
In Francia c'è la Egypt,
Ciccio Egypt cade per Egypt;
per Egypt c'è un pugnale,
Ciccio Egypt va all'ospedale;
all'Egypt c'è la morosa,
Ciccio Egypt si sposa.

No, non sono diventato scemo, leggete qui per sapere di che si tratta e per sostenere la libertà di opinione in Egitto.
Significato di googlebombing su Wikipedia.

19 maggio 2006

Questa è mondiale

Alla fine non ho resistito, non posso non segnalare ciò che ha detto Paolo Cento, neo sottosegretario all'Economia.

"La nostra scommessa è di dare un contributo all'economia pubblica in maniera diversa, [come] la decrescita per esempio. Cominciamo a ragionare senza tabù che la crescita economica non è di per sé un bene".

Qui l'intero articolo, dal Corriere della Sera.

L'IRS ha la mano pesante con Greenpeace

In un precedente post spiegavo la struttura economica di Greenpeace USA, consiglio di leggerlo per capire meglio di cosa si parla in questa notizia presa dal sito del PIW (Public Interest Watch):

Dopo un'intensa verifica contabile, l'Internal Revenue Service ha trovato nove mancanze nella gestione e nelle pratiche di Greenpeace USA e ha avvisato che "l'insuccesso nell'assicurare l'adeguatezza dei fondi concessi e donati potrebbe pregiudicare lo stato di esenzione di Greenpeace Fund". Infatti ai due bracci di Greenpeace USA, il suo 501 c3 Greenpeace Fund e la sua ala di pressione 501 c4 Greenpeace Inc., è stato detto di cambiare le loro pratiche "a causa della natura illegale" delle loro attività.
Nel 2003, Public Interest Watch si lamentò presso l'IRS riguardo l'uso di contributi deducibili da parte di Greenpeace per "azioni dirette" e altre attività illegali. PIW contestò anche a Greenpeace Usa di veicolare il denaro esentasse a Greenpeace International. L' IRS sta forzando Greenpeace a cambiare queste pratiche, giustificando l'esame critico di PIW dell'organizzazione.
I link sotto contengono le lettere intere di IRS a Greenpeace Fund e Greenpeace Inc.

Lettera di IRS a Greenpeace Fund (501 c3)

Lettera di IRS a Greenpeace Inc. (501 c4)

18 maggio 2006

Loro l'avevano detto

Visto tutto quello che sta succedendo nel mondo del calcio in questi giorni (e chissà per quanto tempo ancora) non ho resistito alla tentazione di far sentire (accendere le casse, prego) una canzone di EelST contenuta nell'album Peerla del 1998, ma che è attualissima ancora e soprattutto oggi, intitolata "Ti Amo Campionato". La eseguirono anche a Mai Dire Gol, è possibile vedere qui il filmato, vivamente consigliato, e visibile anche da chi usa Firefox.
Visto che ci sono, faccio anche un piccolo commento sulla canzone: premetto che non è un buon esempio delle capacità compositivo-esecutive del simpatico complessino, in quanto essa è esclusivamente funzionale al testo; si basa su una loro canzone, Ti Amo, che ha conosciuto diverse versioni, tra cui quella che portarono al concerto del 1° maggio 1991 e che fu censurata dalla RAI per il contenuto di denuncia. Il sound richiama spudoratamente quello di Robert Miles, che molti ricorderanno per alcune canzoni dance di successo che si caratterizzavano per gli assoli di tastiera.
Il titolo è un ottimo esempio della capacità del gruppo di giocare con le parole e con i doppi sensi. Se infatti il testo è una critica ai favori fatti alla Juventus nel campionato '97/'98, da cui il titolo ironico, d'altro canto si può intendere il sostantivo e complemento oggetto "Campionato" come un aggettivo, dicendo così che si tratta della canzone "Ti Amo"...campionata, ovvero con i suoni campionati molto utilizzati da quel tipo di musica dance.
Per ora mi fermo qui, parlerò di EelST in qualche altra occasione.

Liberazione Posten

Forse sapete della vignetta pubblicata su "Liberazione" il 12 maggio scorso, e delle polemiche (troppo poche, per la verità) che ha provocato. Barbara ha raccolto una serie di commenti a mio avviso condivisibili, consiglio di leggere.

17 maggio 2006

E ora cosa diranno i complottisti?

E' notizia recente che il Pentagono ha reso pubblico il filmato dell'attacco dell'11 settembre che aveva dato adito ai complottisti, proprio per la mancanza di filmati, di ipotizzare che in realtà si trattasse di un missile o di qualcos'altro. In realtà i frame singoli giravano già in rete da un po', tuttavia c'è qualche elemento in più. Ne parla il Corriere della Sera, dove è possibile vedere il filmato, mentre Aribandus fa qualche commento ed evidenzia gli elementi visibili dell'aereo in una animazione.

Siii sende?

Sarei molto grato se chi passa da questo blog mi segnalasse cortesemente se si sente la canzone che ho messo in sottofondo. Grazie.

15 maggio 2006

Jennifer, considerazioni postume

Più volte nei giorni scorsi, mano a mano che venivano fuori sempre più raccapriccianti particolari sulla morte della povera Jennifer e del suo bambino, mi è venuta voglia di scrivere qualcosa a riguardo, perché ciò che le è stato fatto mi ha schifato profondamente.
Ma parallelamente, qualcos'altro nei servizi che vedevo mi sembrava alquanto stonato. Ed era nel momento in cui intervistavano i genitori della ragazza. Dal primo momento, non ho capito con quale stomaco la madre potesse parlare tranquillamente di come la figlia sia stata picchiata, parlando di lividi sulla pancia e su altre parti, e dopo, quando si è saputo, di come sia stata sepolta viva, con un figlio in grembo, come se parlasse di una qualsiasi sconosciuta, con una distanza alienante. Non lo so, la cosa mi straniva. Ma hanno intervistato la persona giusta? Non sarà magari una che passava di lì per caso?
E per finire, l'altro giorno vengo a sapere che un giornale pubblica la foto del bambino vestito, ma soprattutto vengo a sapere che è stata la madre stessa a incoraggiare un cronista del giornale a farlo.
Parlando con Luthien, lei osservava che forse, essendo la madre giovane, abbia cresciuto e quindi visto la figlia più come un'amica che come, appunto, una figlia, per cui magari abbia vissuto la perdita in maniera diversa da come l'avrebbe vissuta una madre. Questo ovviamente non spiega niente, nè è inteso come una giustificazione, anzi.
Comunque sia, spero che le gesta della signora finiscano qui.

Dalle stelle alle stalle

Nella domenica in cui Fernando Alonso fa lo Schumacher e conquista un meritato primo posto al Gran Premio di Spagna, e in cui Ivan Basso mostra tutta la sua classe, ho visto due tennisti eccelsi dare spettacolo al Foro Italico. Per 5 ore e 6 minuti hanno dato vita a uno tra i più bei match mai visti, che ha visto 3 tie breack su 5 set giocati, nel primo dei quali Federer ha strapazzato Nadal 7-0, ma che ha visto quest'ultimo fare un prodigioso recupero e vincere il punto sull' 1-3 nell'ultimo e decisivo tie breack, che l'ha riportato in carreggiata e gli ha permesso di vincere, a 19 anni, per la seconda volta consecutiva il torneo di Roma ed eguagliare il record di 53 vittorie consecutive su terra.

Dopodichè, ho visto allibito le immagini di una festa assolutamente surreale e fuori luogo, e ho visto le lacrime di coccodrillo di chi per anni ha tiranneggiato a destra e a manca, e ora fa l'agnellino chiedendo con voce rotta di non fargli domande ma di dire solo ciò che ha da dire, perché non ha la forza per fare altro. Comodo, no?

10 maggio 2006

Diritti umani: Cina e Cuba nel Consiglio Onu

No, dai, è uno scherzo, di certo non può accadere una cosa simile...
come? è vero? ma siamo sicuri?
eppure mi aveva fatto ridere, pensavo fosse una battuta...uhh

Vabbè, a 'sto punto leggete anche il commento di Gianni Riotta.

Ehi, tu!!! ma lo sai???

Eh, lo sai?

Non lo sai? Come cosa?

Sei il visitatore numero 1000!!! Bravo!!!

Spero che ti basti la mia gratitudine. :)

09 maggio 2006

Gli sporchi amerikani inquinano...sempre meno

Segnalato a catena da Paolo di Lautreamont e da happytrails, ho trovato un rapporto dell'EPA (Environmental Protection Agency) che prova come negli anni dal '70 a oggi ci sia stato un inequivocabile calo delle emissioni nocive negli Stati Uniti. In questa pagina si possono trovare tutti i rapporti, per argomento.
In particolare, il primo mostra trend generici per cui, a fronte di un costante aumento della crescita della produzione, del traffico, del consumo di energia e della popolazione, si osserva un netto calo nell'emissione dei sei principali inquinanti.
Nel rapporto sull'inquinamento da particelle si vede invece come le concentrazioni di PM10 siano scese in media, dal 1988 al 2003, del 31%, mentre le PM2.5 del 30% negli ultimi 25 anni. In questo capitolo si possono vedere i trend regione per regione.
Consiglio una lettura, specie a chi soffre di pessimismo cronico.

Joel Schwartz, in un articolo, sottolinea come gli ambientalisti affermino invece addirittura il contrario:

Environmental fear factories aren't celebrating. Shortly after the 2005 ozone season ended, the environmental group Clean Air Watch proclaimed "Smog Problems Nearly Double in 2005."[2] Pennsylvania's Department of Environmental Protection warned "Number of Ozone Action Days Up from Last Year."[3] And EPA's New England regional office noted that "New England Experienced More Smog Days during Recent Summer."[4] Writing on 2005 ozone levels in Connecticut, a New York Times headline warned "A Hot Summer Meant More Smog.[5]

Ozone levels were indeed higher in 2005 when compared with 2004. 2005 was only the second lowest ozone year since the 1970s, while 2004 was the lowest. Ozone levels were so improbably low in 2004 that it would have been astounding if ozone wasn't higher in 2005. The real news was the unprecedented plunge in areas violating the ozone standard, and the fact that 2005 was one of the hottest years on record -- conditions that favor high ozone -- yet ozone levels remained at historic lows.[6] Both stories have gone unnoticed by the mainstream media.

Questo discorso si ricollega bene alla mia serie di post sugli ambientalisti, poiché anche se non ho ancora parlato dei loro cavalli di battaglia, ho già accennato al catastrofismo come modus operandi delle organizzazioni ambientaliste, e questo ne è un ottimo e attuale esempio.

06 maggio 2006

Le radici dell'ecologismo e il raggiungimento della popolarità

Nel precedente post sul libro "Le Bugie degli Ambientalisti" (di Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari, ed. Piemme), dopo aver descritto la nascita e l'evoluzione dei movimenti eugenetici, ero arrivato a parlare di come le nuove società eugenetiche nel Secondo Dopoguerra iniziarono a usare il catastrofismo per fare presa sulla popolazione.
A questo punto, va descritto il nesso tra femminismo ed eugenetica da una parte, ed ecologismo dall'altra. Padre fondatore e teorico di questa scienza è considerato Ernst Haeckel, discepolo di Darwin, sul quale razzismo non vi sono dubbi. Il suo modello ideale era infatti l'antica Sparta, in cui i bambini non sani erano soppressi, e auspicava attualizzando che ciò avvenisse anche nel presente. Il legame tra movimenti apparentemente così diversi dunque risiede nei concetti di miglioramento della razza e disponibilità delle risorse. Se infatti le risorse sono limitate, esse non possono sostenere un eccessivo aumento della popolazione, quindi è necessaria una selezione che permetta di riprodursi solo a chi lo merita.
Tuttavia, non vi fu una saldatura tra il movimento per il controllo delle nascite, il femminismo radicale e l'ecologismo fino agli anni '60, quanto un cammino parallelo. La situazione cambiò quando Hugh Moore, prima presidente della Association for Voluntary Sterilization e dopo segretario del Population Reference Bureau, convinse il presidente Lyndon Johnson della necessità di introdurre politiche per il controllo della popolazione, secondo lo slogan "Cinque dollari investiti nel controllo della popolazione ne valgono cento in crescita economica".
In seguito ebbe luogo la progressiva infiltrazione di questi obiettivi nei programmi di aiuto allo sviluppo promossi dagli Stati Uniti e dalle Nazioni Unite, tramite l'ottenimento dello "statuto consultivo" da parte di alcune ONG, che permetteva loro di partecipare ai lavori dell'ONU. Il primo risale al 1965, all'ECOSOC, seguito dall'UNICEF, l'ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro), l'UNESCO, la FAO e soprattutto l'UNFPA (Fondo per la Popolazione) e l'OMS. E in effetti l'esito fu un cambiamento di indirizzo delle politiche di queste agenzie verso programmi di controllo della popolazione. Clamoroso il caso dell'UNICEF, che ha spostato i propri obiettivi dalla difesa dei bambini alla promozione di obiettivi femministi.
Fu poi dal 1970 che crebbe la presa sulla società civile, con la diffusione del pamphlet The population Bomb e l'invenzione del fortunato slogan: "La popolazione inquina". Da questo momento le principali organizzazioni ambientaliste americane, come Sierra Club, National Wildlife Federation, Worldwatch Institute, Natural Resources Defense Council, Environmental Action, fecero causa comune con il Population Crisis Committee, Population Reference Bureau, Planned Parenthood, Zero Population Growth, parlando lo stesso linguaggio. Se da un lato i secondi indicano "la crescita incontrollata della popolazione" come causa della "scomparsa delle foreste, l'erosione del suolo, la desertificazione, la scomparsa delle specie", dall'altro gli ambientalisti prevedono continuamente catastrofi la cui unica causa è individuata nella crescita della popolazione. E anzi, da ora le motivazioni della difesa dell'ambiente, che fanno maggiormente presa sull'opinione pubblica, prendono il sopravvento, cosicché l'annuncio di prossime catastrofi (sempre smentite dalla storia) diventa il principale metodo per motivare ogni decisione mirata a limitare le attività e la presenza dell'uomo.

05 maggio 2006

Cari pacifisti, anche le armi possono fermare i massacri

Avevo promesso in un commento al post precedente che avrei riportato una lettera aperta di Adriano Sofri indirizzata a Gino Strada, comparsa su "La Repubblica" il 15 ottobre 2002. Ecco il testo.

CARO Gino Strada, voglio litigare con te, di brutto. Sarebbe meglio farlo di persona, nel Panshir, magari a Pinerolo: peccato. Ma tu sarai così generoso da litigare senza scrupoli, come se fossimo tutti e due a piede libero, in un autogrill. Comincerò con l'elogio dello sminatore, che in questo momento storico è il mio eroe. Ne ho appena visto uno in tv, militare di professione, ora smina da volontario coi miei amici di InterSos in Afghanistan. Ne conobbi altri. Una giovane donna, in Bosnia - là si chiama diverzant, lo sminatore - mutilata, temeraria. Voleva salvare vite, dicevano di lei che volesse morire. Ho sentito dire di campioni dello sminamento, che erano stati in passato collocatori di mine: gente che tornava sui suoi passi, come dovrebbe fare l'umanità intera. Fin qui siamo d'accordo, anzi, tante cose le ho imparate da te. Ora lo sminatore - la sminatrice volontaria - è dunque il mio eroe: tuttavia bisogna che qualcuno si occupi della questione generale, di mettere al bando le mine, la produzione, lo smercio, l'impiego eccetera.

Proprio tu ti impegnasti in questa campagna generale. Si striscia a disinnescare o a far brillare una mina dietro l'altra, per milioni e milioni di mine; si cura un mutilato dopo l'altro, si fabbrica una protesi su misura dietro l'altra - ma bisogna pure provare a interrompere, almeno a ridurre, la guerra, posatrice di mine e avida di mutilazioni. Tu curi la gente, e quanto alla questione generale, la guerra, che aborrisci, ti affidi all'educazione alla pace. Fra la mirabile cura chirurgica delle vittime di ogni colore, e un'umanità ricreata dall'educazione alla pace, c'è, a esser molto ottimisti, un enorme intervallo. È su questo intervallo che voglio litigare.

Nella guerra, le guerre, afgane, più lunghe di quella di Troia, tu curavi la gente: ti chiedevi chi e come potesse far finire la guerra? (Non è una domanda retorica: non lo so davvero. Non lo ricavo neanche dal tuo bel libro: "Buskashi"). Non era certo affar tuo; forse credi che nessuno possa far niente per far finire le guerre, e che si possa solo curare, operare, sminare. Il problema nasce quando qualcuno prova a far finire la guerra. In Afghanistan non ci ha provato nessuno, a lungo: l'hanno combattuta ed eccitata, ognuno dalla sua parte, ogni potenza dalla sua parte, finché una specie di stallo ha consegnato gran parte del paese al truce fanatismo Taliban. Stato-non Stato, tirannide brutale contro donne e bambini, territorio infeudato a un'Internazionale del terrore.

Bisognava o no che qualcuno si ponesse il problema di metter fine alla tirannia dei Taliban? Di strappare la frusta dalle mani degli squadristi? Prima dell'11 settembre, anni prima, io battevo le mani al lavoro afgano tuo e dei tuoi, e del dottor Cairo, e pensavo che la comunità internazionale dovesse intervenire a riportare le condizioni minime della convivenza civile in quel paese. Non sapevo come; condivisi l'illusione che Shah Massoud fosse il leader da sostenere. Massoud venne in Europa a chiedere aiuto, ignorato. Non era l'eroe senza macchia, benché fosse un eroe. Pensavo che la condizione delle donne equivalesse a uno smisurato campo di concentramento e di torture. Che si fosse nel caso in cui guerra e oppressione non sono state prevenute, e c'è bisogno urgente di soccorso. È così nella cura per la salute e la medicina, no? C'è un'educazione alla salute, c'è una medicina preventiva, c'è, quando si sia a quel punto, il ricorso alla chirurgia. Le persone possono trovarvisi, che abbiano gozzovigliato o seguito una dieta salutista, che si siano educate alla prevenzione o che abbiano creduto all'omeopatia: e però ormai devono affidarsi al chirurgo. E i paesi, i popoli? Nel tuo Afghanistan non successe niente.

Non gliene fregava niente a quasi nessuno. Poi c'è stato il 9 settembre, l'assassinio di Massoud, e poi l'11 settembre. L'amministrazione americana - e la coalizione adunata attorno a lei col mandato dell'Onu - ha additato in Al Qaeda (che l'ha rivendicato) l'autrice dell'assalto a Manhattan e a Washington, ha preteso la consegna di Bin Laden, è intervenuta militarmente contro l'Afghanistan del mullah Omar. Ogni volta che si ricorre alla forza, tu dici, le vittime sono i civili innocenti. Ma in Afghanistan da anni e anni i civili innocenti erano vittime di guerre. Tu lo sapevi meglio di chiunque: li ricoveravi, li operavi. Nell'Afghanistan del dopo 11 settembre, non-Stato escluso dall'Onu, infeudato ad Al Qaeda, bisognava intervenire? Bisognava impegnare le proprie energie perché il modo di intervenire fosse il più rispettoso della vita e della dignità umana, o opporglisi comunque come a un'infamia bellicista?

Credo questo: si può fare obiezione a qualunque decisione che, anche col proposito di salvare vite umane in numero ingente, sacrifichi la vita di innocenti, fosse pure un solo innocente. Questa obiezione di coscienza può segnare insuperabilmente il convincimento morale di un singolo individuo. Non quello di un responsabile pubblico, un militare o uno statista. Un responsabile pubblico misura relativamente la sua morale, che, per essere relativa, non è meno rigorosa. Non si illude di escludere in assoluto il sacrificio di vittime innocenti, ma vuole ridurne al minimo il rischio. Non ammazza né tortura prigionieri, anche i più colpevoli. Rifiuta, in Palestina, di far esplodere una vettura sulla quale, con un pericoloso capo terrorista, viaggiano persone innocenti, e dei bambini. Non ammette che, in nome del pericolo probabile ma futuro, si sacrifichino oggi degli innocenti. Apprezza l'incolumità della gente del "nemico" come quella della propria gente.

Questo era il problema imposto dall'intervento in Afghanistan, e in qualunque altro luogo del mondo. Opporsi in assoluto a ogni ricorso internazionale alla forza equivale esattamente a negare l'esistenza di una polizia entro i confini di uno Stato. Solo il pregiudizio, e l'abitudine, impediscono ancora di vederlo.

L'intervento in Afghanistan è avvenuto. È costato lutti evitabili e delitti cercati, ai civili e ai combattenti. Ti domando: i civili colpiti oggi in Afghanistan sono più numerosi o molto meno? Gli arti mutilati sono più o meno? Le mine collocate sono più o meno? Si mettono nuove mine o si smina? Le frustate alle donne sono più o meno?

È vero, secondo una quantità di fonti attendibili, che la maggioranza delle donne indossa ancora il burqa. A Herat, è stato ripristinato l'obbligo. A Kandahar, lo portano pressoché tutte. A Kabul sono numerose quelle che se ne sono sbarazzate. Ti domando: quelle che possono scegliere di non indossarlo sono molte di più o no? Tu sei arrivato a dire che le uniche donne senza burqa sono pagate dai fotografi occidentali! Affermazione enorme, se fosse vera, e degna di verifica. Intuisco quanto ti stia a cuore quel paese. Ma allora: perché la - precaria, difettosa, mediocre - liberazione di Kabul non viene festeggiata con le lacrime agli occhi da te e da tutti noi? Perché nelle cose che dici e nell'espressione del tuo viso, al contrario, sembra di leggere un rammarico? Un rimpianto per la Kabul com'era? Perché il ritorno di due milioni e passa di profughi in Afghanistan non viene salutato con le lacrime agli occhi?

Non smetto di chiedere perché i convinti pacifisti che non mossero un dito per liberare Sarajevo dall'assedio (il più lungo della storia moderna, più che a Leningrado) e dallo stillicidio delle bombe e dei cecchini, e anzi proclamarono la loro opposizione attiva a un intervento militare internazionale che sbloccasse l'assedio, e profetizzarono lo scoppio della Terza Guerra Mondiale, quando quell'intervento avvenne, con gli aerei della Nato, e in pochi giorni, e senza vittime innocenti, sbloccò l'assedio e liberò Sarajevo, non festeggiarono con le lacrime agli occhi? Non era la pace, si sapeva, lo sapevo: era solo (solo!) la fine del massacro quotidiano. L'interruzione del massacro, vegliata, ancora oggi, dalla polizia internazionale. Sono innumerevoli i posti della terra in cui si può pregare per la pace, ma per interrompere i massacri occorre mettere in campo una forza armata internazionale, e tenercela. E magari farle patrocinare libere elezioni, come a Timor est.

Sono contrario alla guerra minacciata contro l'Iraq e alla sua filosofia, e spaventato dalla sua ignota modalità. Ma mi sembra pazzesca l'assimilazione fra Saddam Hussein e Bush, che tu proclami a muso duro. Pazzesca l'indifferenza alla democrazia, per formale e imperfetta e violata che sia. Alla distanza fra governi eletti a suffragio universale e sanguinarie dittature assirobabilonesi. So darmene solo una, ma inadeguatissima, spiegazione. Io credo che la - brutta, difettosa, violata - democrazia debba essere la condizione della convivenza civile in ogni parte del globo.

Tu forse pensi - come certi etnologi relativisti che non sono ancora tornati a casa, come i leader cinesi, come i capi tribali patriarcali, come i fedeli della sharia - che la democrazia sia il pregio o il tic di un pezzetto di mondo, e sia fuori posto e disadatta a tanta altra parte del globo. Non riesco a capacitarmene, e mi spaventa. Mi spaventano le persone che mi sono care, note e ignote, che ripetono generosamente di essere sempre e comunque contro l'impiego della forza. Si sono dimenticate di Auschwitz, e non hanno voluto imparare dov'è Srebrenica, e che cosa è successo, e quando.

04 maggio 2006

Gino Strada: se lo conosci lo eviti...

Incuriosito da un commento di Barbara sul suo blog, ho fatto una ricerca su Gino Strada e sui Katanghesi, e leggete un po' cosa ho scoperto, da un articolo di Gigi Moncalvo.

C'è uno strano caso di "silenzio stampa" in questo nostro grande paese: quello riguardante il passato violento del dottor Gino Strada. Il pacifista, la colomba, l'uomo che ama il bene e fa del bene, il missionario laico che va in soccorso degli oppressi, colui che predica col ramoscello d'ulivo in bocca, è lo stesso che faceva da "luogotenente" - insieme al futuro odontoiatra Leghissa - a Luca Cafiero il famigerato capo del servizio d'ordine del famigerato Movimento Studentesco del l'Università Statale di Milano, quello dei terribili e mai dimenticati "katanghesi". Sì, è proprio lui: il "pacifista" Gino Strada, colui che oggi dà dei "delinquenti politici" agli esponenti della casa della Libertà e dei DS che non vogliono soggiacere ai suoi diktat di aspirante leader politico che sogna un seggio in Parlamento. Per l'esattezza Strada, insieme a Leghissa, era il capo del servizio d'ordine di Medicina e Scienze e il suo gruppo o squadra aveva questo inequivocabile nome: "Lenin". Rispetto ai capi degli altri servizi d'ordine - ad esempio Mario Martucci per la Bocconi e il suo gruppo "Stalin", o Franco Origoni per la squadra di Architettura, o Roberto Tuminelli, l'erede delle famose scuole private per il recupero-anni, alla guida del gruppo "Dimitroff", il bulgaro segretario della Terza Internazionale accusato da Hitler di aver incendiato il Reichstag - il gruppo guidato da Strada si distingueva per la più cieca obbedienza e fedeltà a quel fior di democratico e di amante dei diritti civili che rispondeva al nome di Luca Cafiero, capo supremo di tutti i Servizi d'Ordine e poi divenuto deputato del PCI, candidato a Napoli, dove superò addirittura in fatto di preferenze l'on. Giorgio Napolitano. Ora Cafiero è ritornato a fare il docente universitario alla facoltà di Filosofia della Statale. Al comando generale e assoluto di Cafiero c'erano i gruppi "Stalin", "Dimitroff" e tanti altri - ciascuno dei quali aveva uno o più sotto-capi -, ma era il "Lenin" di Gino Strada che si distingueva per la prontezza e la capacità di intervento laddove ce ne fosse stato bisogno.
In sostanza, ancora ben lontano dallo scoprire il suo attuale animo pacifista, Gino Strada era uno degli uomini di punta di quel Movimento dichiaratamente marxista-leninista-stalinista-maoista che aveva i suoi uomini guida in Mario Capanna, Salvatore "Turi" Toscano e Luca Cafiero. I milanesi, e non solo loro, ricordano benissimo quegli anni, e soprattutto quei sabati di violenza, di scontri, di disordini. Ma ora nessuno dice loro che ad accendere quelle scintille c'era anche l'odierno "predicatore" Gino Strada.
Solo che allora non aveva dimestichezza con le colombe bianche, le bandiere multicolori, il rispetto altrui, il ramoscello d'ulivo.
Ma era molto di più avvezzo ai seguenti segni identificativi: l'eskimo, il casco da combattimento, e l'obbligo di portare con sé, 24 ore su 24, le "caramelle": cioè due sassi nelle tasche e soprattutto "la penna", cioè la famosa Hazet 36 cromata, una chiave inglese d'acciaio lunga quasi mezzo metro nascosta sotto l'eskimo o nelle tasche del loden. Alla "penna" - si usava tale termine durante le telefonate per evitare problemi con le intercettazioni - si era arrivati partendo dalla "stagetta" (i manici di piccone che avevano il difetto di spezzarsi al contatto col cranio da colpire), dalle mazze con avvitato un bullone sulla sommità per fare più male, e dai tondini di ferro usati per armare il cemento, ma anch'essi non adatti poiché si piegavano. I katanghesi e il loro servizio d'ordine, Gino Strada in testa, erano arrivati a questa scelta finale in fatto di armamentario, su esplicita indicazione del loro collegio di difesa che allineava nomi oggi famosissimi come quello di Gaetano Pecorella, Marco Janni, Gigi Mariani, insieme ad altre decine di futuri principi del foro, mentre sul fronte dei "Magistrati Democratici" spiccava la figura di Edmondo Bruti Liberati.
Il "collegio di difesa" aveva dato istruzioni ben precise in caso di arresti e processi: "Negare sempre l'evidenza", anche in caso di fotografie o filmati inequivocabili, definire come "strumento di lavoro" la scoperta eventuale della chiave inglese. Sarebbe stato difficile giustificare come tale un manico da piccone o un tondino di ferro, facilmente considerabili e catalogabili come "arma impropria", mentre diventata più facile con la chiave inglese. "Dite che stavate andando a riparare il bagno della nonna o che vi serviva per sistemare l'auto di vostro padre", poteva essere una delle indicazioni difensive consigliate in caso di bisogno.
"Pacifici ma mai pacifisti" era uno degli slogan ideati da Mario Capanna, ed è strano dunque che oggi Gino Strada si definisca proprio "pacifista". Comunque - a parte la canzoncina ritmata con cui si caricavano prima degli scontri (kata-kata-katanga) - essi pronunciavano ad alta voce ben altri slogan di quelli di oggi e perseguivano ben altri obiettivi. E i loro avversari non erano solo i Tommaso Staiti sul fronte della destra, ma anche i "compagni" di Avanguardia Operaia (molti dei quali oggi sono esponenti dei Verdi), Lotta Continua (dei Sofri, Mario Deaglio, Gad Lerner, apprezzato radiocronista dai microfoni di Radio Popolare incaricato di dare le istruzioni in diretta sulle vie da evitare e sulle strade di fuga in cui fuggire) e Lotta Comunista (memorabile e indimenticabile uno scontro di inaudita violenza) e perfino coi primi gruppi di Comunione & Liberazione. Anche quelli di sinistra erano i "nemici" di Strada al pari di Tom Staiti e dei suoi. Non c'è bisogno di scomodare la memoria del prefetto Mazza e del suo famoso rapporto, la cui rispondenza alla verità venne riconosciuta solo molti anni dopo, per affermare che il servizio d'ordine del Movimento Studentesco era uno dei corpi più militarizzati, una autentica banda armata che incuteva terrore e seminava odio in quegli anni.
Si trattava di una autentica falange macedone di 300-500 persone, (Strada e Leghissa ne guidavano una cinquantina), che non arretravano di un millimetro nemmeno di fronte agli scudi della polizia in assetto da combattimento. Semmai, purtroppo avveniva talvolta il contrario. Unico aspetto positivo è che, a differenza di Lotta Continua, l'MS non ha prodotto successivi passaggi al terrorismo. Anche se bisognerebbe riaprire le pagine del delitto Franceschi alla Bocconi e sarebbe ora che la coscienza di qualcuno che conosce la verità finalmente si aprisse. Che si trattasse di un corpo militarizzato, in tutti i sensi, strumenti di violenza compresi, è fuor di dubbio. Così come è indubitabile la autentica ed elevata ferocia che caratterizzava quei gruppi che attaccavano deliberatamente la polizia come quando si trattò di arrivare alla Bocconi per conquistare il diritto dei lavoratori ad avere le aule per i loro corsi serali. E non possono certo essere le attuali conversioni dei Sergio Cusani, degli Alessandro Dalai, dei Gino Strada, degli Ugo Volli (considerato, senza ritengno alcuno, "l'erede di Umberto Eco") o degli Ugo Vallardi (al vertice del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera) a far dimenticare quegli anni, quelle violenze, e quelle "squadre di propaganda" di cui faceva parte anche un certo Sergio Cofferati, in qualità di studente-lavoratore della Pirelli. Qualcuno, quando incrocia il dottor Gino Strada in qualche talk-show televisivo, vuole provare a ricordargli se ha qualche ricordo di quei giorni, di quegli scontri, di quelle spranghe, di quei ragazzi (poliziotti o studenti) rimasti sul selciato? Che bello sarebbe poterglielo chiedere al dottor Gino Strada se rinnega il suo passato e come si concilia col suo presente.
E poi, soprattutto: quale titolo ha costui per poter definire "delinquenti politici" gli altri?


Ma perché continuo a stupirmi?

Update: questo post è stato usato come inizio di una discussione su un forum, e siccome non posso commentare lì (ovvero, per pigrizia non mi va di registrarmi per commentare), faccio un paio di precisazioni: 1) il post riguarda Gino Strada, non Emergency. Se quindi qualcuno pensa che volessi "gettare fango" su di essa, si sbaglia; 2) qui non è neanche questione di gettare fango, ma solo di rendere note cose che difficilmente si potrebbero sapere altrimenti, alla faccia della informazione libera; 3) ho ritenuto interessante questo articolo non per criticare un eventuale evoluzione della persona (cosa che ritengo positiva e necessaria per ogni essere umano, purché non sia in senso violento, ovviamente), ma per evidenziare che il tanto decantato pacifismo di Gino Strada non è così sincero, ma è solo frutto della stessa ideologia che porta a legittimare il terrorismo, a cantare in piazza "10, 100, 1000 Nassiryia", e che porta 7 parlamentari di Prc più Paolo Cento a chiedere che i 25 arrestati per le distruzioni a Milano dell'11 marzo siano scarcerati. Questo giusto per fare tre esempi astratti.
Consiglio a riguardo inoltre la lettura del mio post successivo.

01 maggio 2006

In memoria di Ayrton Senna

Ricordo quel giorno, stavo pranzando con i miei, e stavamo vedendo il Gran Premio di Imola, quando accadde quella tragedia. Non si videro subito le immagini dell'incidente, solo la macchina in pezzi, e poco dopo l'intervento dell'ambulanza, la tracheotomia, lo svanire delle speranze...
A dodici anni da quel Primo Maggio 1994, ancora una volta ti ricordo, Ayrton.